mercoledì 21 agosto 2013

Io mi fermo qui.

Era il 2007 quando fondai questo blog. Era il 2007 quando, per ragioni di lavoro, fui costretto ad abbandonare Napoli e a non rinnovare l'abbonamento al Napoli (dopo 18 anni consecutivi di curva). Questo blog nacque perchè volevo scrivere un romanzo sugli ultras del Napoli. Non sui gruppi organizzati, ai quali va il mio rispetto e la mia gratitudine, per avermi insegnato cosa significa essere ultras sette giorni su sette, e non solo allo stadio. Io, però, volevo scrivere un romanzo su quei tanti ultras che, pur non appartenendo a questo o quel gruppo, vivono e professano la Mentalità, l'Ideale, allo stadio come in ufficio, in strada come a teatro.
Non ci sono purtroppo riuscito, anche perchè quasi subito questo misero blog è diventato un piccolo riferimento per tantissimi fratelli partenopei, moltissimi dei quali condividevano con me l'esperienza di vivere lontano da Napoli e tifare per gli amatissimi colori sportivi della nostra UNICA CAPITALE. Col passare dei mesi, e degli anni, io non mi dedicavo più a scrivere un romanzo, ma ad aggiornare un blog con riflessioni personali che, molte volte, davano vita a dibattiti davvero interessanti. Altre volte, invece, si scadeva nel patetico o nel ridicolo, ma è normale che sia così. 

Ora è il 2013. Tante cose sono cambiate. Nel mondo e nello sport. Nel calcio e negli ultras, napoletani e non. Alcuni cambiamenti sono stati miglioramenti, molti altri invece hanno visto peggiorare la situazione. Opinione personale, sia chiaro: chi ha scritto su questo blog lo ha fatto sempre esprimendo posizioni personali. Mi vanto di aver creato, insieme a Massimo, a Skysport 24 e a Marco, un blog libertario, in cui tutti potessero dire tutto (anche cose spesso indegne ed offensive) e io non ho mai posto un filtro, un veto. Se qualche volta lo avessi fatto, chiedo scusa. Può capitare anche a Bakunin di essere autoritario, raramente.
Il panorama ultras attuale, partenopeo e non solo, è cambiato. Io stesso sono cambiato. Le leggi ignobili e fasciste come la Tessera del Tifoso mi hanno tenuto lontano dagli stadi per tre anni. Tanti altri episodi mi hanno visto non condividere certi percorsi, mentre continuo a credere fortemente in ciò che i Fedayn e i Vecchi Lions hanno insegnato a me, e a tantissimi come me: rimanere in piedi quando tutto va in rovina, essere esempio.

Bene. Io lascio questo blog proprio perchè non riuscirei più ad essere esempio e a rimanere in piedi. Per motivi di lavoro, e di impegni familiari (visto che intanto mi sono sposato, ho avuto un figlio, ecc...), non potrei più garantire una cura decente a questo blog e a coloro che ancora lo frequentano. Non sono abituato a fare male le cose: o le faccio, e do il massimo quando posso darlo; o non le faccio.
Adesso è arrivato il momento, per me, di dire basta. Potrei solo peggiorare la qualità di questo blog.
Lascio a Massimo, a Marco, a Skysport 24 e soprattutto a voi il compito di continuare, se volete, a portare avanti questo blog.
Io mi fermo qui.

Vi voglio bene, guagliù.

venerdì 5 luglio 2013

05/07/1984

29 anni fa una persona salendo le scale del sottopassaggio ha reso lo Stadio San Paolo il tempio del calcio e ha cambiato la nostra storia! Grazie sempre!!! CHI AMA NON DIMENTICA! !

venerdì 28 giugno 2013

LA VOGLIA DI VIVERE

Ieri, purtroppo, ci ha lasciati una persona, un uomo, che ha insegnato a tutti noi la VOGLIA DI VIVERE! Quando tutto sembrava insuperabile, quando la malattia ha preso il sopravvento, lui ha lottato con tutte le sue forze. E' stato, e sarà un esempio di vita per tutti e per tutti i ragazzi. Dal profondo del cuore, GRAZIE. Ciao Stefano!

giovedì 20 giugno 2013

CAVANI VIA? TANTO NOI CI SAREMO...SEMPRE!!!

La foto di apertura di questo post parla da sola, una parte del tifo azzurro si è schierata contro il centravanti uruguaiano. La telenovela Cavani ha raggiunto i limiti del grottesco con il susseguirsi, quasi quotidiano, di interviste o dichiarazioni rilasciate non dal protagonista ma dai familiari più cari. Dal sogno Real Madrid all'esperienza gradita in Premier League, il suo futuro è sempre più lontano da Napoli.
Personalmente se dovesse andar via, indubbiamente mi dispiacerebbe da un punto di vista sportivo, 3 anni a grandissimi livelli, goal, recuperi, grandi falcate sono indimenticabili. Ma c'e' un valore che prevarica su tutto e tutti: LA MAGLIA. Per me conta e conterà soltanto quella. Pazienza, ce ne faremo una ragione, siamo sopravvissuti all'addio del più grande di tutti i tempi, continueremo a vivere e sostenere i nostri colori al di la di tutto e tutti. Sinceramente trovo più offensivo l'incertezza della situazione venutasi a creare che gli striscioni stessi. Qualcuno dirà: ma come si puo offendere in questo modo Cavani? Bene, gli rispondo con un'altra domanda: ma come si può offendere l'intelligenza di un'intera tifoseria? Entrando nell'ottica, anni luce dalla visione passionale dei tifosi, che tutti i calciatori sono dei professionisti ed in quanto tali vogliono il meglio per se stessi in termini di danaro e lustro, non critico l'ambizione del giocatore, bensi' il contesto che si è creato. Allora, se veramente avesse voluto avere rispetto per i tifosi, avrebbe dovuto parlare in prima persona senza demandare genitori, parenti ed amici a continue esternazioni che hanno suscitato una reazione negativa che fino a qualche mese fa non era minimamente immaginabile.
Scrivendo questo articolo, mi sono ritornate in mente le immagini di luglio 2004. Qualcuno, Cavani-dipendente o tifoso per moda, non sa nemmeno di cosa sto parlando. All'epoca non stavamo rischiando di perdere il bomber, allora stavamo perdendo il calcio a Napoli. All'epoca lavoravo al centro direzionale, prima di recarmi a lavoro, nella speranza che il tribunale salvasse il Napoli, andai fuori il vecchio tribunale. Eravamo 100-200 persone, il caldo torrido non placava la nostra voglia di tenere in vita la nostra passione. Ricordo un coro assurdo: "tribunale non mollare" in quel momento rappresentava la nostra unica ancora di salvezza. Vabbè, fortunatamente sono lontani quei periodi, ne abbiamo passate tante, quindi morto un papa se ne fa un altro. Cavani se ne va? Tanto noi ci siamo e ci saremo...sempre!!!

lunedì 27 maggio 2013

Ciao Andrea...

Queste sono notizie che non vorremmo mai sentire e tanto meno parlarne. Stanotte ha perso la vita un tifoso del Brescia che tornava dalla trasferta di Livorno. L'autobus che riportava a casa i tifosi delle Rondinelle è uscito fuori strada ribaltandosi oltre la carreggiata dell'autostrada A21. Altri tifosi sono rimasti feriti, alcuni anche in gravi condizioni. In questi casi poco importa la rivalità con i Bresciani, non possiamo fare altro che esprimere la nostra solidarietà alla famiglia. Ciao Andrea...

domenica 19 maggio 2013

B/=\ST/=\RDI...



NON CI SI CREDE GUARDA CHI SI RIVEDE...VERONA TI ODIO!!!

Roma - NAPOLI chiude la stagione


Stasera si chiude la stagione 2012/13 della nostra amata squadra. Un campionato, a mio avviso, assolutamente positivo, sia per i risultati in campo sia per quelli sugli spalti.
Molte sono le incognite sul futuro: Mazzarri resta o va via? E Cavani? Che mercato farà il Napoli?
Lasciamo ad altri rispondere a queste domande. Sono sicuramente più bravi di noi.
Noi, nel nostro piccolo, abbiamo resistito un altro anno, mantenendo in piedi questo blog e facendo qualche capatina in qualche stadio quando le norme liberticide come la Tessera del Tifoso o il divieto di vendita biglietti ce lo hanno consentito. Come noi, tantissimi ultras (a Napoli e fuori Napoli) hanno seguito quando e come hanno potuto le sorti della nostra squadra, con una mentalità che i vari tifosotti non capiranno mai.

Ora si andrà in Europa, e sentiremo ancora le lamentele (giuste? sbagliate?) sulle file e sui biglietti.
Io, nel mio piccolo, non me ne preoccupo.
Per me essere ultras non è una cosa che si limita all'evento sportivo, ma si traduce in prassi quotidiana, sul lavoro come in piazza.

Buona fine stagione a tutti.




domenica 12 maggio 2013

Addii veri o presunti

Chi vuol restare resti, chi vuole andare vada.
Noi ci saremo sempre, qualsiasi cosa accada.

SOLO LA MAGLIA

mercoledì 8 maggio 2013

A tre punti dalla certezza

E' importante avere un sogno, un desiderio, un anelito.
E' fondamentale avere una certezza, un obiettivo raggiunto, un punto di partenza.
Il Napoli è a tre punti da questa certezza. Una vittoria a Bologna potrebbe consegnarci, con due giornate di anticipo, la matematica qualificazione alla fase finale della prossima Coppa Campioni. 
Con questo stato d'animo bisogna vivere questa giornata: l'attesa di un momento importante. Un obiettivo viene raggiunto, e da lì si può e si deve partire per fare, l'anno prossimo, un percorso europeo di alto profilo. Lo meritano i tifosi, a partire dagli ultras. Ma lo merita anche la città di Napoli, che proprio con lo sport sta rinverdendo la propria immagine. Si pensi alla America's cup di vela, o alla Coppa Davis di tennis: manifestazioni che sicuramente non hanno portato soldi alla nostra unica Capitale, ma che di certo hanno dato al mondo intero una immagine di Napoli ben diversa da quella di una città sommersa dai rifiuti e paralizzata dalla camorra e dalla malapolitica. Sicuramente Napoli ha ancora tutti questi problemi, ma altrettanto sicuramente NAPOLI NON E' SOLO QUESTO!
La qualificazione in Coppa Campioni non ha, quindi, solo una valenza sportiva. Ha, soprattutto, una valenza sociale e culturale.

Tre punti. Solo tre punti.

mercoledì 1 maggio 2013

Anche Ibra stregato dal Tempio del Calcio

Tratto da Repubblica

DI PALLONI ne toccò pochi, narrano le cronache: un po' perché le amichevoli non sono mai state il pane quotidiano per un tipo duro come Zlatan, ma soprattutto perché Ibrahimovic era troppo impegnato a godersi lo show per seguire il gioco, in quella sera di primavera che lo fece innamorare del San Paolo. Era il 9 giugno del 2005 e il gigante svedese passò quasi inosservato - un ospite tra i tanti - durante la girandola di emozioni per l'addio al calcio di Ciro Ferrara: un happening trasformatosi poi, strada facendo, nella travolgente festa di Maradona. A Ibra è capitato di rado di mettersi in un angolo, sia pure nella posizione privilegiata di co-protagonista. Ma quella volta, noblesse oblige, perfino lo zingaro di Malmoe accettò volentieri di inchinarsi per due volte: al mito di Diego («Il più grande di tutti i tempi») e all' incredibile spettacolo del pubblico di Fuorigrotta, che lo lasciò a bocca aperta per lo stupore. «Mai vista una simile prova d'affetto per un calciatore». Ibrahimovic invidiò moltissimo Maradona, quella notte. Nella onorata carriera di Zlatan, come nella sua vita da globetrotter del pallone, l' unico tassello che manca è infatti proprio il senso di appartenenza: lo stesso che unisce invece in modo indissolubile Napoli e Diego. Nessuna tifoseria d'Europa ha avuto il tempo per affezionarsi troppo a Ibra, che ha cambiato otto maglie e ha fatto più che altro collezione di nemici, incurante di passare dall' Inter al Milan con la stessa disinvoltura di un pendolare. Del football. Ma quella notte a Fuorigrotta fece affiorare il rimpianto. «Ecco, un giorno piacerebbe pure a me essere accolto come Maradona: non posso concludere la mia carriera senza aver giocato con la maglia del Napoli», sussurrò Ibra nell'orecchio di Mino Raiola, il supermanager che ha trasformato in oro il talento e i desideri del gigante svedese. È solamente a lui che Zlatan confessa le sue ambizioni più segrete. E di recente se n'è aggiunta un' altra. «Mi manca un' esperienza in una squadra meridionale: una sfida». Ibra ha vinto tanto, stando sempre però dalla parte dei forti. Nella sua bacheca ci sono già 8 scudetti, tra Eredivisie, serie A e Liga, conquistati con i colori prestigiosi di Ajax, Juventus, Inter, Barcellona e Milan. E in arrivo c' è quello dalla Ligue1 francese, a portata di mano con il Paris St Germain. Ma a 31 anni, compiuti nello scorso ottobre, in Ibrahimovic cresce la voglia di vincere anche da outsider, non solo da favorito: proprio come Maradona a Napoli. Ecco perché il San Paolo sarebbe l'approdo ideale per l' irrequieto Zlatan, che ne ha parlatoa Parigi pure con Lavezzi. Lo zingaro del gol cerca casa.

Personalmente non provo molta simpatia per Ibra, però fa comunque piacere che un calciatore rimanga affascinato dallo spettacolo offerto dalle nostre gloriose curve persino in occasione di una amichevole.

lunedì 29 aprile 2013

FORZA JAVIER...


J.ZANETTI: IN CAMPO E FUORI UN ESEMPIO DA SEGUIRE...CHE TU POSSA AL PIU' PRESTO GUARIRE!!!

A un passo dalla qualificazione

Manca poco, davvero poco.
La vittoria di Pescara, più importante di quanto si pensi, visto che il rischio di fare figuracce contro l'ultima in classifica è sempre dietro l'angolo, ci consente di avvicinarci decisamente alla qualificazione diretta alla prossima Coppa Campioni.
Mancano quattro partite. Due di queste sono contro storiche avversarie, sia in campo che sugli spalti. Inter e soprattutto Roma, in trasferta, all'ultima di campionato. Probabilmente andrò all'Olimpico, essendo da anni residente a Roma. Non ho ancora deciso, anche perchè dipende dai turni di lavoro.

C'è però un tema che mi è caro, e che nei commenti agli ultimi post viene ribadito. Il caro prezzi. Il Cinepresidente deve piantarla di mettere le curve, cioè settori POPOLARI,  a prezzi troppo alti. Non è ammissibile che in tempo di crisi uno debba svenarsi per andare allo stadio! NON E' ACCETTABILE!
Come è noto, su questo blog parliamo poco di calcio mercato e molto più di ciò che riguarda le curve. Cavani va, Cavani resta... ci sono centinaia di blog su cui è possibile discutere di questo. Qui sopra vogliamo lanciare L'ENNESIMO URLO DI RABBIA per chi, non volendosi piegare alla logica incostituzionale della tessera del tifoso, è costretto a camprare i singoli biglietti per le singole partite.
'E SORDI NUN CE STANNO... 'A SACCA E' VOTA!

domenica 21 aprile 2013

Quando battiamo il Cagliari all'ultimo tiro...


... non possiamo che dedicare un pensiero poetico a quest'uomo:
DALL'INCROCIO TRA UNA TROIA E UN OVINO E' NATO QUEL BASTARDO DI CELLINO.

sabato 20 aprile 2013

Verso NAPOLI - Cagliari

martedì 16 aprile 2013

"Il ritorno degli hooligans"

















Tratto da calciomercato.com: 

Un pericoloso ritorno al passato, un allarme da non sottovalutare. L'Inghilterra riscopre la ferocia degli hooligans, un fenomeno mai completamente debellato che è tornato a farsi sentire nel weekend, a Londra come a Newcastle. Scontri e feriti davanti a Wembley, in occasione della semifinale di FA Cup, tra tifosi di Wigan, di Millwall e polizia, tafferugli con arresti anche al St James' Park, al termine del sentitissimo derby del nord tra Newcastle e Sunderland, vinto a sorpresa 3-0 dagli uomini di Di Canio.

Violenze che vanno al di là dell'"odio" per i colori dell'avversario, che trovano spiegazione nel disagio sociale sempre più crescente in tempo di crisi. L'alcol e la droga hanno fatto il resto, a Londra come a Newcastle sembrava di rivivere i terribili anni 70'-80', che hanno cambiato il modo di vivere il calcio in Inghilterra. Ci saranno provvedimenti disciplinari nei confronti delle società coinvolte e giudiziari verso i tifosi arrestati, ma difficile credere che sia finita qui. Nella settimana della morte della Lady di Ferro Margaret Thatcher, che adottò una strategia di repressione totale contro contro gli hooligans, il Governo inglese si ritrova costretto a far fronte ad un problema che non va sottovalutato.

LASCIO A VOI I COMMENTI...

domenica 14 aprile 2013

Mezzo pieno o mezzo vuoto?


Come è il bicchiere dopo questo pareggio di San Siro?
Non riusciamo a battere la Juve (un pareggio e una sconfitta) e il Milan (due pareggi). Con l'Inter giocheremo tra poco il ritorno. Abbiamo giocato con un uomo in più per una ventina di minuti, eppure non siamo stati realmente pericolosi con la superiorità numerica.

Questo è, a mio avviso, il bicchiere mezzo vuoto.

Abbiamo pareggiato una partita che si era messa male, con una bella azione corale.
La squadra ha lottato su ogni pallone, è stata cattiva e dura quando serviva. Behrami superlativo, ma un po' tutti sono stati bravi, inquadrati, senza timore se non in pochi frangenti, hanno risposto a tono, hanno mostrato i denti, hanno difeso il compagno.
Il Milan è sempre a 4 punti. La promozione diretta in Coppa Campioni si avvicina di un passo, anche se è ancora lontana e le battaglie da vincere non sono assolutamente finite.

E questo è il bicchiere mezzo pieno.
Ora dite la vostra.

27 anni

Sono 27 anni che il nostro amato Napoli non vince a Milano contro i rossoneri.
27 anni fa io non avevo ancora la barba, facevo le elementari, ero innamorato di Maradona al punto di giocare a pallone con gli amici utilizzando solo il sinistro (nonostante fossi destro), andavo allo stadio solo quando mio padre riusciva ad accaparrarsi un biglietto e adoravo perdere la voce in curva A. 
27 anni fa ero un bambino, e di quel periodo ricordo poco. Ma ricordo quella vittoria a Milano.

Milano non è solo una città storicamente ostile per i nostri colori, ma anche e soprattutto ostile per il nostro popolo partenopeo. Una vittoria a Milano contro il Milan miliardario e berlusconiano rappresenta molto più di una quasi certa qualificazione alla fase finale della prossima Coppa Campioni. Negli ultimi anni abbiamo vinto a Torino contro la Juve e a Milano contro l'Inter. Manca questa partita per chiudere il cerchio.
Per dedicare l'ultima, decisiva vittoria ai nostri fratelli napoletani che vivono al nord.

I ragazzi che stasera indosseranno la nostra maglia forse non sanno tutte queste cose. Forse non sentono questa carica. Forse non conoscono tutta questa storia.
O forse si. Magari capitan Cannavaro avrà raccontato qualcosa. E magari, se serve una spinta in più per vincere l'ultimo tackle o per correre un metro in più, questa carica potrà essere utile.


giovedì 4 aprile 2013

La mentalità non ha età...

Ieri, in occasione della partita Samp-Inter, ha perso la vita un tifoso blucerchiato in seguito a un arresto cardiaco. In un periodo storico dove gli stadi si svuotano, e la mentalità latita, l'uomo scomparso aveva 76 anni...CHAPEAU

Brasile: scontri tra giocatori e polizia

sabato 30 marzo 2013

Applausi


La squadra stasera ha onorato la nostra maglia e la nostra città. 
Quante squadre avrebbero vinto 5 a 3 in trasferta quando, a un quarto d'ora dalla fine, stavano sotto 3 a 2?
Quante squadre avrebbero segnato 5 gol in trasferta, sbagliato un rigore e aver dominato nettamente in ogni parte del campo (infatti i gol del torino sono venuti solo da errori individuali)?
La risposta è semplice: NESSUNA. In Italia, almeno.

Oggi i ragazzi che sono scesi in campo hanno vinto la partita più bella della stagione di serie A.
Dobbiamo essere orgogliosi di loro, e dedicare ad ognuno di loro un posto nella nostra memoria e nella nostra storia.
Perchè non è solo alzando i trofei che si entra nella Storia di un club.
Ma queste sono cose che i tifosi delle altre squadre NON CAPIRANNO MAI!!!

venerdì 29 marzo 2013

Verso Torino - NAPOLI

L'ultima vittoria in serie A del Napoli a Torino fu nel 1993. A decidere la sfida fu un ex:

Bei ricordi di vent'anni fa...

lunedì 18 marzo 2013

Degenerazione sociale...


La prima cosa che mi viene da dire è che la situazione nel nostro paese è sempre peggio. Naturalmente non mi riferisco a questioni politiche, mai lo abbiamo fatto e mai lo faremo, non mi riferisco nemmeno alla crisi economica vero grande problema dei giorni d’oggi, bensi’, come intitolato questo post, alla “degenerazione sociale” che dilaga in ogni parte della Penisola.
Chi frequenta questo blog sa benissimo che chi lo gestisce non appartiene a nessun gruppo ultras, ogni commento è frutto di un gruppo di amici che hanno in comune la passione per il calcio e per il Napoli, che hanno alle spalle anni di stadio e di curva, ma che allo stesso tempo hanno maturato un’idea indipendente dalle logiche curvaiole.
Detto questo, fatta per l’ennesima volta questa premessa, ritornando al titolo del post sono disgustato dagli ultimi episodi che hanno visto protagonisti sedicenti tifosi. Attaccare il pullman di una squadra di calcio, distruggere auto in sosta, esporre striscioni inneggianti l’Heysel, intonare cori pro eruzione del Vesuvio, saluti fascisti, buu razzisti ormai sono diventati all’ordine di ogni weekend calcistico. Che sia Torino, Milano, Napoli o qualsiasi altra città, sono sempre meno coloro che si sottraggono a questo mal costume tutto nostrano.
Di questo passo dove arriveremo? Dov’e’ la mentalità? Sarà l’effetto della Tessera del tifoso? Saranno gli stadi fatiscenti che allontano le famiglie? Ci possiamo interrogare per ore, nessuna risposta giustificherà tali atteggiamenti.
Va benissimo la rivalità sportiva, il campanilismo è sempre esistito ed è giusto che ci sia, ma qui siamo andati oltre, non c’e’ più’ rispetto nemmeno per i defunti. Tutto ciò non farà altro che aizzare i toni aumentando l’odio che già imperversa in questo paese.
Che possa risultare simpatico o meno, Antonio Conte ha ragione nel dire che il calcio non può tramutarsi in una guerra, affermando che nel resto d’Europa questo non avviene.
Proprio ieri guardando i goal degli altri campionati europei (Premier e Bundesliga) la mia attenzione era rivolta agli spalti, che si trattasse della prima o dell’ultima in classifica, ogni stadio era pieno o quasi, per noi che non siamo più abituati è un bel colpo d’occhio. Provate a fare la stessa osservazione nei campi di Serie A, partita di cartello a parte, gli altri stadi sono semivuoti per non parlare poi della Serie B.
Credo che alla fine ognuno ha le proprie responsabilità: istituzioni, addetti ai lavori, tifosi, in misura diversa si è contribuito ad esasperare gli animi. La degenerazione sociale non riguarda solo il calcio è visibile anche in altri contesti della nostra vita, facciamo tutti un passo indietro prima che sia troppo tardi.

domenica 17 marzo 2013

Bergamasco chi non canta...

VAFFANCULO ALL'ATALANTA!!!
BERGAMASCO CUNTADìN, ZAPPA LA TERRA, ZAPPA LA TERRA...

lunedì 11 marzo 2013

Vi abbiamo chiesto solo una cosa...SUDARE LA MAGLIA.


I tifosotti ci sono, c'è poco da fare. Quelli che vanno al San Paolo "perchè viene la Juve". Quelli che pretendono di andare ad Anfield, quando non sono mai andati ad Manfredonia. Quelli che fino a un mese fa parlavano di scudetto, e adesso dicono che Cavani non è un top player, De Sanctis non è buono, Mazzarri se ne deve andare, De Laurentis deve cacciare i soldi, ecc...
Alcuni tifosotti vengono anche su questo blog, infestandolo e lasciando scadere il livello di altri interventi che, condivisibili o meno, almeno esprimono una Mentalità; ma siamo libertari e concediamo a tutti di parlare.
Cosa chiedono gli ultras al Napoli? Di vincere lo scudetto? No, mai. Certo, se succede non ci dispiace. Di vincere la Coppa Campioni o la Coppa Uefa? Men che meno. Di battere la Juve o il Milan o l'Inter? La visione palummelliana del calcio e del tifo è passata, e i nostri campionati non sono belli o brutti in base a quanti gol facciamo o prendiamo dalla Juve o dalle milanesi.
Gli ultras hanno chiesto, chiedono e chiederanno, sempre e soltanto una cosa: SUDARE LA MAGLIA! Lottare su ogni pallone, pressare, vincere i tackle. Poi il risultato, se possibile, ci arriderà.

Ebbene, proprio per questo bisogna incazzarsi per la partita di ieri. Non per il risultato, nè per i 9 punti di svantaggio dalla Juve o per il Milan (che tra poco ci ospiterà a San Siro) che si è avvicinato clamorosamente. 
No, bisogna incazzarsi perchè ieri quelli del Chievo lottavano con una grinta che i nostri non avevano. Quelli del Chievo, tecnicamente più scarsi dei nostri, hanno giocato alla morte, hanno lottato su ogni pallone, si sono aiutati in campo ed hanno offerto ai loro tifosi (perchè la parola "ultras" non può essere utilizzata per North Side e roba varia...) una prestazione maiuscola.
Capiamoci sulle parole: "prestazione" maiuscola. Il "risultato", invece, poteva anche non essere positivo. Ma alla fine, gli applausi da parte dei loro tifosi ci sarebbero stati.

Vi abbiamo chiesto solo una cosa: sudare la maglia. E ieri non lo avete fatto.

venerdì 8 marzo 2013

Al Bentegodi per vincere

Chi bazzica questo blog avrà capito che, quando il Napoli gioca contro le squadre di Verona (Hellas soprattutto, ma anche il Chievo), il cuore batte più forte. Non che Juve, Milan, Inter o le romane non siano avversarie che suscitano sensazioni forti. Ma Verona è Verona...
Io non credo allo scudetto. Ma non è importante. E' viceversa fondamentale andare in quella landa nebbiosa e spalmarli per terra. Come sappiamo, Chievo per noi non evoca ricordi allegri. Tutt'altro.
E' arrivato il momento di invertire la tendanza.
Adesso.


sabato 2 marzo 2013

Grazie comunque

Chi scrive non ci ha mai creduto. Il Napoli non ha una rosa da scudetto.
Voglio comunque ringraziare i ragazzi che, anche ieri sera, se la sono giocata. Sono più deboli della Juve, che meritatamente è capolista e, se non dovesse succedere uno scatafascio, si riconfermerà campione d'Italia.
Evito di commentare le stomachevoli provocazioni di Chiellini, il "nuovo Materazzi", così come evito di stigmatizzare l'indegno comportamento di chi fa i titoloni per un sasso lanciato sul pullman della Juve e qualche trafiletto nascosto per le macchine sfasciate dai tifosotti juventini (definirli ultras mi pare eccessivo... trattasi di juventini...).

venerdì 1 marzo 2013

Stasera NAPOLI - Juve...

lunedì 25 febbraio 2013

"Tu mi tesseri, io non ti voto"


sabato 23 febbraio 2013

Avellino - Napoli '03: condannati 4 tifosi partenopei


A seguito degli scontri del settembre 2003 al Partenio di Avellino, su cui la verità non è mai stata detta fino in fondo, 4 tifosi del Napoli sono stati condannati a risarcire 80mila euro al Comune di Avellino, costituitosi parte civile nel processo.

Io ero lì, quella sera. E ricordo bene la polizia in assetto antisommossa sin dalle 18.30 (quando non c'era ancora NESSUNO!), ricordo i ritardi nei soccorsi del povero Sergio Ercolano, ricondo che non si riusciva nemmeno ad aprire il cancello, ricordo che nessuno si preoccupò di chiuderlo.
Chi paga per quella serata? 4 ultras partenopei e la famiglia del povero Sergio Ercolano. Le forze dell'ordine, i soccorsi e il comune di Avellino, invece, non hanno colpe.

Giustizia italica.

mercoledì 20 febbraio 2013

Massimo Bonetti: "Come si ruppe il gemellaggio Napoli - Roma"


In una intervista su CalcioNapoli24.it sulla figura di Massimo Troisi, l'attore Massimo Bonetti ha parlato della passione per il calcio che accomunava i due. Troisi napoletano, Bonetti romanista, amanti del calcio e avversari delle squadre settentrionali.
Tra le tante cose, Bonetti ne dice una molto interessante su come si ruppe il gemellaggio tra Napoli e Roma:

"Io ricordo bene l'episodio che pose fine al bellissimo gemellaggio tra le due tifoserie, ero allo Stadio. Andò così: partì il tifoso romanista dalla curva sud con la bandiera e si diresse verso la nord strapiena di tifosi biancoazzurri napoletani. Quando arrivò lì ci furono applausi e cori per la Roma da parte loro, una cosa bellissima. Partito dalla curva nord quello napoletano, invece, una volta attraversato il campo e giunto alla Sud, prese fischi e bottigliette. Da romanista vero, doc, oggi chiedo scusa agli amici partenopei. Poi si è scritto del gesto dell'ombrello di Bagni ecc. ecc., ma quello è un episodio successivo e sicuramente, seppur deprecabile, fu la reazione adrenalinica dopo un gol che valeva un pareggio riacciuffato in netta inferiorità numerica, non certo la causa della fine di quell'amicizia. Spero che in futuro si possa ripristinare quel bel clima".

lunedì 18 febbraio 2013

NOI TI RICORDEREMO...

In occasione dell'ultima giornata di campionato di serie A, mentre al San Paolo e a Marassi si osservava un minuto di silenzio per ricordare la tragica scomparsa di Carmelo Imbriani, nel resto dei campi ciò non avveniva. A differenza della Lega di serie C, quella di A non ha ritenuto opportuno commemorare un ex atleta, un uomo di sport, un professionista serio. Da questa decisione cosa dobbiamo dedurre? Che non tutte le morti sono uguali? "Complimenti" a Beretta&C. oggi più che mai il calcio ne esce sconfitto. 
Ciao Carmelo...noi ti ricorderemo!

domenica 17 febbraio 2013

Gli spalti da scudetto, la squadra no.


Stavolta vediamo quale scusa utilizzeranno per giustificare una prestazione - questa si - stomachevole. Zero tiri in porta, parecchi giocatori sotto tono, ricambi mai all'altezza della situazione.
Contro il Plzen il pubblico partenopeo è stato accusato di scarso sostegno: sarebbe come accusare Bolt di essere lento. 
Oggi pomeriggio il sostegno dei tifosi è stato costante, a tratti emozionante.
Risultato? 0-0 in casa con la Samp e velleità scudetto - che personalmente non ho mai avuto - che vanno a farsi fottere. Definitivamente? Credo proprio di si.

Oggi abbiamo avuto l'ennesima dimostrazione che, per quanto forte, la nostra squadra è composta da giocatori che non possono ambire a traguardi superiori ad un piazzamento europeo (salvo poi essere eliminati negli ottavi, come succede da anni).
Viceversa le curve hanno dimostrato, per l'ennesima volta, un attaccamento alla maglia ed un sostegno ammirevoli. I ragazzi delle curve - loro si, cazzo! - sono da scudetto.

NAPOLI - Samp, una vittoria per Imbriani


C'è un velo di tristezza che avvolge la partita di oggi contro la Sampdoria al San Paolo. No, non mi riferisco alla sonora sconfitta casalinga contro il Viktoria Plzen. Mi riferisco alla scomparsa di Carmelo Imbriani. La sua scomparsa è stata la sconfitta più grave: il male che lo attanagliava ha vinto, ma Carmelo ha lottato. Come un Vecchio Leone.

Vinciamo, e dedichiamo alla sua memoria questa vittoria.

venerdì 15 febbraio 2013

Addio Carmelo, dal profondo del cuore.

http://img1.iol.it/c/imgs/calcio/13/43/imbriani_1004534Libero1.jpg 

Hai lottato fino alla fine.
Addio Carmelo.
Che la terra ti sia lieve.

giovedì 14 febbraio 2013

Invece di fischiare, invadere Plzen.

Partita finita.
Il Napoli ha perso in casa col Viktoria Plzen, per 0-3.
Al fischio finale, bordate di fischi e solo qualche timido applauso. In curva hanno intonato qualche coro.
Beh, che cazzo di mentalità è questa? Siamo già stati eliminati? E' tutto finito? E' inutile che andiamo a Plzen, tanto siamo già stati eliminati?
Parliamoci chiaro: ribaltare il risultato è praticamente impossibile. Serve un'impresa. Esattamente come fu un'impresa quella l'anno scorso: il Chelsea ci fece 4 gol e passò il turno, fino a vincere la Coppa Campioni. Le imprese riescono! Le imprese si possono fare! Cazzo!

Non voglio sentire discorsi da tifosotto tipo "Mazzarri punta tutto sul campionato" oppure "La squadra voleva uscire dalla Coppa". Voglio sentire chiedere informazioni su come comprare il biglietto per Plzen, su come arrivarci, e cose del genere.
I loro tifosi si sono presentati al San Paolo ed hanno sostenuto la loro squadra.
Noi dobbiamo INVADERE Plzen e fargli passare una pessima serata. Fargli 3 o 4 gol e superare il turno.

Poi, se non ci dovessimo riuscire, allora... e solo allora... possiamo fischiare, se riteniamo che la squadra non ha dato tutto.
Prima no. Impariamo dal Chelsea: le imprese esistono per essere realizzate.

Mentalità, fratelli. Mentalità.

Ricomincia la Coppa Uefa


Qualcuna la chiami pure Europa League.
Io la chiamo Coppa Uefa.
E stasera ci gioca il Napoli. Contro i cechi del Viktoria Plzen. Una buonissima squadra, che l'anno scorso ha fatto la Coppa Campioni e che quest'anno è arrivata prima nel suo girone di Coppa Uefa, superando i detentori del titolo dell'Atletico Madrid.
I tifosi del Plzen sono poco conosciuti in ambito ultras. In occasione della partita col Milan un paio di loro furono fermati e pare che ci fossero delle lame... ma personalmente non credo che ci sia da preoccuparsi dei circa 400 che stasera raggiungeranno il San Paolo.

Per quanto concerne noi, stasera dobbiamo cacciare le corde vocali dalla bocca. Stasera ci deve essere un sostegno costante alla squadra, perchè in Europa dobbiamo andare avanti. Sia per una questione di prestigio del club, sia per dimostrare a tutt'Europa che gli ultras italici non sono tutti come gli juventini, i milanisti e gli interisti, tifoserie che di ultras hanno avuto ed hanno davvero poco.



martedì 12 febbraio 2013

ACAB, un film vero




Tratto da www.antoniolucignano.com

Ho atteso un anno prima di vedere ACAB - All Cops Are Bastards, il film di Stefano Sollima interpretato da alcuni mostri sacri della scena attoriale italiana quali Pierfrancesco Favino e Marco Giallini. Il film, distribuito nel 2012, è tratto dall'omonimo romanzo di Carlo Bonini, un giornalista di La Repubblica.
Non ho ancora letto il romanzo, quindi la mia riflessione sul film è priva di confronti col testo scritto.

Dico questo perchè non voglio definire ACAB un film bello o brutto, ma semplicemente VERO. Nella mia vita mi è capitato di avere a che fare coi celerini, in una manifestazione politica come in uno stadio. E posso garantire che la mia personale esperienza conferma TOTALMENTE quanto mostrato nel film. Ho visto coi miei occhi ed ho vissuto sulla mia pelle i sorprusi e le violenze dei poliziotti e dei carabinieri dei reparti mobile. Gente esaltata che sembrava provare piacere nel massacrarti, anche se era palese che non avevi fatto nulla. Non nascondo che a volte, come al Global Forum del 2001 a Piazza Plebiscito, ho avuto la netta impressione che i celerini fossero drogati, magari sotto anfetamine. 
Sia chiaro: non sto dicendo che TUTTI gli sbirri sono così, ma credo che la MAGGIORANZA sia esattamente come dipinta nel film. La maggior parte dei celerini è fascista, come viene presentato? Non so se ideologicamente lo sono, ma molte azioni da loro compiute sono di puro stampo fascista. I celerini fanno spedizioni punitive fuori servizio? Non posso confermarlo, ma non mi sorprenderei.

Concludendo, consiglio caldamente di vedere questo film. Chi ha vissuto la curva o la piazza, ritroverà molte cose familiari. Purtroppo.

Do svidanija

lunedì 4 febbraio 2013

Conflitti


Quando ti vietano una trasferta, ti accontenti della tua curva in casa.
Quando ti vietano un fumogeno, ti accontenti di uno striscione.
Quando ti vietano lo striscione, ti accontenti della sciarpa.
E sei pronto, sempre pronto, a sparlar male degli ultras.
Di quelli che non si accontentano. Mai.

Quando la curva è chiusa, la strada è aperta.
Quando la strada è chiusa, la piazza è aperta.
Quando la piazza è chiusa, l'azienda è aperta.
C'è sempre un luogo dove far vivere la propria mentalità.
Dove non cedere di un passo.
Dove lottare.


venerdì 1 febbraio 2013

INNOCENTE!


Ora basta. E' meglio che Equitalia se ne faccia una ragione e non continui a rompere i coglioni, interpretando a proprio piacimento le sentenze. Maradona, esattamente come Careca ed alemao, non ha nessun debito col fisco italiano. I soldi che mancano chiedeteli a quel pappone di Ferlaino, che avrebbe dovuto pagarli 8come stabilito da una sentenza) se non fosse arrivata una sorta di prescrizione.
Maradona è innocente, è un uomo libero ed ha il diritto di tornare, se e quando vorrà, nella sua Napoli, che ancora oggi lo ama perchè lui, straniero, è stato più napoletano dei tanti politicanti e pezzi di merda nati e cresciuti a Napoli.

martedì 29 gennaio 2013

Ciao Spagna

lunedì 28 gennaio 2013

Stile Juve

Marotta bellosguardo ha detto che l'arbitro era napoletano, per questo non ha dato il rigore alla Juve.
Lo stesso arbitro, nel primo tempo, nega un rigore al Genoa per netto fallo di mano di Vucinic: di dov'era? Di Pinerolo?
Stile Juve.

Al fischio finale, Conte e alcuni calciatori della Juve hanno assediato gli arbitri e urlato sguaiatamente la loro rabbia. Sono gli stessi che ci dissero, dopo Pechino, che le sconfitte bisogna accettarle serenamente.
Stile Juve.

Veniamo ai tifosi, che sono la cosa che a questo blog interessa di più.
I tifosi della Juve hanno esposto uno striscione indegno contro i torinisti a proposito della tragedia di Superga. Gli stessi hanno fatto comminare una multa alla Juventus per cori antinapoletani, definiti "cori di discriminazione territoriale" (???) La società? Quando stigmatizza il comportamento dei propri tifosotti, cioè molto raramente, è solita scrivere comunicati di 3-4 righe.
Stile Juve.

Una società con la fedina penale della Juve dovrebbe semplicemente fare silenzio.
Quanto ai tifosotti bianconeri che si atteggiano ad ultras, è la storia che (non) parla per loro.

mercoledì 23 gennaio 2013

Oggi Roma - NAPOLI Primavera: forza ragazzi!

Oggi c'è una partita importante per i giovani della Primavera azzurra: nella semifinale di Coppa Italia giocheranno contro la Roma di Alberto De Rossi, padre del famoso Daniele, formazione ostica e con grande tradizione (negli ultimi anni hanno vinto campionati e coppe varie).

Vogliamo far arrivare il nostro sostegno alla compagine partenopea, certi che i nostri ragazzi lotteranno su ogni pallone. 
Forza ragazzi!

sabato 19 gennaio 2013

Caso Scaroni, ingiustizia è fatta


Sono stati assolti per insufficienza di prove tutti i poliziotti imputati a Verona nel processo di primo grado per il massacro di Paolo Scaroni, Ultras del gruppo Brescia 1911. Era il 24 settembre 2005, al termine della partita Verona Brescia, quando i tifosi bresciani, pronti a rientrare a casa, subirono diverse cariche violentissime sul primo binario della stazione Porta Nuova. Paolo venne sbattuto a terra e ripetutamente colpito alla testa, massacrato di botte e ridotto in fin di vita.

Oggi, a distanza di oltre sette anni,  la sentenza vergognosa del Tribunale di Verona che non rende giustizia a Paolo e a chi in quel giorno subì la repressione poliziesca. A motivare l’insufficenza di prove il buco di 10 minuti nelle riprese effettuate dalla polizia quel giorno, proprio i minuti nei quali Paolo finì a terra sotto i colpi dei manganelli dei poliziotti.


Questa che segue è la lettera di Paolo Scaroni, scritta alla vigilia della sentenza:

Salve a tutti, mi chiamo Paolo Scaroni e Vi scrivo -nella speranza di avere la Vostra attenzione- alla vigilia dell’ultima udienza del processo nel quale sono imputati otto celerini del VII Reparto Mobile di Bologna, indagati per il reato di lesioni gravissime (per la cronaca il PM ha chiesto otto anni di condanna per i celerini, e l’iscrizione nel registro degli indagati per alcuni dirigenti della Questura scaligera accusati di falsa testimonianza).
Durante questa udienza sarà emessa la sentenza di primo grado.

Per chi non conoscesse ancora la mia vicenda (ormai, mio malgrado, sono diventato un personaggio di interesse pubblico), sappia che più di sette anni fa sono stato pestato a sangue e ridotto in fin di vita mentre cercavo di risalire sul treno che mi avrebbe dovuto riportare -di lì a poco- nella mia città (Brescia) e dalla mia famiglia, cioè a quella quotidianità fatta di duro -ma dignitoso- lavoro, di sport, di sentimenti umani, di valori cristiani, di amici veri, di amori personali.

Purtroppo, come molti sapranno, così non fu, e al mio paesello (Castenedolo – BS) feci ritorno solamente dopo un intervento miracoloso (la prima prognosi mi dava per spacciato, la seconda mi relegava a un vegetale) e dopo alcuni mesi di terapie e riabilitazioni intensive, cure impegnative e dispendiose che, naturalmente, continuano tuttora (sono invalido al 100%, e poiché non ho più speranza di migliorare, almeno fisicamente, continuo la dolorosa fisioterapia nel tentativo di mantenere quel poco che mi è stato risparmiato). Il 24 settembre 2005, giorno del fattaccio, ero “reduce” dalla partita: Hellas Verona vs Brescia (giusto per la cronaca, un pareggio senza recriminazione alcuna), e mi ero appena rifocillato presso il bar sito sotto la stazione approfittando -fra l’altro- di una situazione senz’altro tranquilla e favorevole, almeno fino a quel momento; uno stato apparente che aveva ingannato non solo me, ma anche il migliaio di tifosi bresciani presenti quel giorno in trasferta, la maggior parte dei quali già sistemati sul treno, pronti a ripartire.

Con i miei amici -e con gli ultimi ritardatari- stavo appunto dirigendomi verso gli scalini del treno quando sono stato colpito alle spalle da una selva di manganellate che hanno ridotto la mia testa a una sorta di ananas tumefatto, causando fra l’altro un ematoma profondo e letale (il referto medico ha dimostrato quanto fosse risoluta la volontà di questi celerini nel colpire esclusivamente alla testa; sul mio corpo infatti non sono state trovate altre ecchimosi).

Ora, poiché a qualcuno di Voi sembrerebbero inverosimili -sebbene meriterebbero un doveroso approfondimento- Vi risparmio i particolari più scabrosi e inquietanti che hanno contrassegnato l’intero processo (se un giorno avrete la pazienza di leggere la reale ricostruzione dei fatti ottenuta grazie alle varie testimonianze, Vi potrete renderete conto di quanto fosse tragica, paradossale e perfino di una certa attualità la situazione nella quale sono rimasto -mio malgrado- coinvolto).Ma dopo sette anni e mezzo, credetemi quando Vi dico che di quegli attimi ricordo soprattutto l’impotenza nel difendermi e nel trovare una copertura anche improvvisata (ho tentato di infilarmi addirittura sotto il treno, purtroppo senza successo); la crudeltà e la precisione con cui -senza alcun risparmio- era martoriata la mia nuca; i laccetti dei manganelli -usati evidentemente al contrario- che si alternavano davanti ai miei occhi; il tentativo degli amici di trarmi in salvo a costo della loro stessa vita.

Ogni tanto, mi capita ancora di svegliarmi di soprassalto nel bel mezzo della notte in cerca di riparo.
Dopo sette anni e mezzo, la vita precedente a quegli istanti è solo un ricordo molto sfumato.
Dopo sette anni e mezzo, ancora non conosco il motivo scatenante di tanta barbarie.
Dopo sette anni e mezzo, ancora non conosco con certezza i volti dei miei carnefici.
Per questo l’udienza di venerdì prossimo per me ha un’essenza… vitale.

Certo, prima di esprimermi fino in fondo, aspetterò con pazienza ancora qualche tempo, ma se poi le mie impressioni fossero confermate, allora pretenderò tutto quello che mi è stato negato fino a questo momento.
Soprattutto, mi batterò affinché non accada più a nessun altro quanto è accaduto a me.

Come già detto, le vite mie e dei miei familiari sono state sepolte nell’arco di pochi attimi, travolte e distrutte da una violentissima carica frutto -a quanto sembra- della meschinità e della ferocia di poche -ma consapevoli- persone.

Individui dei quali -ripeto- ancora non conosco il volto, ma delle cui intenzioni ormai ho la certezza: volevano uccidermi.

Uomini (ma davvero si possono considerare tali?) che non hanno avuto nessuna pietà e nemmeno la dignità e la coscienza di redimersi o chiedere scusa, probabilmente ancora oggi convinti di avere fatto una cosa utile e giusta.

Celerini rimasti fino ad ora nascosti, con ogni probabilità nella speranza di un’archiviazione prima, e di una sentenza favorevole poi.

Anche per tutto questo, durante i lunghi e tormentati giorni riabilitativi ho pensato più di una volta a una possibile vendetta nei confronti dei miei aguzzini.

Poi però hanno prevalso i valori cristiani anzidetti e la solidarietà degli amici e dei tanti Ultras -anche rivali- che sono sempre stati al mio fianco (durante la scorsa udienza erano più di trecento; per la prossima ne sono previsti più del doppio) dimostrando non solo tutta la loro grande umanità, ma anche una maturità non comune, molto spesso sottovalutata e quasi mai riconosciuta.

Non mi resta perciò che attendere con fiducia e serenità questa sentenza.

E nell’attesa Vi prego di concedermi lo spazio necessario per fare un appello non solo a tutti i bresciani presenti quel giorno a Verona che hanno rischiato -proprio come me- la loro vita, ma anche a tutti quei cittadini italiani convinti di non poter incappare in questo genere di disgrazie per il semplice fatto di non andare allo stadio.

Purtroppo, la cronaca degli ultimi anni è piena di vicende simili alla mia che potrebbero smentire questa certezza.

Storie anche più tragiche, accadute molto lontano dagli stadi; basti pensare a Federico Aldrovandi, un giovane ragazzo di Ferrara che di ritorno da una serata passata con gli amici è stato “intercettato” e fermato da una pattuglia, massacrato a suon di botte e infine assassinato. Il tutto a poche ore di distanza dall’aggressione da me subita.

Come dimenticare poi Gabriele Sandri, giovane tifoso laziale assassinato lungo l’autostrada da un poliziotto trasformatosi in uno sceriffo giustiziere.

E il mio elenco potrebbe continuare, ma non voglio rubarvi altro spazio.

Ricordiamoci però che esiste una sola maniera per evitare altre tragedie come queste: massima responsabilizzazione e numeri di identificazione per tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine (questo anche per tutelare chi non disonora la divisa).

Quindi voglio ricordare a tutti quelli che decideranno di sostenermi venerdì, di farlo come sempre col cuore, ma anche e soprattutto con la testa; questo a prescindere dal tipo di sentenza che sarà emessa.

Nonostante tutto, ho ancora la forza non solo di raccontare la mia storia fino alla fine, ma anche di sopportare un’altra eventuale ingiustizia; inoltre, credo di possedere la determinazione per affrontate -a testa alta- tutti i gradi di giudizio restanti.

Mi rivolgo infine alle istituzioni e alla stampa, affinché raccolgano il mio invito a essere al mio fianco (sono un cittadino bresciano) venerdì a Verona per quella che mi auguro possa essere una giornata di Verità e Giustizia.”

Paolo Scaroni, vittima di uno Stato distratto

giovedì 17 gennaio 2013

Calcio femminile, gemellaggio Napoli - Merdona


La notizia del gemellaggio tra le squadre di calcio femminile di Napoli e Merdona mi ha colto di sorpresa. Anzi, più che sorpresa ho provato fastidio.
L'articolo de Il Mattino è esplicito (http://www.ilmattino.it/sport/calcio/gemellaggio_napoli_verona_femminile_calcio/notizie/244736.shtml)
come è esplicito il servizio di Sky.

Come è noto, questo è un blog libertario: ognuno può dire la sua, difendere questo gemellaggio o attaccarlo.
Bene. Io dico la mia: NO AL GEMELLAGGIO con quella squadra (maschile o femminile non fa differenza), con quella città e con quel popolo. L'odio che Verona cova nei confronti di noi napoletani esula dall'ambito calcistico: è un odio di popolo, con fortissimi connotati etnici e razzisti.
Non credo che la situazione sia diversa per il calcio femminile, anzi.
Inoltre c'è anche una questione di rispetto per una rivalità storica che, come è noto, travalica i confini dello sport fino a sfociare in contrasti storico-culturali, politici ed economici.
Giusto? Sbagliato? Ognuno la pensi come vuole. Io dico che questo gemellaggio non può e non deve cancellare decenni di rivalità sportiva e non.
Non andava fatto.


martedì 15 gennaio 2013

Fratelli duosiciliani

sabato 12 gennaio 2013

Le tremolanti gambe di Yaya Tourè



“Ci sono posti in cui vai una volta e basta… e poi c’è Napoli”. così si apre la parte in prosa di “Passione”, un documentario capolavoro che sbancò il Festival di Venezia di un paio d’anni fa, diretto da John Turturro che parla della canzone napoletana facendo cantare alcuni dei nostri più grandi interpreti. A pensarla come lui è Yaya Tourè che fino a pochi giorni fa per i napoletani era solo un incubo finito bene ma che da oggi è un assoluto idolo. Come mai? Beh, questo signorotto di 2 metri ha tessuto lodi strappalacrime nei nostri confronti a Sky, nel corso de “I signori del calcio” dicendo testuali parole: “La mattina andammo a fare riscaldamento al San Paolo, Carlos (Tevez) mi parlava di questo stadio, ma io che ho giocato nel Barça mi dicevo, che sarà mai! Eppure quando misi piede su quel campo sentii un qualcosa di magico, di diverso. La sera quando ci fu l’inno della Champions, vedendo 80.000 persone fischiarci mi resi conto in che guaio ci eravamo messi! Qualche partita importante nella mia carriera l’ho giocata, ma quando sentii quell’urlo fu la prima volta che mi tremarono le gambe! Bene, fu li che mi resi conto che questa non e’ una solo squadra per loro, questo e’ un amore viscerale, come quello che c’è tra una madre ed un figlio! Fu l’unica volta che dopo aver perso rimasi in campo per godermi lo spettacolo!”.
Questa dichiarazione l’ho letta decine di volte e quando provo a leggerla ad alta voce la suddetta trema. È la descrizione più poetica che io abbia mai avuto il piacere di commentare. Prima dell’andata col Chelsea Villas-Boas disse che “Il Napoli non è solo una squadra di calcio, è lo stato d’animo di una città” ed è qualcosa di vero perché solo chi vive i problemi di tutti i giorni può veramente apprezzare le gioie che una città piena di contraddizioni come la nostra ci sa regalare.
Tourè ha fatto un regalo grandissimo ad un popolo che a queste parole non è abituato. Ieri, al TG1, nell’intervista di Cavani è stato evidenziato il fatto che ad Edi piacerebbe giocare con Balotelli non quando dice che gli piace vivere a Napoli e che vive benissimo qui, no. Perché questo è quello che l’Italia, il resto dell’Italia, non vuole dire. Per paura, per retaggio culturale. Per un qualcosa che ormai cercare di spiegare è superfluo visto che Napoli è più che una città, “Va oltre ogni classifica” come dice Erri De Luca e allora grazie Yaya perchè hai affrontato il mostro del San Paolo come uomo di grande onore, De Crescenzo dice “Chi Io sa come è Napoli veramente. Comunque io certe volte penso che anche se Napoli, quella che dico io, non esiste come città, esiste sicuramente come concetto, come aggettivo. E allora penso che Napoli è la città più Napoli che conosco e che dovunque sono andato nel mondo ho visto che c'era bisogno di un poco di Napoli”, tu,uomo africano trapiantato in Europa, hai tanto Napoli nel cuore.

lunedì 7 gennaio 2013

NAPOLI - Roma, striscione Fedayn

La bellissima vittoria di ieri sera non può, e non deve, far dimenticare la battaglia che gli ultras continuano a combattere contro le leggi ingiuste e la mentalità omologante del Sistema.
Estranei alla Masse SEMPRE!


Venire con te in trasferta mi manca tanto,
ma non essere omologato è il mio più grande vanto

domenica 6 gennaio 2013

Anno nuovo... vecchie abitudini.


Prima partita del 2013. Al Tempio viene la Roma. Una bella squadra, pericolosa e in condizione. Con una tifoseria calda che, dopo un vecchio gemellaggio finito in frantumi, è ad oggi una delle più agguerrite nemiche degli ultras partenopei. Epici sono gli scontri che si sono verificati tra noi e loro. Sia quando giocavamo contro, sia quando ci incontravamo in qualche autogrill. E non contava la manifestazione: campionato o coppa italia, era sempre una battaglia. Ed anche uno spettacolo. Perchè vedere i settori ospiti del San Paolo o dell'Olimpico zeppi di tifosi era sempre e comunque uno spettacolo. 
Dal gesto di Bagni in poi, la partita contro la Roma assume sempre i connotati dell'evento: i giornalisti la chiamano "derby del centrosud" oppure "derby del sole" e altre amenità del genere; le televisioni e le radio locali (che a Roma sono una vera e propria istituzione) sono in fermento. Io abito a Roma dal 2007: so di cosa parlo. 

Non è una partita come le altre. Noi lo sappiamo. Speriamo che lo sappiano anche i nostri calciatori.
Anno nuovo... vecchie abitudini: MENTALITA' sempre e comunque.

martedì 1 gennaio 2013

Per un 2013... sempre A GAMBA TESA!



Auguri a tutti gli ultras, sia quelli che ancora possono andare allo stadio sia a quelli che non possono andarci più.
Auguri a tutti gli ultras della vita, che vivono ogni giorno il loro ideale, in ogni luogo e in ogni tempo.
Auguri a tutti coloro che sono ancora in piedi in un mondo di rovine.
Auguri a tutti coloro che non piegano mai la schiena, non abbassano mai la testa nè indietreggiano davanti al Sistema.