domenica 30 marzo 2008

Tifoso del parma muore travolto da un pullman

Un tifoso del Parma di 28 anni è stato travolto e ucciso nell'area di servizio 'Crocetta' vicino ad Asti da un pullman di tifosi della Juventus.L'autista stava facendo manovra quando è avvenuto l'incidente. Secondo le prime notizie ci sarebbero state schermaglie tra le due tifoserie. Juve-Parma non sarà giocata in segno di lutto.
La Juventus e il Parma – con il benestare delle autorità competenti – hanno deciso di comune accordo di rinviare la partita in segno di lutto per l’incidente occorso a un tifoso del Parma che stava raggiungendo lo stadio di Torino. Pur trattandosi di una tragica fatalità le due società hanno ritenuto che non ci fossero le condizioni per mandare in campo le squadre.
Prime voci: un pullman di 9 posti di tifosi della juve, fermo all'area di servizio, sarebbe stato oggetto di minacce da parte di un gruppo di parmensi. L'autista del pullmino, dopo aver fatto una brusca manovra per sfuggire ai parmensi, avrebbe investito un tifoso gialloblù. Chiaramente il "condizionale" è d'obbligo.

domenica 23 marzo 2008

Abbandono lavoro e famiglia...(3)

Parcheggiamo la vespa alle spalle del Gazebo. Marco mette il cavalletto mentre io chiedo se c'è un tavolo libero per due. Potevo evitarmela questa domanda: il Gazebo è semivuoto. Marco ed io appoggiamo il culo su due poltroncine di vimini. Molto carino, questo Gazebo. Se un non lo conoscesse, direbbe che è proprio un bel pub all'aperto. Diciamolo: è difficile da immaginare che in questo luogo, la domenica, si rinfocillano alcune centinaia di belve ultras! Gente che sta qui già quattro ore prima del match, che si benzina a dovere con litri di birra a varie gradazioni, che si schiatta il fegato con panini sasiccie e friarielli unti all'inverosimile. Ma io, del Gazebo, ho un altro ricordo: Napoli - Genoa. Non una partita in paricolare, ma un pò tutti i match coi rossoblu hanno un sapore particolare. Siamo gemellati da più di 20 anni. Da quando una nostra vittoria consentì al Genoa di non retrocedere. Credo che il nostro sia tra i gemellaggi più antichi e più solidi dell'intero panorama ultras nazionale. E ogni volta che i grifoni vengono a Napoli, noi li portiamo qui al Gazebo e gli offriamo litri di birra e chili di panini. I genoani apprezzano sempre, perchè - cazzo - anche le paninoteche napoletane più becere e scadenti fanno dei panini alto livello. E c'è sempre un atmosfera di festa. Si ride, si scherza, si cantano i cori contro i doriani. Alcuni di noi c'hanno pure rapporti "politici". C'è chi è stato a Genova durante il G8, e magari si è appoggiato a casa di qualche esponente della gradinata nord.
Mentre mi perdo in questi dolcissimi ricordi del cazzo, Marco ordina una heineken. Io, una ceres. Gli dico al pinguino di portarci pure qualche patatina, pistacchi o arachidi. Insomma, un pò di spasso. Il tizio se ne va proprio mentre Marco si accende una sigaretta, e mi fa: "Antò, ti devo dire una cosa".

sabato 8 marzo 2008

Abbandono lavoro e famiglia... (2)

Salgo dietro e non ho nemmeno il tempo di sistemarmi che Marco hicodeputa parte con uno stacco di frizione e la vespe impenna. Vorrei bestemmiare tutti i santi e pure il ginocchio di Ronaldo, ma mi astengo. Sfrecciamo per la strada del mio quartiere scansando i sacchetti della munnezza sparsi sull'asfalto, come un indeterminato e puzzolente collage di qualche artista del cazzo. Saluto Ferdinando il barbiere e ci pieghiamo sulla sinistra, come Valentino Rossi quando sta per metterlo nel culo a qualche stronzo di pilota che ha passato la corsa in testa e all'ultima curva il Dottore Evasore Fiscale ingarra il buco giusto e passa in testa. Salutiamo con lo sguardo qualche giovincella seduta con le cosce accavallate fuori al bar Dolci Momenti, e dopo un brevissimo pit stop alla fine della strada, risaliamo per via Solfatara sfrecciando davanti ai fratelli Cipster.
Marco non parla, e allora io mi prendo tutta l'aria fresca che mi sbatte sulla faccia. C'è ancora un timido sole ad illuminare l'immondizia per strada, e fuori all'Aeronautica qualche sfigato sta facendo la guardia ed io gli faccio la stecca. Marco è un militare, potrebbe incazzarsi, ma non se ne accorge. Ci facciamo la discesa dei Quattro Pini a velocità supersonica, evitando le innumerevoli buche della strada. Arriviamo al semaforo che fortunatamente è verde e ci meniamo giù dritti per viale Kennedy. Marco continua a non parlare, e allora pure io mi faccio i cazzi miei. Sorpassiamo senza guardare l'Augusto Righi, l'ex cinodromo ed Edenlandia. Tra tre-quattrocento metri si staglierà davanti a noi la maestosa sagoma dello stadio San Paolo, e mi viene in mente - chissà perchè, boh - di quella sera che io e Marco accompagnammo a casa Barbara, una ragazza che abita vicinissimo allo stadio. Lo stereo di Marco c'aveva i Queen inseriti. Il Napoli stava in serie B e non si sapeva se ce l'avrebbe fatta ad essere promosso o no. Oh, manco a farlo apposta - o forse si, nun mi ricordo - l'imponente stazza dello stadio ci apparve proprio mentre Freddy Mercury intonava il ritornello di We are the champions. Fu bellissimo. Sembrava che tutto (la notte, lo stadio, le luci, la strada, noi tre) fosse intonato con la canzone. We are the champions: chissà tra quanto canteremo questa canzone in ottantamila, sugli spalti del San Paolo.

giovedì 6 marzo 2008

Abbandono lavoro e famiglia... (1)

Sto seduto davanti alla tv. In mano c'ho il joystick della playstation. Sullo schermo, il Napoli sta seviziando l'Hellas Verona: nove a zero. Spero di arrivare a dieci prima che mi venga a chiamare Marco. Gioco con un rivoluzionario 3 - 4 -3 col rombo a centrocampo: ricordo la buonanima di mister Scoglio, che voleva fare lo stesso schema quando venne ad allenare il Napoli qualche anno fa. Poche partite e lo esonerarono. Voleva il calcio spettacolo e si presentò a Genova contro la Samp con una sola punta. Altro che rombo a centrocampo...
Scendo sulla fascia, ma non c'è spazio: quella merda del terzino veronese non mi fa passare. Allora appoggio al mediano che cambia gioco sulla fascia opposta. Stop di petto e triangolazione in profondità con la mezzapunta. L'ala scende sul fondo e crossa, mentre io mi sollevo dalla sedia per stare più nel vivo dell'azione. Il pallone si alza in aria proprio mentre il cronometro segna impietosamente il recupero: è l'ultima occasione per fare il decimo gol e mandare questi bifolchi veronesi a zappare la terra in mezzo alla nebbia veneta. Zalayeta si alza in cielo per colpire di testa, ma alla fine cambio: premo x e gli faccio passare la palla al Pocho Lavezzi, il quale è più avanti rispetto alla linea del pallone. Lavezzi si gira spalle alla porta, salta in aria e si gira si se stesso: stratosferica rovesciata che si insacca all'incrocio dei pali! "GOOOOOL" urlo con tutta la gioia possibile, manco il gol fosse stato realizzato davvero. Mentre vedo il replay dell'eurogol mi lancio in uno splendido coro:
Passamontagna, bastone nella mano
E' la partita che tutti aspettavamo,
E con Verona c'è un odio che non muore,
Che ce ne frega di andare in prigione
E la guerriglia sarà, la la la la la la ...
al Bentegodi si va, la la la la ...
Mentre urlo come un stronzo in calore, bussa il citofono. Mi avvicino già sapendo che sarà Zelig. "Chi è?", faccio vago. "Antò, sono Marco. Scendi.". "Si, un minuto" e attacco. Torno in stanza per spegnere la playstation e prendere il bomber nero, giusto in tempo per riapprezzare lo splendido gesto tecnico e atletico del Pocho. Prendo portafoglio e cellulare e chiavi, e me ne scendo. Faccio le scale canticchiando:
Finchè vivrò, odierò
l'Hellas Verona...
Marco è sulla vespa. Occhiali a goccia e barba appena fatta. Gli ho proposto di andarci a fare una bevuta, magari fuori al Gazebo, una specie di pub che sta attaccato allo stadio San Paolo sul lato della curva B. Marco ha accettato, perchè si vede che vuole parlare un pò e vuole distrarsi. Cazzeggiare alquanto, bevendo qualche birretta e sfumacchiando sigarette. C'ha qualche problema amoroso, e allora la cosa migliore è passare qualche ora dentro all'amicizia.

lunedì 3 marzo 2008

Il trionfo del calcio vecchio stampo

L'invincibile armata nerazzurra è distrutta. Il monumento al calcio moderno, internazionale, multinazionale, il calcio dei ricchi e dei potenti, dei calciatori superpagati... è stato abbattuto da un Napoli vecchia maniera. Aggressivo e tenace, come la più dura delle provinciali. Grinta e contropiede, come il calcio all'italiana di una volta. Gomiti spigolosi, tacchetti alti, magliette sudate... e un pubblico - lasciatemelo dire - d'altri tempi. 60mila tra paganti e abbonati, quindi almeno 65mila presenti! Un tifo spettacolare, con una curva A davvero superlativa. Quando il San Paolo fischiava, non si sentiva nulla: i giocatori in campo dovevano urlare a squarciagola per comunicare tra loro.
Per battere l'Inter bisognava fare un partita perfetta: il Napoli l'ha fatta. Chiaramente, i riflettori sono stati puntati sulle giocate di Lavezzi, sul peso specifico di Zalayeta, sulle percussioni di Hamsik, sulle aperture di Gargano. Mi piace, però, sottolineare la prestazione di coloro che sono raramente sulla bocca dei cronisti e degli sportivi: la grinta di Contini, l'eleganza di Cannavaro, Santacroce sempre di anticipo, la presenza di Gianello, i kilometri macinati da Mannini, la combattività di Blasi, la sorprendente precisione di Savini.
A fine partita, Mancini ha sottolineato che l'arbitro doveva espellere Contini e che Julio Cesar ha sbagliato: non ha mica detto che il Napoli ha fatto un partitone e che Julio Cesar è stato il migliore in campo tra i nerazzurri! Vabbè, prendersela con l'arbitro è lo sport preferito dai perdenti, e da coloro che vincono scudetti di cartone o a tavolino. Ancora c'è qualcuno che blatera di moviola in campo e non capisce che l'invasività delle nuove tecnologie sta diventando preoccupante.
Il Napoli ha vinto perchè Napoli è scesa in campo di fianco ai "ragazzi terribili", come dice Raffaele Auriemma. Ha vinto perchè Gargano è brutto, ma corre come un dannato; perchè Blasi non perde mai un contrasto; perchè il Pocho sembra uno scugnizzo col pepe al culo. Agli interisti lasciamo i loro miliardari ingaggi e gli scudetti di cartone; noi ci teniamo stretti questa "baby gang".

domenica 2 marzo 2008

Stasera tutti in campo!

Mentalità.
Stasera c'è l'Inter. I nuovi ladri. Coloro che hanno sostituito la Juve della Triade. La squadra nerazzurra è forte, sia chiaro. Non merita il vantaggio in classifica che ha, ma se gli regalano rigori, espulsioni, ecc... Appena sono usciti dall'Italia, e sono andati a Liverpool contro una squadra che è quinta nel proprio campionato, hanno preso due calci in culo e tanti saluti. E ovviamente, quel frocio di Mancini ha dichiarato che era colpa dell'arbitro, che l'espulsione di Materazzi era esagerata, ecc... Chiaramente, nessun giornalista degno di questo nome ha fatto notare al Mancio che l'Inter non ha fatto un tiro in porta in 90 minuti. Vabbuò!
Parliamo di cose serie. Al San Paolo abbiamo battuto la Juve. Stasera dobbiamo fare il culo a quei leghisti segaioli dell'Inter. Non so se verrà qualche interista, stasera allo stadio. Di certo, ci saranno i napoletani che tifano per l'Inter, merdacce che andrebbero impalate lungo via Caracciolo. Lo dico subito: non me ne fotte manco per il cazzo se giochiamo con la difesa a tre o a quattro, se giochiamo col tridente, se ci sarà un fantasista in più o altro... Voglio 11 leoni, gente che lotta e onora la maglia, che esca dal campo con la divisa sudata e stracciata. Appena un interista tocca palla, fischi a più non posso. Appena ci fanno un fallo, tutti all'impiedi a protestare: l'arbitro deve andare in paura, e deve sventolare parecchi cartellini. Se dovessimo essere in vantaggio, la palla va sbattuta fuori dallo stadio, e se ci fanno fallo ci dobbiamo rotolare a terra e perdere tempo. Voglio vedere la faccia di Mancini tesa e nervosa, dopo la partita. E, soprattutto, voglio VINCERE.
Stasera, una notte... A GAMBA TESA!