venerdì 28 dicembre 2007

Trasferta in casa (12)


Il quarto uomo ha alzato il tabellone: 4 minuti di recupero. Sosa ha avuto due cross decenti: un colpo di testa ha sfiorato il palo, il secondo colpo di testa ha centrato in pieno il legno. Quella troia bendata della Fortuna starà succhiando cazzi a tutta forza, visto che non rivolge lo sguardo sul San Paolo.
Lo stadio è praticamente muto. Solo la curva A continua incessantemente a sostenere gli azzurri. Come sempre. Soli contro tutti. Gli stronzi dei distinti cominciano a fischiare, proprio adesso che bisognerebbe dare un supporto maggiore. Porco cane, aspettate la fine della partita, e poi fischiate! Ma adesso, puttana eva, date il massimo se volete che i calciatori diano il massimo!
Manca meno di un minuto quando succede l'imponderabile: il Pampa Sosa si inserisce in area dopo l'ennesimo traversone corto e rasoterra. Amelia, il portiere del Livorno, esce a terra e blocca. Il Pampa lo guarda e mai si aspetterebbe che ad Amelia, portiere campione del mondo, sfugga la palla. Sosa è un falco che si getta col 47 pianta larga su quel pallone...tira in diagonale...palo...riprende il pallone...GOOOOOOLLL!!!
Lo stadio è una bolgia. Io urlo a squarciagola. Vengo trascinato giù. Qualcuno, nell'abbracciarmi, mi dà un cazzotto in bocca. Io calpesto il piede di qualcunaltro. Andrea da sotto mi vuole abbracciare. Urla qualcosa di incomprensibile, ed è rosso in volto. Peppe stringe il fratello e non lo fa respirare. Michele manda a fanculo i livornesi. Marco e Massimo sputano fuori tutta la loro frustrazione per una partita che sembrava davvero stregata. E io godo. Godo. Godo. Non c'è nessuna droga al mondo che può sostituire un gol al novantesimo. NESSUNA!

mercoledì 26 dicembre 2007

auguri!!!

Tanti auguri di buon natale a tutti, tranne:

Carraro;
Veronesi;
Sbirri.

lunedì 17 dicembre 2007

E' attivo il Forum!!!

Finalmente è attivo il forum di AVANTI A GAMBA TESA! Nella colonna a destra, la prima voce è destinata al forum di questo blog.

Il calcio è dei tifosi... e di nessun altro!



Gli stadi sono semivuoti. I biglietti costano un occhio della testa. Le partite vengono giocate in giorni di lavoro, ad orari improponibili. Lo "sport più bello del mondo" è ormai strumento in mano alle televisioni ed ai potentati economici che se ne strafregano dei tifosi. I calciatori sono, nella stragrande maggioranza dei casi, bellocci stupidi e superpagati. Le uniche, ed ultime, bandiere sono relegate ad icone di un mondo che non esiste più.

"La domenica sera, dopo la partita, sono distrutto: file ai tornelli, cariche dei celerini, spettacolo indecente in campo. La domenica sera penso: con questo calcio ho chiuso. Ma il lunedì mi sveglio...e vorrei già fosse domenica."

Il Calcio è fermo, paralizzato, lobotomizzato dalle sue moviole e dai processi del lunedì. Stormi di professoroni e sapientoni pontificano sul calcio malato, salvo poi calarsi le brache davanti al potente di turno. Pennivendoli di regime vanno in tv, mentre gli unici giornalisti "scomodi" per il sistema sono indotti al mutismo mediatico.

Ora stanno dando la colpa agli ultras. Non agli arbitri venduti, non ai tanti Moggi che bazzicano il mondo del pallone, non ai calciatori che baciano le magliette sapendo di aver già firmato per un'altra squadra, non ai procuratori che hanno rovinato il calcio, non ai presidenti che vogliono tutto e subito. La colpa è TUTTA degli ultras!

Gli ultras sono il calcio. I colori delle coreografie, il sostegno incessante in ogni stadio del mondo, la coerenza, l'amore per la maglia e per la propria città. Il calcio è nostro: riprendiamocelo!

mercoledì 5 dicembre 2007

Trasferta in casa (11)


Dovete fare gol, dovete fare gol, c'avete rotto il cazzo, c'avete rotto il cazzo, c'avete rotto il cazzo...dovete fare gol. Il primo coro della curva è abbastanza eloquente. Il friuliano di merda manco si decide a fare qualche cambio, a mettere un'altra punta, a passare alla difesa a quattro. Insomma, Reja, cambia qualcosa! Andrea da basso invoca l'ingresso in campo di Calaiò. Il suo compaesano. Calaiò da Palermo. L'ennesimo calciatore che viene a Napoli da fuoriclasse e se ne va da bidone. Eppure io ci credo, in Calaiò. Cazzo se ci credo. E credo che quel cane di Reja non sia capace di mettere la gente in campo per farli rendere al massimo. Non ha ancora capito se Calaiò è una prima o una seconda punta. Porca puttana, ce l'hai avanti agli occhi da tre anni, nordista dimmerda!
Marco sta sudando. Massimo si mangia le unghie. Michele non si perde un coro. Rosario bestemmia tutti i santi. Nando manda a fanculo il mondo intero. Peppe and his brother sono concentrati. Io c'ho le braccia conserte, la sigaretta appena accesa in bocca. E tanti cazzi che mi girano per il cervello. Il Napoli non è cazzo di fare un'azione decente. I terzini arrivano sul fondo ma non ingarrano un cross manco se li paghi. E' entrato Sosa: due metri di essere umano. Porco cazzo, mettetegliela in testa una palla. Una palla, puttana baldracca.

lunedì 3 dicembre 2007

A GUARDIA DI UNA FEDE

Nell'area LINK c'è il romanzo "A GUARDIA DI UNA FEDE - gli ultras della Roma siamo noi" in versione online. Molto bello e interessante, tra il romanzo d'invenzione e il saggio storico - sociale.
Chiunque sia interessato a postare GRATUITAMENTE romanzi online che trattano di ultras, hooligans, casuals, skinheads, herberts... e sia interessato al nuovo stile NeoChemical (che si rifà alla chemical generation di Irvine Welsh, Roddy Doyle, Alan Warner, John King, Jeff Noon, Nicholas Blincoe, Kevin Williamson, Gordon Legge e Laura Hird) può comunicare con me postando un indirizzo mail al termine del commento a questo post. Sarà contattato il prima possibile.

sabato 1 dicembre 2007

Vaffanculo!



Al calcio moderno.

A Lega e Federazione.

A sbirri e celerini.

Ai tifosi occasionali.

A sky e alla pay-tv.

Alla politica nelle curve.

Ai mercenari e ai loro procuratori.

Ai giornalisti di regime.

Ai decreti e ai divieti.

Allo stadio come salotto.

giovedì 29 novembre 2007


Trasferta in casa (10)


Il primo tempo finisce con qualche fischio. Zero a zero. Occasioni: praticamente nulla. Qualche buon calcio negli stinchi, ma niente di più. Ci sediamo scomodamente, nell'attesa di beccare il tizio con le bibite. Parlo un po' con Andrea. Per lui è la prima volta al San Paolo. Dice che è davvero bello. Grande. Solo che c'è troppo casino per entrare. A Palermo è diverso. C'è casino, ma un casino controllato. Sopportabile. Qua, invece, non si capisce un cazzo. E poi la sbirraglia c'ha sto cazzo di imbuto che ti fa mancare il fiato. Peccato, perchè basterebbe aprire qualche varco in più e si eviterebbero resse e imbuti, e conseguenti tensioni con le forze del disordine.
Lo stronzo con le bibite passa. Rosario mi fa un cenno ed io sgancio l'euro. Facciamo sempre a metà, quando si tratta di comprare il veleno americano, alias Coca Cola. Una bevanda del cazzo che rappresenta al meglio l'imperialismo economico statunitense. Però vai in paradiso se devi curare la gola dopo un tempo passato a tifare. La voce la perdi già a metà del primo tempo, se ti metti a sostenere con la grinta giusta. E col tono di voce adeguato. Se sei una mezza checca che fa un coro si e quattro no, allora ti basta un bicchiere d'acqua liscia. Mentre Rosario chiama il tizio Coca-cola, do a Marco i 20 euro del biglietto. Un tipo sotto di noi c'ha la radiolina. Ci dice i risultati. Le cose vanno bene. Se vinciamo oggi, e i risultati rimangono questi, facciamo un bel salto in classifica. Mentre penso a queste cose, vedo uscire una maglia azzurra dal sottopassaggio della curva B. I distinti incominciano ad applaudire. Sta per iniziare il secondo tempo.

Trasferta in casa (9)


Dopo la seconda sigaretta in 10 minuti, Peppe e Andrea ci raggiungono. Sono sudati fradici. Ci raccontano l'ennesimo abuso delle forze del disordine. Manganellate in paranza. Una donna ha avuto un colpo in testa ed è una maschera di sangue. Qualche gruppuscolo di cani sciolti è sceso e si sta facendo giustizia da solo. I pulotti scappano, seguiti dai loro camerati carabinieri. Si mettono a distanza di sicurezza, si rigirano verso la curva e sbattono i manganelli sugli scudi. Stanno per caricare. Io da sopra al desk li vedo bene, sti bastardi. Noto che, fortunatamente, vicino ai tornelli non c'è praticamente più nessuno. Sono entrati tutti. Sospiro di sollievo. Così se i cani sciolti vogliono spaccare il culo alle merde in divisa non c'è il rischio che ci vada di mezzo qualche povero stronzo che non c'azzecca.
Andrea si sistema proprio sotto di me. Lo presento ai compari che c'ho di fianco, stando sempre attento a non perdermi un nanosecondo della partita. Sinceramente non riesco a capire come cazzo fanno i tipi che si mettono sulla balaustra per organizzare il tifo. Danno le spalle al campo e non vedono niente. Non seguono la partita. Non capiscono l'evolversi della manovra, le tattiche di gioco. Io non ce la farei. Cazzo, io adoro fare il tifo e sostenere la maglia. Ma non mi sogno manco per il piscio di venire allo stadio ed ignorare completamente la partita. Cioè, dico io: il principale motivo per cui si viene allo stadio è vedere la partita in un ambiente più coinvolgente rispetto al salotto di casa. In curva si viene perchè si vuole essere parte di quell'ambiente magico che si vive durante il match. Non ce la farei ad ignorare completamente l'andamento dell'incontro.

mercoledì 28 novembre 2007

Radiofreccia - Ligabue


"Credo nelle rovesciate di Bonimba, e nei riff di Keith Richards. Credo al doppio suono nel campanello del padrone di casa che vuole l'affitto ogni primo del mese. Credo che ognuno di noi si meriterebbe di avere una madre e un padre che siano decenti con lui almeno finchè non si sta in piedi. Credo che un'Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa. Credo che non sia tutto qua; però, prima di credere in qualcos'altro, bisogna fare i conti con quello che c'è qua: e allora mi sa che crederò primo o poi in qualche dio. Credo che se prima o poi avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con trecentomila al mese, però credo anche che se non leccherò il culo come fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno le cose. Credo che c'è un buco grosso dentro, ma anche che il rock and roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro, le stronzate con gli amici, bè, ogni tanto questo buco me lo riempiono. Credo che la voglia di scappare da un paese di ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e credo che da te non ci scappi neanche se sei Eddy Merckx... Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perchè comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri. Credo che per credere, certi momenti, ti serve molta energia. Ecco, allora vedete di ricaricare le vostre scorte con questo..."

HO DETTO TUTTO!!!


Grazie all'aiuto del compare Andrea "Liga"

martedì 27 novembre 2007


domenica 25 novembre 2007

Nuovi post

Sono stati postati oggi altri due paragrafi del secondo capitolo - TRASFERTA IN CASA. Fatemi sapere cosa ne pensate!

Trasferta in casa (8)


“Ciao, guagliù” faccio ai presenti. Ci salutiamo calorosamente e parliamo a voce alta visto il frastuono intorno a noi. Praticamente stiamo urlando più degli ultras che ci ricordano di onorare i diffidati. La partita è inziata da cinque – sei minuti. Il Napoli è in classica divisa: maglia azzurra, pantaloncini bianchi e calzerotti azzurri. E' così che deve andare, cazzo. I colori sociali vanno rispettati. Vabbene a fare qualche leggera variazione sul tema, ma porca puttana si vedono cose che fanno rabbrividire: divise con colori diversi da quelli storici, seconde o terze magliette di colore arancione, rosa, fuxia o a pois. Ma checcazzo! Piglia la maglietta dell'inter di quest'anno: bianca con una croce rossa (simbolo di milano) al centro. E non come seconda...come prima maglietta! E quei cani dei tifosi interisti c'hanno pure lo stomaco di inneggiare ai colori nerazzurri quando in campo ci sono quelle pecore vestite così. E mai che qualcuno avesse detto a Moratti che i colori sociali non si toccano. Qualche anno fa, i tifosi del bologna, mi pare, ricevettero dai calciatori le magliette al termine di una partita vinta. E quei cazzuti spioni dei bolognesi, puttana eva, le ributtarono in campo. Motivo? I colori sociali e la tradizionale divisa da gioco erano stati stravolti. E vaffanculo alle ricerche di marketing! Noi vogliamo un sano ritorno al calcio di una volta, ovviamente con le innovazioni positive di oggi. Non vogliamo che il parma sia un anno gialloblù e un altro bianco-crociato. Non vogliamo il venezia con la maglia (bellissima, tra l'altro) arancio-nero-verde. Ma checcazzo di abbinamenti fate! Manco io mi vesto così!
Noi ultras non vogliamo il mercimonio sulla nostra passione. Noi siamo...CONTRO IL CALCIO MODERNO.

Trasferta in casa (7)


Salgo le scale a velocità folle. C'ho il cuore in gola. Se non mi viene adesso un infarto, non mi viene più. Puttana baldracca. La curva rumoreggia. I brividi si impossessano di me. L'adrenalina scorre a mille. I Vecchi Lions già stanno intonando la loro canzone. Il loro grido di battaglia. Faccio gli ultimi scalini saltando come un canguro. Poi, finalmente, lo vedo. Il campo da gioco. L'erba verde. Il compagno Ermanno Claypool disse, una volta, che del calcio amava “il profumo dell'erba e la perfezione bianca delle righe”. E' così, cazzo. Anche se è facile fare riferimenti “stupefacenti”.
Mi infilo in mezzo a magliette sudate, ascelle pezzate ed aliti fognati. Gente che fuma erba inebria l'aria di un sapore tutto giamaicano. Mi giro verso il deck 20, ma non scorgo nessuno. L'urlo della folla mi fa girare di colpo verso il campo: una buona occasione è stata fermata da un fallo di quei bastardi che ci giocano contro. Prendo il cell e chiamo Marco, che dopo tre o quattro squilli mi risponde. Non si sente un cazzo. Il rumore è fortissimo. Mi metto a urlare: “Dove siete? Non vi vedo...non vi vedo”, ma ho paura che Marco non mi senta. Provo a capire se Zelig dice qualcosa, ma la confusione è troppa. Non si sente, merda. La linea cade, impietosa. Penso a come cazzo fare a raggiungere il deck. Inoltre, puttana eva, non vedo nessuna faccia nota attaccata alla rete sotto al deck. Mi faccio tirare dai tifosi e scalo così una decina di gradini. Come al solito, i seggiolini o sono divelti o sono semidistrutti. Mentre salgo sento la vibrazione del cell nella tasca. Sul display leggo il nome ZELIG. Rispondo e, nel trambusto impossibile, distinguo la parola “bandiera”. Mi giro verso l'alto e vedo, appeso alla rete gialla alla destra del deck, un drappo tricolore. Faccio altri cinque gradini prima di scorgere il faccione di Marco e, dietro di lui, le faccie concentrate di Rosario e Nando.

sabato 17 novembre 2007

Trasferta in casa (6)


Guardo l'orologio, che inclemente sentenzia: 20 e 28. Tra due minuti inizia la partita, cazzo. Iniziamo a correre, ma io non ce la faccio. Sono proprio fuori allenamento. Peppe e Andrea si allontanano sempre di più. Io ho quasi i crampi, che fracidume. All'angolo della stazione di Campi Flegrei becchiamo Massimo. Pure lui ha appena parcheggiato. Ha fatto tardi al lavoro, e come al solito i padroni se ne sbattono i coglioni delle partite. Pensano solo ai profitti, 'sti colletti bianchi del cazzo. “Ciao Fringuello”, gli faccio a Massimo. “Uè Dum Dum”, mi fa, sorpreso del fatto che sto a Napoli. Ci salutiamo baciandoci sulle guance. “Minchia, ragazzi...sono le 20 e 33. Alziamo il culo!”, dice il compare Andrea. Ricominciamo a correre sgusciando tra la gente. C'è la ressa ai tornelli. Come al solito, hanno aperto solo due entrate per l'anello superiore. Le camionette dei carabinieri ci costringono in un imbuto. Celerini in assetto antisommossa spingono i tifosi con gli scudi, strafregandosene di donne e bambini. Sono per l'ordine e la disciplina, loro. Col cazzo. Appena lo stronzo avanti a me fa cenno ai suoi colleghi di lasciarci passare, mi butto a capofitto insieme a tutti gli altri delle prime file. Spingiamo forte, talmente forte che una merda in divisa cade per terra. I suoi camerati del cazzo allora iniziano a manganellare, mentre lo stronzo che dà gli ordini comanda di chiudere e non far entrare nessun altro. Prima che la marea di gente mi travolga, ho giusto il tempo di girarmi indietro e vedere Peppe e Andrea che sono rimasti bloccati fuori. Di Massimo, invece, nessuna notizia.

Trasferta in casa (5)


Ci lanciamo giù per agnano con rabbia massiccia. Sgusciamo via che Savini dovrebbe vederci ed imparare come si fa, terzino del cazzo. Passiamo davanti al cinema La Perla vuoto come al solito. Il cinema italiano è in crisi, in tutti i sensi. Quella puttana della sbarra si abbassa per permettere al treno di passare. Siamo costretti ad attendere che la cumana transiti. Giriamo su via diocleziano, passiamo davanti all'agenzia di pianeta scommesse stracolma come sempre, e svoltiamo a destra, passando sotto al ponte della metro di cavalleggeri. Peppe sterza di botto e si infila nella traversa dove abita suo cognato. Ad attenderci, c'è don Felice, il padre di Peppe: baffo staliniano e sorriso contagioso. In mano ha una busta coi panini. Panini con prosciutto crudo e provola. Come al solito, Peppe ha dimenticato che io non mangio né prosciutto crudo né provola. Salutiamo in fretta e furia don Felice proprio mentre comincia a piovere. Cazzo. Una sfortuna fottuta del cazzo. Iniziamo a camminare a passo svelto. In pochi minuti la strada è tutta colma di pozzanghere. Le macchine sfrecciano a folle velocità, schizzandoci senza pietà. 'Sti stronzi dimmerda. Che se ne strafregano dei pedoni. E Vaffanculo!

A.C.A.B.


venerdì 16 novembre 2007

Ultras come Bin Laden?

Due dei quattro ragazzi arrestati a seguito degli scontri di Roma sono stati accusati, tra le altre cose, di TERRORISMO. In pratica, appartenere ad Al Qaeda oppure manifestare (anche in maniera violenta) con le sciarpe al collo è la stessa cosa, secondo i fenomeni che stanno in Magistratura.
Inoltre, uno dei due presunti "terroristi" è stato ricoverato all'ospedale Sandro Pertini a causa di un problema polmonare "post-traumatico". Lo stesso giovane si era presentato all'interrogatorio con un vistoso cerotto in testa. Chi ha causato il "trauma" per il quale il ragazzo è stato ricoverato? Qualche poliziotto in qualche camera oscura???
Attendiamo di sapere...
Intanto il romanzo AVANTI A GAMBA TESA continuerà ad essere pubblicato non appena verrà fatta piena luce sull'omicidio di Gabriele Sandri.

lunedì 12 novembre 2007

Interrogativi

Il movimento ultras è stato criminalizzato. Anche ieri. Quando la più che prevedibile rabbia e disperazione dei tifosi di tutta Italia si è manifestata con forza e violenza. Tutti pronti a colpevolizzare questi esseri indegni, asociali, soli, mentecatti, folli: gli ultras. Il bello è che a pontificare su tali argomenti c'erano i soliti giornalisti di regime, esponenti politici che non conoscono assolutamente il mondo della curva (perchè loro vanno in tribuna...), dirigenti delle forze del (dis)ordine. Erano tutti stupiti dal vedere gli ultras di opposte tifoserie uniti e coalizzati. Ma stupiti di che? Davvero lorsignori pensavano che dopo l'omicidio di ieri mattina c'era ancora posto per le antiche contrapposizioni tra tifoserie? Che ignoranti...
Tutti a dire che non si risponde così al pur insano gesto dello sbirro, che il mondo del calcio deve "fermarsi e riflettere" (mah), bisogna "far tornare le famiglie negli stadi" (boh), ed esprimere solidarietà alle forze dell'ordine (vedi esponenti di AN).
Nessuno che abbia posto la fatidica domanda: Perchè?
Perchè c'è questo odio verso le forze del (dis)ordine? Forse si sono resi e si rendono protagonisti di qualche abuso? Forse hanno delineato in più di un occasione alti livelli di incapacità? o, peggio ancora, di premeditazione?
Perchè è successo, succede e succederà tutto questo?
Perchè?
Perchè?
Ci sarebbe, poi, l'ultimo "Perchè?": perchè un ragazzo di 28 anni è morto per un colpo di pistola sparato da un poliziotto sito dalla parte opposta della carreggiata? Perchè quel poliziotto aveva la pistola in mano? La situazione era talmente grave e pericolosa?
Perchè Gabriele è morto? Perchè?

domenica 11 novembre 2007

Scontri tra tifosi e polizia: morto un laziale, Gabriele.

Si chiamerebbe Gabriele Sandri, laziale di 26 anni, il tifoso morto a seguito di un colpo di pistola sparato da un agente della polizia stradale durante i tafferugli scoppiati in un autogrill presso Arezzo. Notizie confuse. Probabile sospensione del campionato. Dopo la tragedia sull'A1, è in corso un vertice tra Antonio Matarrese, presidente della Federcalcio, e il capo della polizia Antonio Manganelli: forse verrà decisa la sospensione del campionato.
La dinamica dei fatti SEMBRA essere questa: Subito prima dell'incidente che ha provocato la morte del tifoso laziale, intorno alle 9 meno 10, nell'area di servizio di Badia al pino, due auto di tifosi della Juventus sono state attaccate da tifosi laziali, armati di spranga: sono riusciti a scappare e hanno chiamato la polizia stradale, indicando una clio grigia come l'auto degli aggressori, e dando anche il numero di targa. La polizia stradale sarebbe tornata sul posto e, non si sa ancora per quale motivo, un agente AVREBBE sparato un colpo che ha ucciso il giovane Gabriele, dj molto noto a Roma.
Durante il primo quarto di gioco del derby lombardo di basket tra Armani Jeans Milano e Cimberio Varese, in corso al Datchforum di Assago, i tifosi della curva milanese hanno abbandonato il palazzetto in segno di protesta per l'uccisione del tifoso della Lazio. I tifosi della squadra varesina, che invece sono rimasti al loro posto, hanno indirizzato nei confronti dei poliziotti presenti il coro "Assassini, assassini".
Sembra chiarirsi la dinamica dell'assassinio: un benzinaio dell'autogrill in cui è successo il fatto ha dichiarato che la scaramuccia era già terminata quando è arrivata la Polizia Stradale. Un agente ha tentato di sparare alle gomme della Megane grigia, ma ha colpito il giovane Gabriele. Sembra la scena di un film americano, ma è purtroppo è la verità.
"Amato dimettiti", "per Raciti fermate il campionato, la morte di un tifoso non ha significato". Con questi due striscioni in testa il corteo composto da diverse centinaia di ultras di Inter e Lazio si sta muovendo intorno allo stadio Meazza di Milano.
A Bergamo gli incidenti sono iniziati intorno alle 13, quando un gruppo di ultras atalantini ha preso a sassate una jeep della polizia in viale Giulio Cesare, a poche centinaia di metri dallo stadio. A bordo del mezzo, che era in movimento, c'erano due poliziotti, che sono rimasti feriti. Poco dopo sono iniziati gli scontri veri e propri. Anche gli ultras milanisti, secondo le prime, sommarie informazioni, hanno aggredito le forze dell'ordine: dal treno che li stava portando a Bergamo avrebbero fatto partire una sassaiola contro gli agenti della Polfer approfittando di una sosta del treno nella stazione di Treviglio. Gli scontri fra ultras atalantini e forze dell'ordine sono ripresi con particolare violenza davanti allo stadio di Bergamo. Gli atalantini che sono sotto la curva sud hanno attaccato di nuovo la polizia, che ha risposto lanciando lacrimogeni ma - secondo quando è possibile vedere stando ai margini del piazzale - è stata costretta momentaneamente ad arretrare sotto la furia degli ultras, che lanciano pietre e bastoni. Scontri anche tra forze dell'ordine e ultras milanisti.
Colpito al collo mentre era in auto. E' quanto ha riferito l'avvocato Luigi Conti, arrivato alla caserma della polizia stradale di Arezzo, e che si e' qualificato come un amico della famiglia della vittima. Sempre secondo quanto spiegato, il proiettile sarebbe entrato nella vettura, una Megane, infrangendo il lunotto posteriore sinistro. L'auto, dopo l'accaduto e' stata portata alla caserma della polizia stradale di Arezzo, con all'interno la salma. Il corpo di Sandri e' stato poi rimosso intorno alle 13.30.
Fiaccolata. Oggi pomeriggio alle 16,30 a piazza Euclide, a Roma, fiaccolata in ricordo di Gabriele Sandri.
Atalanta - Milan. Subito dopo l'inizio, la partita è stata sospesa perchè ci sono stati scontri tra bergamaschi e polizia. Una vetrata di plexiglass che separa gli spalti dal campo è stata sfondata.
"Assassini. Assassini" E' questo il coro che si leva da molte curve italiane.

mercoledì 31 ottobre 2007

Muro di 2 metri per i napoletani...

Sarà ancora più blindato il Franchi questa sera la questura ha fatto arrivare dallo stadio di Empoli un “muro” composto da 100 moduli alti 2 metri e 20 per rafforzare l'area del prefiltraggio ospite. Questo per scoraggiare eventuali tifosi napoletani intenzionati ad assistere alla partita senza biglietto. Ma in questo, il tavolo tecnico che si è riunito ieri sera è stato ancora più categorico chi non è in possesso del tagliando, non si metta in marcia. Il formaggino destinato ai sostenitori azzurri è pieno, molti altri hanno comprato il biglietto per altri settori dello stadio. Il compito delle forze dell'ordine sarà quello di indirizzare verso i rispettivi settori e raggruppare comitive organizzate non destinate al curvino. Per chi viene da Napoli (soprattutto in auto e pullman, non ci sono treni per il ritorno) sono state allestite cinque aree di parcheggio nella zona di Firenze Sud. Da lì la trasferta proseguirà sui bus Ataf. Bandite le bottiglie.

Firenze trema!

Tra le varie misure di sicurezza prese in previsione della gara di stasera, c’è anche un appello ai tifosi partenopei ai quali è stato chiesto di non recarsi a Firenze senza biglietto. I tagliandi per il settore ospiti, circa duemilacinquecento posti, sono gia' andati esauriti: per ridurre i rischi saranno organizzati controlli in autostrada, alle stazioni ferroviarie e nel centro storico fiorentino. Ai tutti sara' vietato entrare allo stadio con bottiglie di vetro o plastica e con bandiere e striscioni non autorizzati.

Avvertenza

I personaggi di questo romanzo sono tipi cazzuti in carne ed ossa.
Le loro azioni, viceversa, sono verosimili: a volte sono aderenti alla realtà, altre sono inventate.

Trasferta in casa (4)


Peppe si insinua in macchina prima di noi tutti. Fa manovra e ci fa entrare. Marciamo convinti verso Napoli, e quando sono le 18.50 paghiamo al casello e ci avviamo verso la tangenziale. “Stiamo in orario” dice Peppe, convinto che riusciremo facile ad arrivare a via Diocleziano, parcheggiare e dirigerci a piedi verso il tempio del calcio, a.k.a. Stadio San Paolo.
La previsione di Moltobene si dimostra fallimentare su tutta la linea! Un traffico aberrante ci inghiotte senza chiedere il permesso. La tangenziale di Napoli è intasata all'inverosimile. Il sospetto che ci metteremo più tempo ad arrivare allo stadio rispetto a quello che c'è voluto per arrivare da Roma...ci assale costantemente. Scene da panico quando butto lo sguardo all'orologio: 19:47. Stiamo sulla tangenziale, dobbiamo ancora superare l'uscita di Fuorigrotta (perchè dobbiamo parcheggiare a Cavalleggeri), e c'è un casino che solo a Napoli si vede così. Mentre Peppe comincia a bestemmiare in sanscrito antico e il compare Andrea lo prende per il culo, penso seriamente che non ce la faremo ad arrivare al San Paolo per le 20:30. Moltobene si infila in un buco che ricorda la telecronaca di Pizzul al gol di Alemao contro lo Stoccarda. Sfioriamo una punto con due troiette con la sciarpetta rosa del Napoli ed un motorino con tre animali sopra che cercano di inseguirci, ma Peppe accellera forte mentre Andrea gli urla un “Suuuca!” con particolare accento delle due sicilie.

Trasferta in casa (3)


Sulla Tiburtina il traffico è scorrevole. Ci sta un casino di macchine, ma il tutto va bene. Mi sento in forma, mentre inondo il gargarozzo con una buona e fresca Moretti in lattina. Il compare Andrea mi fa compagnia, mentre Peppe Moltobene sottolinea che ha da poco lavato la lancia ipsilon e che dobbiamo stare attenti. Lo prendiamo un po' per il culo, anche perchè Peppe non è un mostro ad orientarsi. I suoi quesiti sono del tipo: “Se devo andare a Napoli, prendo direzione Firenze o l'Aquila?”. Ingarriamo la strada e di galoppo avanziamo verso Napoli. La radio blatera canzoni insignificanti, mentre la voglia di fumarmi una bella siga sale rapidamente. Per fortuna, dopo un'oretta buona ci fermiamo ad una stazione di servizio: i due camerati (che schifo, questa parola!) se ne vanno a pisciare. Io, invece, mi abbottono la felpa azzurra e mi accendo una bella sigaretta. Faccio appena in tempo a buttare fuori il fumo della prima boccata, che una troietta in miniatura mi passa davanti e mi chiede: “Hai una sigaretta?”. Io le vorrei rispondere “succhiamelo” ma sono troppo intento a scrutarle le tette piccolette che le do la sigaretta quasi senza pensare. Intanto arriva il compare Andrea, che osserva le immature forme della troietta fumante ed esclama: “Minchia do piezzo di pulla!”, che nella sua lingua significa, più o meno, “guarda che fior di donzella!”. Col cazzo!

giovedì 18 ottobre 2007

Trasferta in casa (2)


Mi gratto il buco del culo, che sento sudaticcio. Accellero ancora perchè ho paura che Peppe superi l'incrocio senza accorgersene. Se invece mi faccio trovare già ai lati della Tiburtina, i due servitori della Patria (fanculo!) non potranno non vedermi. Il nodo in vita della felpa blu dell'adidas si sta allentando. Stringo forte mentre lancio un'occhiata fugace all'orologio: 16.44, sto ancora in tempo. Rallento il giusto per riprendere un po' fiato. Le gocce di sudore velocemente scorrono dalla mia fronte. Do l'ultima botta ed arrivo all'incrocio certamente in tempo.
Il traffico è notevole, sopratutto in direzione del Raccordo. Mi appoggio al palo del divieto di sosta e mi accendo, finalmente, una bella sigaretta. Il primo tiro non mi piace, entra strano ed esce storto. Il secondo, invece, già va meglio. Un bus stracolmo di gente si muove a fatica in questo caos organizzato. Il caos delle grandi città è sempre organizzato, ordinato. Quello che da vicino può sembrare un girone infernale di lamiere e clacson, visto da lontano appare per quello che è: un ordinato folle disegno del nostro padrone, il signor Potere.
Butto la cicca per terra e mi scaccolo il naso, mentre in lontananza mi sembra di vedere l'auto di Peppe. Io di macchine non ne capisco un cazzo. Marco Zelig mi sfotte perchè ancora non riesco a distinguere una Tipo da una Uno. In effetti, non sono per niente sicuro che quella macchina in avvicinamento sia di Peppe. Meno male che Andrea si affaccia dal finestrino con gli impeccabili occhiali scuri e un sorriso lento. Faccio un sospiro e penso: andiamo!

Trasferta in casa (1)


Esco dall'ufficio alle 16.31, che sono carico come Varenne pronto a montare una mandria di puledre. Ho preso un'ora di permesso, e Peppe mi ha appena chiamato dicendomi che sono usciti dalla caserma. Lui alla guida ed Andrea di fianco.Traffico permettendo, saranno all'incrocio tra Tiburtina e Via Affile tra una ventina di minuti. Io mi avvio a passo svelto, evitando di accendermi una sigaretta perchè potrei avere il fiatone. Ed ora il fiatone non ci vuole, cazzo. Devo sbrigarmi. Le birre Moretti che porto in busta mi sembrano ancora belle fresche: nel caldo di questo pomeriggio romano l'idea di tracannare insieme al caro Andrea una bella birrozza mi risolleva alquanto. Il compare Andrea è un commilitone di Peppe e Marco. E' di Palermo, e tifa per i rosanero. Stasera, inoltre, c'è Palermo – Milan e lui c'ha la scheda La7 per vedersi le partite. Ma ha deciso di venire con noi e partecipare a questa follia di andare a Napoli, vedere la partita col Livorno e tornare in nottata. Non ha mai visto il San Paolo, e poi è un tipo a cui piacciono le stronzate come questa. Qualcuno potrebbe dire: “Da Roma a Napoli per vedere una partita di merda col Livorno e tornare a Roma in nottata? E poi domani andare a lavorare? Una Follia!”. Cari pigliainculo borghesucci, la follia è stare stravaccati in un divano a vedere una partita di calcio su Sky. La follia è pensare che la cosa più bella è cenare a casa con calma e poi sedersi e vedere l'incontro. La follia è dimenticare che il sale del calcio non sono gli sponsor, le telecamere, i microfoni a bordo campo, la pettinatura di qualche mercenario o le troie in tribuna. Il sale del calcio sono un pallone, una porta e gli stronzi che stanno in curva a sostenere.
Ripetete con me, bifolchi: sostenere, sostenere, sostenere...

domenica 7 ottobre 2007

San Siro: "Napoli fogna d'Italia"

Comunicato del blog AVANTI A GAMBA TESA
Ieri sera, in concomitanza dell'inizio di Inter - Napoli, è stato esposto lo striscione NAPOLI FOGNA D'ITALIA. Le telecamere di mediaset premium hanno ripreso l'infamante scritta per qualche secondo, il tempo sufficiente per farlo leggere.
Se a noi napoletani è bastato un VERONESE SPIA AMICO DELLA POLIZIA per esssere privati del gemellaggio col Genoa (partita assolutamente tranquilla), ci chiediamo cosa succederà ai tifosi interisti e alla società Inter.
Sempre contro il calcio moderno.

venerdì 28 settembre 2007

Mentalità

Gli ultimi avvenimenti necessitano una presa di posizione da parte di questo blog e di tutti gli ultras partenopei che quotidianamente lo visitano e lo animano. Dopo l'ennesima ingiustizia perpretata nei confronti della SSC Napoli e della tifoseria partenopea, con la chiusura dello stadio San Paolo in occasione di Napoli - Genoa e la proibizione della trasferta di Milano, è arrivato il momento di reagire. Basta con le proteste verbali. Basta con le raccolte di firme. Basta con gli scioperi del tifo.
TUTTI A ROMA FUORI ALLA SEDE DELLA FEDERAZIONE!!! Devono mobilitare l'esercito per fermarci. Cingiamo d'assedio il Palazzo e facciamo capire ai (falsi) padroni del pallone che non ci piegheranno mai. E' ormai giunto il momento di reagire con durezza e fermezza. Fanno i decreti contro gli ultras e poi si scopre che la parte più pulita del calcio sono proprio i ragazzi delle curve, mentre i calciatori si drogano o scommettono, i dirigenti comprano e vendono partite, gli arbitri si lasciano corrompere, ecc... Al calcio moderno dobbiamo dire BASTA, ma visto che la nostra voce non viene ascoltata, bisogna urgentemente passare ai fatti. Ci DEVONO stare a sentire! Pertanto il blog AVANTI A GAMBA TESA invita tutti gli ultras partenopei a mobilitarsi ed a raggiungere Roma per protestare in maniera dura e decisa contro la FIGC e la Lega Calcio.

ULTRAS NAPOLI

giovedì 27 settembre 2007

E sarà sempre domenica... (13)


Ore 14:57. In curva A praticamente tutti hanno le mani alte. Entrano le squadre. I tifosotti applaudono. Gli ultras, al segnale convenuto, iniziano a cantare:

Ovunque tu vada
noi ti seguiremo.
La gente che ci vede
ci domanda:
Voi chi siete?
E noi gli rispondiamo...

Le mani alte! Cazzo...su su con queste mani! Gesticolate! Forza...Forza...

Noi siamo la Curva A
Noi siamo la Curva A
Noi siamo, noi siamo
noi siamo, noi siamo
Noi siamo la Curva A

Ore 15:02. Il cornutone con la giacchetta nera ha appena fischiato l'inizio della partita. Il Napoli attaccherà nel primo tempo verso la curva A. Speriamo di vedere un cazzo di gol, porca puttana. Mi accendo la prima sigaretta mentre la curva intona un coro in memoria di Sergio Ercolano, e con la mente ritorno a quella triste serata di Avellino. Dopo il giusto ricordo di Sergio, la A canta i classici poliziotto primo nemico e onoriamo i diffidati. Questi cori sono cantati praticamente da tutta la curva. Può sembrare strano per i vostri occhi borghesi appiattiti dalla pay tv e dalle tette traboccanti di Ilaria D'Amico. Ma non è così: tutti cantano a squarciagola il loro odio verso la sbirraglia ed il loro sostegno agli ultras assenti per diffida. Il DASPO del cazzo ed i decreti di merda!
Angolo per il Napoli. Cross al centro ed il portiere avversario che esce e comodamente blocca. I compari intorno a me cominciano a lamentarsi. Marco sta già fumando, come me. Massimo canta i cori dei Vecchi Lions. Rosario scuote la testa mentre Nando impietrito osserva lo squallore in campo. Peppe ha quasi finito di trangugiare il panino, quando arriva Michele e quatto e quatto si piazza tra le due file di seggiolini. Lo salutiamo frettolosamente perchè i nostri occhi puntano dritti al campo verde. Nessuno chiede a Michele come va? Come stai? Novità?...non è per cattiveria. È il calcio, bellezza. E adesso levati dalle palle.

martedì 25 settembre 2007

E sarà sempre domenica... (12)


Butto la sigaretta e la spengo con la scarpa. Oggi mi sono infilato un bel paio di Doc Martens neri. Ho visto parecchie persone portare i Doc Martens con la punta rinforzata: io, onestamente, li preferisco così. Sono meno pacchiani, e mantengono uno stile di tutto rispetto. E poi, sotto il mio jeans da stadio, ci stanno a pennello.
-Buongiorno ragazzi...come va? - blatera una voce gentile alle mie spalle. Mentre mi giro già immagino chi mi troverò di fronte. Ed infatti...Peppe sta stringendo la mano ai ragazzi, con Marco si scambia anche due baci sulle guance. Io guardo l'orologio: le lancette segnano stancamente le 14:48.
- Come al solito ad orario di cavaliere... - gli faccio io, mentre gli stringo la mano e mi abbasso per dargli un bacio. Saluto pure Riccardino, il fratello di Peppe. In realtà si chiamerebbe Francesco, ma lo chiamiamo Riccardino perchè assomiglia a Kakà, quel frocio clericale che gioca nel Milan. Con loro è venuto pure il cognato, cioè il marito della sorella. Proprio mentre Peppe sta cacciando da una busta azzurrina un tris di panini clamorosamente enormi (probabilmente frittata e friarielli), e come al solito ci offre un assaggio col più classico dei “favorite?”, noto che la formazione è al completo...manca solo Sector. Come sempre. Michele, mio compagno conosciuto durante il servizio civile, abita ad uno sputo dallo stadio San Paolo. Eppure, è capace di arrivare sistematicamente in ritardo alla partita. Per questo lo chiamiamo Sector. Anche se un po' lo capisco: come cazzo si fa ad arrivare allo stadio in orario quando abiti a pochi metri e tua madre ti ha piazzato un piattone di cannelloni fumanti proprio davanti agli occhi? Mettici il tempo di digerire quel bendidio, farti una cacata in santissima pace, ed è chiaro come il piscio che arrivi in ritardo. E' un po' come quei pischelli che abitano vicino alla scuola e arrivano tardi in classe. Forse è una sindrome del cazzo, ancora sconosciuta e tutta da studiare...
- Caro Antonio...come va? - mi dice Peppe, risvegliandomi dai miei ragionamenti del cazzo.
- Mooolto mooolto bene... - gli faccio io, sfottendolo per il suo intercalare. Peppe è un militare, un fottuto servitore della patria dimmerda nella quale abbiamo la sfortuna di vivere. È un granatiere di Sardegna, come Marco. Infatti si sono conosciuti in caserma. Noto la sua classica impeccabile polo rosa, col colletto abbottonato fino a sopra. È un piccolo lord, o meglio...sembra un piccolo lord, perchè se il buon Peppe si lascia andare non si acchiappa più.
Una ruggito amplificato da un megafono riesce a carpire la nostra attenzione e quella di centinaia di persone nei paraggi: - Alzate le mani! Tutti, tutti...alzate le mani! Le mani alte! - e all'unisono tutta la curva esegue i comandi. Genni la Carogna, seminudo sulla balaustra, si sta sgolando nel megafono, che gira in tutte le direzioni per far sentire a tutti che è arrivato il momento di sostenere. I Vecchi Lions, alla nostra destra, ripetono il messaggio e si assicurano che i tifosotti occasionali in cerca di brividi che si sono seduti nella zona eseguano con assoluta precisione i dettami dei veterani della curva. Perchè se c'è una cosa che cazzo non può proprio essere tollerata è la mentalità da pay tv. Parlo di quelle merdaccie fantozziane che vengono in curva e vogliono vedersi la partita tranquilli, magari seduti...fanculo a tutti. In curva si viene per tifare, sostenere, incitare, cantare. Se tutto questo non fa per te, fratello caro, stattene a casa sulla tua bella poltroncina relax oppure spendi qualche euro in più e poggia il tuo culo borghese nei Distinti o in Tribuna. NON TI VOGLIAMO...IN CURVA NON TI VOGLIAMO.

domenica 23 settembre 2007

E sarà sempre domenica... (11)


Aspiro il fumo e lo lascio scorrere nella gola come un terzino fluidificante d'altri tempi. Attendo che il catrame impesti un po' i miei bronchi ed i miei polmoni, come un mastino del centrocampo farebbe nei confronti di una mezzapunta tutta fantasia. Dalla bocca lascio uscire nuvole di fumo biancastro sporco. Alla mia destra i Vecchi Lions stanno preparando uno striscione. Più in basso, c'è la Carogna a petto nudo: è un po' ingrassato, il bestio. L'anno scorso stava messo meglio, muscoli più scolpiti. L'unica cosa che non è minimamente cambiata è la sua faccia: sempre dura, sempre incazzata col mondo. Un ghigno che ti urla VAFFANCULO anche a labbra serrate. Fa paura, Sir Carogna. Non me lo vorrei trovare di fronte in una rissa. Non so se porta lame addosso. Non penso, non è un tipo del genere. Però, porca puttana...perchè rischiare? Uno si fa i cazzi suoi, rompe i coglioni a chi deve e sta attento a non pestare i piedi agli ossi duri. Basta poco per campare tranquilli, ma basta ancor di meno per ritrovarsi coi connotati modificati. Ed io ai miei connotati ci tengo, cazzo. Anche perchè a Rachele piaccio così: con la mia pancetta bella bella, la mia faccia tonda, la camminata da drugo sfigato e tutto e niente.

E sarà sempre domenica... (10)


Dopo dieci minuti che stiamo seduti sotto al nostro Deck, arrivano Rosario e Naldi. Salgono le scale a passo lento, con calma, con calma...Nando c'ha una busta eccessivamente gonfia in mano. Do di gomito a Marco e gli sussurro: - E che c'ha in quella busta, una quintale di castagne? - e accenniamo ad un sorriso, mentre io già mi immagino a sgranocchiare il bendidio che CERTAMENTE il nostro Naldi avrà portato. Saluto Rosario e contemporaneamente lo tiro su, per farlo sedere vicino a Paolo che sta la fila dietro di noi. Naldi, invece, sale con un'agilità insospettabile. E' dimagrito parecchio, cazzo. E sta in forma. Ha avuto un po' di problemi col diabete, cazzi duri da mangiare giù. Ma s'è dovuto mettere a posto, se non voleva tirare le pelli. Ora sembra ringiovanito: sta bene, cazzo. Sgonfio e asciutto.
Mi accendo una sigaretta mentre lo stadio si sta riempendo. La curva B è già bella zeppa, eppure manca ancora un po' all'inizio della partita. La curva A invece si sta riempendo a metropolitane: arriva un treno da cui scende un tot di gente e la ressa ai tornelli diventa insopportabile. Gli incapaci in divisa creano un imbuto pericoloso e tu ti ritrovi spinto alle spalle da una mandria di bufali partenopei che vuole entrare perchè la pacienza non c'è e vaffanculo. Dall'altra ti trovi 'sti celerini del cazzo che stanno già in assetto antisommossa manco fossimo a Genova durante il G8, ti spingono con gli scudi e tu non pensi ad altro che ad entrare, il prima possibile, subito subito, perchè ti stanno schiacciando e non respiri. Da sopra al deck 20 vedo la ressa ai tornelli giù in basso. E' incredibile vedere quanta gente si accalca in fila disordinata fuori alla curva. Non c'è la minima idea di ordine. Ognuno fa come cazzo gli pare. I più dritti se ne fottono della fila: spingono e passano per primi. I gruppi, addirittura, non la fanno nemmeno la fila. Passano e basta. I tipi normali, i tifosi occasionali o i tipi come me che non vogliono rotture di coglioni possono fare solo due cose: o entrare parecchio prima (ed è quello che facciamo noi...) oppure mettersi in fila e pensare che ci vorrà almeno una ventina di minuti buona prima di entrare.

lunedì 13 agosto 2007

E sarà sempre domenica...(9)


Marco è il capofila. E' il primo che si gira verso lo striscione dei vecchi leoni sopra di noi, apprezzandone la grafica ed il colore. Sono secoli che vediamo questo striscione, ma ogni partita sembra uno nuovo, appena fatto, pronto all'esordio. Massimo butta l'occhio sotto il Deck 20, per vedere se qualche sfigato si è permesso di sederi ai nostri posti. Perché quei posti sono i nostri, cazzo! Non l'abbiamo affittati, sia chiaro...e nemmeno comprati. Ma ce li siamo conquistati, dopo anni di trasferte ed umiliazioni, dopo la serie C, dopo aver visto il Chieti (cazzo, il Chieti!) venire al San Paolo e vincere. E noi eravamo lì, tutti noi: Marco, che aveva la licenza e doveva ripartire la sera stessa per Roma; Massimo, che dopo una settimana passata a sentire i problemi degli utenti della Tim avrebbe meritato una vittoria facile, tipo 3 a zero e tutti a casa; Paolo, che si è girato tutte le agenzie interinali di Napoli e provincia, alla ricerca di un posto che non avrai mai se non conosci gli agganci giusti; Rosario, che si è fatto il culo sui libri dell'università; Nando, che fa il falegname e si spacca le mani per far contenti i borghesucci che vogliono le porte nuove o altri cazzi; Peppe, che serve la patria (che brutta parola!) come Marco, e non vuole prenderselo nel culo anche oggi nossignore; ed io, cazzo, il vostro affezionato Antonio, che lavoro in un agenzia di scommesse e per una settimana intera mi sono sorbito le lamentele dei cavallari perché Bicù non vince o degli scommettitori perchè il Napoli è una squadra di merda che non vince mai ed è inutile giocarsela chè si perdono solo i soldi...
Noi non meritiamo questo. Nessuno dei ragazzi della curva merita questo. Ed i calciatori, queste merde strapagate, devono saperlo. Non hanno il diritto, con quello che guadagnano, di avere un affaticamento muscolare dopo 60 minuti. Non ne hanno il diritto, perchè nessun muratore o operaio in fabbrica, che guadagna in un anno ciò che Calaiò guadagna in quindici giorni, si può permettere di affaticarsi dopo un'ora di lavoro. Lo devono sapere, i mercenari che si scopano le veline, che ad incitarli OVUNQUE E COMUNQUE troveranno sempre noi, con qualsiasi tempo, in qualsiasi campo. E devono metterci l'anima, il cuore, la testa, e se necessario anche il culo. Perchè loro sarebbero nulla senza di noi.
Il calciatore è nulla senza una curva.

E sarà sempre domenica...(8)


Riusciamo ad entrare dopo un quarto d'ora buono di fila. Arrivo al tornello dopo che Marco è già passato. Dietro di me c'è Massimo. Alla mia sinistra Paolo. Deck 20 Firm: gruppo kompatto. L'odore del campo già ci sta innaffiando i polmoni: è un odore magico, che si mischia con quello dell'erba che tutti fumano e della birra che tutti bevono. E' un odore fantastico, un misto di puzza e profuma. E' il calcio, bellezza...non c'è un cazzo di meglio!
Facciamo le scale ridacchiando pensando a Naldi che, se fosse qui con noi, si farebbe la solita pisciatina nel bagno delle donne, magari godendo ad alta voce della vescica che si svuota, ed uscendo dal cesso con la patta ancora sbottonata, attraversando godurioso e fiero gli sguardi delle femmine, uno sguardo a metà tra il disgustato e l'eccitato. Alla prima rampa di scale già si vede il manto erboso, e già mi sale un cazzo dentro al culo e stringo le chiappe, perchè sono brividi come questo che mettono il sale sulla vita. Giriamo, chi a destra chi a sinistra (io sempre a sinistra, capiscimi), e saliamo ancora le scale a passo lento: le mura delle scale sono tappezzate di scritte del tipo A.C.A.B., VERONA.I.D.S, BERGAMASCO CHI MOLLA, ODIO ETERNO AL CALCIO MODERNO, SBIRRO NON CI PROVARE NEMMENO, SALERNO NOSTRA DISCARICA...L'ultima rampa di scale ci conduce proprio sotto al settore dei Vecchi Lions. Entriamo guardando il campo di gioco, l'immensità verde su cui i nostri sogni vivono e si infrangono, su cui giocatori di ogni specie passano indifferenti di calpestare il palcoscenico della storia, su cui la maglia azzurra dominerà sempre...Cosa mi piace del campo di gioco? Potrei risponderti: l'odore dell'erba e la perfezione bianca delle righe...ma potresti fraintendermi, fratello caro, immaginando riferimenti a sostanze stupefacenti. E faresti bene, stronzone...

domenica 12 agosto 2007

E sarà sempre domenica...(7)


Paolo arriva in cinque minuti. E' assonnato come al solito. Capello sfatto. Sigaretta ormai agli sgoccioli. Ci saluta a voce rauca. Entra dentro ed ordina un hot dog ed una ceres. Torna e si siede di fianco a Massimo, a cui riserva una pacca sulle spalle. I successivi cinque minuti passano con Paolo che in silenzio si infila in bocca l'hot dog praticamente senza masticare. Noi, invece, ordiniamo altre birre. I nostri discorsi vengono spesso interrotti dai rutti. Finito l'hot dog, Paolo si alza e si prende un'altra birra. Io, che ho già finito la mia seconda Moretti grande, gli chiedo di prendermene un'altra. Gli do i soldi ed esclamo: - Non c'è due senza tre!- Passano altri minuti, sempre più lenti, sempre più lenti...
Ci alziamo dal tavolino che siamo belli benzinati: ci siamo fatti svariate birre e pure un cicchettino offertoci da Zelig. Mi sento sazio e brillo. Barcollo ma non mollo. Ci avviciniamo verso la curva A a passo super lento. Inforco una bella sigaretta seguito a ruota da Marco e Paolo. Fringuello, invece, non fuma più. Ha smesso. Beato lui. Io non ci riuscirei. Specie allo stadio. Ho proprio bisogno della sigaretta. Un bisogno fisico. Anzi, psico-fisico. Quando la partita è tirata, l'arbitro un cornutaccio e Calaiò c'ha la luna storta. Quando l'allenatore non azzecca una mossa, un cambio. Quando la squadra avversaria è tutta in trincea, chiusa nell'area di rigore che non ci passa nemmanco uno sputo. Quando tutto questo succede (e se sei un supporter partenopeo, succede molto spesso), le sigarette sono la tua unica salvezza.
Giunti che siamo ai cancelli della curva A, ci mettiamo in fila. La solita cazzo di fila chilometrica. Incapaci in divisa cercano di mettere in ordine una mandria di ultras che dell'ordine se ne sbattono giustamente i coglioni. Le serpentine rallentano il già lentissimo flusso di gente. All'improvviso, poi, arrivano pure i gruppi, i quali...ovviamente....mica fanno la fila come noi, poveri plebei. Entrano compatti con le aste di bandiera bene in vista. Negli zaini militari stragonfi ci avranno qualche striscione. Dagli adesivi sugli zaini capisco che sono i Vecchi Lions. E sono contento, cazzo. Perchè i Vecchi Lions sono roba buona. C'hanno 'na grande attitudine ultras. C'hanno mentalità, cazzo. Vecchia Mentalità Lions.

E sarà sempre domenica...(6)


Marco e Massimo escono dal Blasius e si siedono di fronte a me. Menu? Marco si è preso una parigina, un crocchè ed una Heineken grande. Massimo, invece, ha in mano un trancio di margherita ed una Moretti grande. Mi ha portato la stessa Moretti grande (ogni Moretti vanno 5 centesimi alle casse del Napoli) ed un trancio di marinara. Io mangio solo la marinara, come pizza. Sono allergico al latte e ai suoi derivati. O meglio, non sono proprio allergico: diciamo che c'ho la nausea. Da piccolo ne ho mangiati troppi. Mia madre mi ha fatto le pompe di mozzarella e simili. Ora non ce le faccio manco a vederle!
Mi butto con violenza un pezzo enorme di pizza in bocca. Mastico velocemente, chè c'ho 'na fame incredibile. Ingoio a fatica. Bevo un lungo sorso di birra. Bella. Ghiacciata. Deliziosa. Sparo un rutto di quelli storici, che due troiette che passano di là mi guardano mezze schifate. Marco si gira verso di loro e alza dolcemente il dito medio. Massimo scoppia a ridere e dice che stronzi che siete, coppia di bastardi! Finiamo di mangiare e bere parlando di Reja che non capisce un cazzo di calcio. Del presidente che c'ha certe idee del cazzo, tipo una lega interspaziale con squadre come Shangai United e Pechino City. Di Marino che vuole fare del Napoli una cosa tipo la sua Udinese. Tanti giocatori sconosciuti e a basso costo. Ma Napoli non è Udine, caro Pierpaolo. Lo devi capire. Qui Pavon ha fatto ridere. Ad Udine poteva sembrare un buon colpo di mercato, ma a Napoli servono giocatori cazzuti, di un certo livello, non per dire. Nello stadio che è stato di Maradone noi abbiamo il diritto, e tu il dovere, di farci vedere calciatori decisamente top. I pipparoli che hai in mente di comprare per il nuovo Napoli, fanculo fanno schifo al cazzo. Siamo tutti concordi, noi del deck 20. Vogliamo un portiere che sappia uscire, oltre che parare. Una difesa coi terzini che spingono e i centrali che picchiano. Un centrocampo con una mente che ragione e per il resto tanti muscoli e grinta. Un attacco che tira in porta parecchio, magari servito da qualche funambolo tutto dribbling e finezze.

E sarà sempre domenica...(5)


Arriviamo nei pressi dello stadio e parcheggiamo di fronte al Blasius, un bar-pub-ristorante-rosticceria...praticamente un posto dove riempirsi lo stomaco a poco prezzo. Scorgo un tavolino libero e mi ci catapulto ad occuparlo come se fossero i seggiolini della finale di Coppa dei Campioni (io la chiamo Coppa dei Campioni, la Champions League per me non esiste...!).
- Che prendi, Dum dum? - mi chiede Massimo, prima di entrare al Blasius - ti va una birra? Media? Grande?
- GRANDISSIMA! - gli faccio io, perchè mi devo benzinare a dovere. Massimo sorride mentre Marco è già alla cassa a fare lo scontrino. Io aspetto che i compari mi portino qualcosa da bere, e mi accendo una sigaretta. Vorrei chiamare Rachele, parlarle un po'. Ma sta a lavoro, come ogni stramaledetta domenica. Ieri sera sono stato un po' stronzo. Forse ho esagerato con qualche battuta di dubbio gusto. Sono uno che non si sa frenare, cazzo. Che non capisce mai quando è ora di farla finita. Sparo cazzate come se piovesse. Prima o poi qualcuno mi manderà a fanculo. E spero che non sarà Rachele quel qualcuno...
Mi squilla il cell. Vedo il nome sul display: BENIGNI. - Onore a Paolo - dico appena rispondo al telefono.
- Caro Otto! - mi fa Paolo, che noi chiamiamo Benigni perchè assomiglia in maniera incredibile al comico. Ed anche perchè ti fa schiattare dalle risate quando è in vena. Lui mi chiama Otto, che sarebbe il diminutivo di Otto Nero: dovete sapere che il vostro affezionato è solito andare allo stadio con un bomber nero e la testa rasata, e secondo Paolo gli ricordo la biglia dell'otto nero quando si gioca a carambola.
- Dove stai, Pà? - gli chiedo.
- Ho appena parcheggiato il motorino. Lato curva B. Voi state di fronte al Mc Donald's?
- No, Benigni. Stiamo al Blasius. Vieni qui?
- Si, si... - mi fa Paolo - aspettatemi che c'ho 'na fame...e sopratutto 'na sete....a tra poco. - e attacca.
Paolo è un gran bel bevitore. Uno di quelli che vorresti sempre avere accanto in una serata di bevute e cazzate. Il tipo ideale. Noi spesso lo sfottiamo sugli orari assurdi della sua vita: in genere, quando la domenica viene allo stadio, si è praticamente svegliato da un quarto d'ora. Il sabato sera, in genere, scende di casa verso le undici, bazzica il centro o scende nei paesi. A volte è venuto anche a Pozzuoli e ci siamo visti. Torna a casa verso le 5, anche le 6, tutto bevuto e ucciso. Si stravacca sul letto con la sana stanchezza di una gioventù urlante che gli stringe le gambe e le meningi. Quando arriva allo stadio, la domenica, ha ancora gli occhi affamati di sonno. Ma lui se ne strafotte e va avanti. Per la sua strada. E' così che si fa, cazzo.

E sarà sempre domenica...(4)


Arriviamo da Cipster che Massimo è già lì. Sta parlando con Enzo il pizzaiolo, che ci vede per primo e ci spara un sorriso stupefacente. Massimo si gira e ci vede. Indica l'orologio come per dire cazzo siete in ritardo come al solito brutte checche. Ci avviciniamo e Massimo fa: - Ciao Carraro - riferito a Marco, e - Ciao Matarrese - riferito a me. Per quei pochissimi stronzoni ignoranti che non lo sapessero, Carraro e Matarrese sono due dei principali padroni del sistema-calcio in Italia. Gentaglia che salta da una poltrona all'altra senza pudore: Lega, Federazione, Coni,...addirittura Carraro è stato anche sindaco di Roma. E' proprio una puttana. Lega e Federazione rappresentano il Palazzo. Il luogo in cui il calcio è morto. Perchè quello che noi ultras vediamo praticamente ogni giorno non è calcio, sia chiaro. E' business. Un affare che muove centinaia di miliardi e milioni di persone. Il Palazzo è il nemico numero uno del movimento ultras. E gli sbirri sono il braccio armato del Palazzo. Strumenti e servi del potere. E noi li combattiamo, in tutte le forme. Talvolta, anche con modi poco eleganti...
Entriamo nell'auto di Massimo, che già ha la radio sintonizzata su Radio Goal. Sentiamo le ultime notizie sulla formazione di oggi. Puntualmente, Massimo bestemmia augurando ogni male a Reja e ad ogni suo discendente fino alla settima generazione.
- Questo non capisce un cazzo - sbraita Massimo, che noi affettuosamente chiamiamo Fringuello da anni, ormai.
- Ma quando lo cacciano, a 'sto stronzo - rincara la dose Marco.
- E come fai a cacciarlo, cazzo? Dalla sua c'ha la classifica che gli dà ragione - faccio io - E poi...chi cazzo ci metti? Non c'è nessuno libero in giro.
E mentre continuiamo a dissertare accademicamente sull'allenatore del Napoli, sul presidente De Laurentis, sul ds Marino, mi squilla il cell. Sul display compare la scritta SKY SPORT 4. E' Rosario. Lo chiamiamo Sky Sport 4 perchè segue praticamente tutti gli sport del cazzo. Oltre al basket, che diciamo è la sua vera passione, cazzo Rosario segue tutto: volley, rugby, calcio a 5, bocce, freccette...E che cazzo! Dico io, no. Si può mai essere appassionati ad ogni sport? Cioè, in pratica, allo sport in generale? Io non ci riuscirei, cazzo. Rosario invece si, ci riesce. Beato lui.
- Ciao Rosà, dimmi.
- Antò, ti volevo dire che facciamo un po' di ritardo. Naldi sta ancora mangiando. Sta strafocando l'impossibile!
- Guagliù - faccio io, rivolto a Massimo e Marco - Naldi ci sta dando in faccia pesantemente.
- Naldi, portaci le castagne! - grida Marco, così da farsi sentire da Rosario.
- Si, si... - dice Rosario dal telefono - Antonio, sentimi. Voi entrate e prendete i posti sotto al Deck. Noi cerchiamo di fare il prima possibile.
- Ok - gli faccio io, - ci vediamo dopo - e chiudo.
Naldi sarebbe Nando, lo zio di Rosario. Tifosissimo del Napoli, mentalità anni 80. Tipo Napoli cià cià cià. Lo chiamiamo Naldi perchè assomiglia in maniera impressionante all'ultimo presidente del Napoli prima del fallimento. Nando è uno spettacolo allo stadio: batte le mani sempre fuori tempo, ignora completamente le canzoni nuove (che per lui sono quelle composte negli ultimi dieci anni...) e canta solo quelle dei tempi di Maradona. Allo stadio porta di tutto: castagne, noci, arance, mandarini, noccioline, fette di pastiera...

E sarà sempre domenica...(3)


Passiamo davanti a Franco il salumiere, che salutiamo con un largo cenno della mano. Tocca poi a Ferdinando il barbiere, l'unico interista che merita rispetto. Ci ha visto crescere, a noi due. Ricordo come se fosse ieri quando ero piccolo e venivo a tagliarmi i capelli da lui. C'aveva certi calendari con delle fighe da paura. Culi sodi all'inverosimile. Tette a pera e a melone. Fiche pelose. E lui che parlava solo di tre cose: cavalli, calcio e politica. I cavalli sono la sua vera passione. Lui è un galoppista, anche se gli ho visto prendere certe polpette al trotto che i migliori trottisti se ne andavano dalla sala sconfitti. Non ama le periziature: segue i cavalli che gioca, o al massimo si basa sul fantino. Di calcio ne capisce parecchio: infatti non ho mai capito come facesse a tifare per quei segoni piagnucolosi dell'Inter. Italianista convinto, anche se non disdegna il calcio spettacolare. Va per la zona mista, diciamo. La politica, invece, è un punto dolente: vota a destra ma non per convinzione. E' semplicemente disgustato dal centrosinistra, e di conseguenza...Ha una forte coscienza civica. Si sente un cittadino onesto che paga le tasse. E per questo critica, si lamenta, propone soluzioni, e prende per il culo i politici che si vengono a tagliare i cappeli. Sfottiamo Ferdinando sull'Inter. Una squadra di pipparoli che non vince mai. C'era anche una battuta. Squadra che vince....non è l'Inter! Lui ride da sotto ai baffoni staliniani.
Passiamo davanti al bar Dolci Momenti, dove Marco è solito prendere il caffè. Saluta la padrona, che però gli sta un po' sul cazzo. Becchiamo qualche vecchia conoscenza di vecchia data.
- Già andate allo stadio? - dice Stefano, che non si fa i cazzi suoi - a quest'ora? E che fate? Lo aprite voi il San Paolo?
E' inutile. Non capiranno mai. Che cosa sia. Quella strana sensazione di entrare in uno stadio semivuoto che si riempie pian piano. A metropolitane. Ogni volta che arriva la metro, scendono migliaia di tifosi che si catapultano in curva cercando di accaparrarsi un posto decente. E tu sei già lì, con i tuoi amici. Che state cazzeggiando sulla formazione che quello stronzo di friulano del cazzo schiererà oggi. Difesa a tre, a quattro o a cinque. Calaiò prima punta o seconda punta. Tu sei lì da ore. La tua giornata è iniziata da un casino. E mentre gli altri stanno ancora in treno o in macchina, tu già sei lì, sotto il deck 20. E fanculo al mondo intero...

E sarà sempre domenica...(2)

Scendo le scale saltellando. Obliquo. Di umore rude. Le mani in tasca si stringono a pugno: sarà una grande giornata, cazzo. Me lo sento. Marco è fuori al cancello che sta parlando al telefono. Ha già la sigaretta appoggiata sulle labbra. Sento un nome. Massimo. E già capisco tutto.
- Si...ok....ok...si, si, 'sto stronzo è appena arrivato - riferito a me - dacci dieci minuti al massimo e stiamo fuori da Cipster...si, Cipster...la pizzeria sul triangolo...esatto, esatto, quella li...ok...ok, a tra poco - e chiude il telefono. Ci diamo la mano e due bacetti sulle guance, ma non come due gay, come due uomini cazzuti. Sento la sua barba ispida e capisco che non si è fatto la barba per sembrare più cattivo. In effetti, bisogna ammetterlo: sembra davvero uno stronzo bastardo di un osso duro. Ci avviamo verso il tabaccaio parlando del sabato sera appena trascorso, chi si è scopato chi, chi si è ubriacato, chi si è perso, chi è stato pestato...e cazzi vari. Arriviamo al tabaccaio ed entriamo. Entro prima io.
- Prima le donne! - dice Marco, mentre sto entrando. Fanculo, fa sempre 'sti scherzi, mister Zelig. E' un grande proprio per questo. Il nomignolo Zelig glielo ha affibbiato Massimo: quando Marco parte con le sue battute c'è poco da fare. Rimani con la panza in mano. Ti pisci sotto. Ti vengono i crampi alla mandibola, tanto che ridi.
Marco prende un pacchetto di Merit. Io un pacchetto di Pall Mall da 10. Così sono sicuro di fumare max dieci sigarette. Ci sono state partite che mi sono fumato un pacchetto intero e poi ho pure scroccato qualche sigaretta ai compagni. Tipo le partite di Ulivieri e Colomba e Ventura e Reja. Partite che ti partono il fegato, i polmoni e pure le palle. Cazzo.

E sarà sempre domenica...


Cazzo.
Suona la sveglia del cellulare proprio mentre Pamela Anderson si sta togliendo il reggiseno e mi guarda con la voglia di farsi una scopata come si deve. Non com quel mezzo frocio drogato di Tommy Lee. - Si, d'accordo, è solo un sogno - direte voi. Ok. Tutto a posto. Però, fanculo, me la stavo per scopare! Ancora qualche minuto e Pamela si sarebbe inginocchiata davanti al mio cazzone partenopeo con le labbra a canotto aperte e vogliose, mentre io sarei stato sguarrato sul divano a vedere Di Canio dribblare la difesa del Milan ed infilarlo nel culo rifatto del Cavalier Berlusconi.
Invece no, cazzo. Suona la sveglia e mi devo alzare, porcaccia puttana miseria. Il letto è sempre bellissimo, a prima mattina: sembra più caldo, più morbido, più accogliente. - Ma devi alzarti, Antonio! - mi dico ad alta voce. Gli occhi semichiusi dal sonno. La bocca ancora impastata dalle birre e le sigarette del sabato sera. Le palle gelate ed il cazzo ancora in tiro per il sogno di Pamela. Scendo dal letto con lentezza pachidermica, eppure so che – cazzo – tra poco Marco sarà sotto al portone e mi busserà e mia madre come al solito dovrà dirgli - Sta scendendo, Marco...due minuti - mentre sa che in realtà ci vorranno almeno dieci minuti buoni e abbondanti. Mi faccio una pisciata che entrerà nella storia. Scorreggio con gusto. Mi butto nella doccia che ancora c'ho le palpebre attaccate. Col bagnoschiuma mi lavo anche i capelli. Sono cortissimi. Freschi di rasatura. Me li sono tosati ieri pomeriggio. Sento il caldo torpore del mattino che mi abbandona, mentre mi sciacquo le palle e mi insapono il collo e le ascelle. Esco dalla doccia finalmente sveglio. Mi asciugo in fretta e furia. Marco starà gia bestemmiando per il mio ennesimo ritardo. Mi butto dentro una t-shirt blu con la scritta AVANTI A GAMBA TESA sul davanti. Un paio di jeans scuciti a foderarmi le cosce e i coglioni. Una felpa adidas blu con strisce bianche. Abbonamento e documento e qualche euro. Lancio un saluto alla mamma e al papà. Mi chiudo la porta dietro al culo.