venerdì 28 settembre 2007

Mentalità

Gli ultimi avvenimenti necessitano una presa di posizione da parte di questo blog e di tutti gli ultras partenopei che quotidianamente lo visitano e lo animano. Dopo l'ennesima ingiustizia perpretata nei confronti della SSC Napoli e della tifoseria partenopea, con la chiusura dello stadio San Paolo in occasione di Napoli - Genoa e la proibizione della trasferta di Milano, è arrivato il momento di reagire. Basta con le proteste verbali. Basta con le raccolte di firme. Basta con gli scioperi del tifo.
TUTTI A ROMA FUORI ALLA SEDE DELLA FEDERAZIONE!!! Devono mobilitare l'esercito per fermarci. Cingiamo d'assedio il Palazzo e facciamo capire ai (falsi) padroni del pallone che non ci piegheranno mai. E' ormai giunto il momento di reagire con durezza e fermezza. Fanno i decreti contro gli ultras e poi si scopre che la parte più pulita del calcio sono proprio i ragazzi delle curve, mentre i calciatori si drogano o scommettono, i dirigenti comprano e vendono partite, gli arbitri si lasciano corrompere, ecc... Al calcio moderno dobbiamo dire BASTA, ma visto che la nostra voce non viene ascoltata, bisogna urgentemente passare ai fatti. Ci DEVONO stare a sentire! Pertanto il blog AVANTI A GAMBA TESA invita tutti gli ultras partenopei a mobilitarsi ed a raggiungere Roma per protestare in maniera dura e decisa contro la FIGC e la Lega Calcio.

ULTRAS NAPOLI

giovedì 27 settembre 2007

E sarà sempre domenica... (13)


Ore 14:57. In curva A praticamente tutti hanno le mani alte. Entrano le squadre. I tifosotti applaudono. Gli ultras, al segnale convenuto, iniziano a cantare:

Ovunque tu vada
noi ti seguiremo.
La gente che ci vede
ci domanda:
Voi chi siete?
E noi gli rispondiamo...

Le mani alte! Cazzo...su su con queste mani! Gesticolate! Forza...Forza...

Noi siamo la Curva A
Noi siamo la Curva A
Noi siamo, noi siamo
noi siamo, noi siamo
Noi siamo la Curva A

Ore 15:02. Il cornutone con la giacchetta nera ha appena fischiato l'inizio della partita. Il Napoli attaccherà nel primo tempo verso la curva A. Speriamo di vedere un cazzo di gol, porca puttana. Mi accendo la prima sigaretta mentre la curva intona un coro in memoria di Sergio Ercolano, e con la mente ritorno a quella triste serata di Avellino. Dopo il giusto ricordo di Sergio, la A canta i classici poliziotto primo nemico e onoriamo i diffidati. Questi cori sono cantati praticamente da tutta la curva. Può sembrare strano per i vostri occhi borghesi appiattiti dalla pay tv e dalle tette traboccanti di Ilaria D'Amico. Ma non è così: tutti cantano a squarciagola il loro odio verso la sbirraglia ed il loro sostegno agli ultras assenti per diffida. Il DASPO del cazzo ed i decreti di merda!
Angolo per il Napoli. Cross al centro ed il portiere avversario che esce e comodamente blocca. I compari intorno a me cominciano a lamentarsi. Marco sta già fumando, come me. Massimo canta i cori dei Vecchi Lions. Rosario scuote la testa mentre Nando impietrito osserva lo squallore in campo. Peppe ha quasi finito di trangugiare il panino, quando arriva Michele e quatto e quatto si piazza tra le due file di seggiolini. Lo salutiamo frettolosamente perchè i nostri occhi puntano dritti al campo verde. Nessuno chiede a Michele come va? Come stai? Novità?...non è per cattiveria. È il calcio, bellezza. E adesso levati dalle palle.

martedì 25 settembre 2007

E sarà sempre domenica... (12)


Butto la sigaretta e la spengo con la scarpa. Oggi mi sono infilato un bel paio di Doc Martens neri. Ho visto parecchie persone portare i Doc Martens con la punta rinforzata: io, onestamente, li preferisco così. Sono meno pacchiani, e mantengono uno stile di tutto rispetto. E poi, sotto il mio jeans da stadio, ci stanno a pennello.
-Buongiorno ragazzi...come va? - blatera una voce gentile alle mie spalle. Mentre mi giro già immagino chi mi troverò di fronte. Ed infatti...Peppe sta stringendo la mano ai ragazzi, con Marco si scambia anche due baci sulle guance. Io guardo l'orologio: le lancette segnano stancamente le 14:48.
- Come al solito ad orario di cavaliere... - gli faccio io, mentre gli stringo la mano e mi abbasso per dargli un bacio. Saluto pure Riccardino, il fratello di Peppe. In realtà si chiamerebbe Francesco, ma lo chiamiamo Riccardino perchè assomiglia a Kakà, quel frocio clericale che gioca nel Milan. Con loro è venuto pure il cognato, cioè il marito della sorella. Proprio mentre Peppe sta cacciando da una busta azzurrina un tris di panini clamorosamente enormi (probabilmente frittata e friarielli), e come al solito ci offre un assaggio col più classico dei “favorite?”, noto che la formazione è al completo...manca solo Sector. Come sempre. Michele, mio compagno conosciuto durante il servizio civile, abita ad uno sputo dallo stadio San Paolo. Eppure, è capace di arrivare sistematicamente in ritardo alla partita. Per questo lo chiamiamo Sector. Anche se un po' lo capisco: come cazzo si fa ad arrivare allo stadio in orario quando abiti a pochi metri e tua madre ti ha piazzato un piattone di cannelloni fumanti proprio davanti agli occhi? Mettici il tempo di digerire quel bendidio, farti una cacata in santissima pace, ed è chiaro come il piscio che arrivi in ritardo. E' un po' come quei pischelli che abitano vicino alla scuola e arrivano tardi in classe. Forse è una sindrome del cazzo, ancora sconosciuta e tutta da studiare...
- Caro Antonio...come va? - mi dice Peppe, risvegliandomi dai miei ragionamenti del cazzo.
- Mooolto mooolto bene... - gli faccio io, sfottendolo per il suo intercalare. Peppe è un militare, un fottuto servitore della patria dimmerda nella quale abbiamo la sfortuna di vivere. È un granatiere di Sardegna, come Marco. Infatti si sono conosciuti in caserma. Noto la sua classica impeccabile polo rosa, col colletto abbottonato fino a sopra. È un piccolo lord, o meglio...sembra un piccolo lord, perchè se il buon Peppe si lascia andare non si acchiappa più.
Una ruggito amplificato da un megafono riesce a carpire la nostra attenzione e quella di centinaia di persone nei paraggi: - Alzate le mani! Tutti, tutti...alzate le mani! Le mani alte! - e all'unisono tutta la curva esegue i comandi. Genni la Carogna, seminudo sulla balaustra, si sta sgolando nel megafono, che gira in tutte le direzioni per far sentire a tutti che è arrivato il momento di sostenere. I Vecchi Lions, alla nostra destra, ripetono il messaggio e si assicurano che i tifosotti occasionali in cerca di brividi che si sono seduti nella zona eseguano con assoluta precisione i dettami dei veterani della curva. Perchè se c'è una cosa che cazzo non può proprio essere tollerata è la mentalità da pay tv. Parlo di quelle merdaccie fantozziane che vengono in curva e vogliono vedersi la partita tranquilli, magari seduti...fanculo a tutti. In curva si viene per tifare, sostenere, incitare, cantare. Se tutto questo non fa per te, fratello caro, stattene a casa sulla tua bella poltroncina relax oppure spendi qualche euro in più e poggia il tuo culo borghese nei Distinti o in Tribuna. NON TI VOGLIAMO...IN CURVA NON TI VOGLIAMO.

domenica 23 settembre 2007

E sarà sempre domenica... (11)


Aspiro il fumo e lo lascio scorrere nella gola come un terzino fluidificante d'altri tempi. Attendo che il catrame impesti un po' i miei bronchi ed i miei polmoni, come un mastino del centrocampo farebbe nei confronti di una mezzapunta tutta fantasia. Dalla bocca lascio uscire nuvole di fumo biancastro sporco. Alla mia destra i Vecchi Lions stanno preparando uno striscione. Più in basso, c'è la Carogna a petto nudo: è un po' ingrassato, il bestio. L'anno scorso stava messo meglio, muscoli più scolpiti. L'unica cosa che non è minimamente cambiata è la sua faccia: sempre dura, sempre incazzata col mondo. Un ghigno che ti urla VAFFANCULO anche a labbra serrate. Fa paura, Sir Carogna. Non me lo vorrei trovare di fronte in una rissa. Non so se porta lame addosso. Non penso, non è un tipo del genere. Però, porca puttana...perchè rischiare? Uno si fa i cazzi suoi, rompe i coglioni a chi deve e sta attento a non pestare i piedi agli ossi duri. Basta poco per campare tranquilli, ma basta ancor di meno per ritrovarsi coi connotati modificati. Ed io ai miei connotati ci tengo, cazzo. Anche perchè a Rachele piaccio così: con la mia pancetta bella bella, la mia faccia tonda, la camminata da drugo sfigato e tutto e niente.

E sarà sempre domenica... (10)


Dopo dieci minuti che stiamo seduti sotto al nostro Deck, arrivano Rosario e Naldi. Salgono le scale a passo lento, con calma, con calma...Nando c'ha una busta eccessivamente gonfia in mano. Do di gomito a Marco e gli sussurro: - E che c'ha in quella busta, una quintale di castagne? - e accenniamo ad un sorriso, mentre io già mi immagino a sgranocchiare il bendidio che CERTAMENTE il nostro Naldi avrà portato. Saluto Rosario e contemporaneamente lo tiro su, per farlo sedere vicino a Paolo che sta la fila dietro di noi. Naldi, invece, sale con un'agilità insospettabile. E' dimagrito parecchio, cazzo. E sta in forma. Ha avuto un po' di problemi col diabete, cazzi duri da mangiare giù. Ma s'è dovuto mettere a posto, se non voleva tirare le pelli. Ora sembra ringiovanito: sta bene, cazzo. Sgonfio e asciutto.
Mi accendo una sigaretta mentre lo stadio si sta riempendo. La curva B è già bella zeppa, eppure manca ancora un po' all'inizio della partita. La curva A invece si sta riempendo a metropolitane: arriva un treno da cui scende un tot di gente e la ressa ai tornelli diventa insopportabile. Gli incapaci in divisa creano un imbuto pericoloso e tu ti ritrovi spinto alle spalle da una mandria di bufali partenopei che vuole entrare perchè la pacienza non c'è e vaffanculo. Dall'altra ti trovi 'sti celerini del cazzo che stanno già in assetto antisommossa manco fossimo a Genova durante il G8, ti spingono con gli scudi e tu non pensi ad altro che ad entrare, il prima possibile, subito subito, perchè ti stanno schiacciando e non respiri. Da sopra al deck 20 vedo la ressa ai tornelli giù in basso. E' incredibile vedere quanta gente si accalca in fila disordinata fuori alla curva. Non c'è la minima idea di ordine. Ognuno fa come cazzo gli pare. I più dritti se ne fottono della fila: spingono e passano per primi. I gruppi, addirittura, non la fanno nemmeno la fila. Passano e basta. I tipi normali, i tifosi occasionali o i tipi come me che non vogliono rotture di coglioni possono fare solo due cose: o entrare parecchio prima (ed è quello che facciamo noi...) oppure mettersi in fila e pensare che ci vorrà almeno una ventina di minuti buona prima di entrare.