mercoledì 30 aprile 2008

Abbandono lavoro e famiglia... (7)


La serata volge al termine. Io incomincio a vedere i puffi: forse ho bevuto troppo. O forse no, vaffanculo. Marco si è placato un attimo, sta fumando beatamente l'ennesima sigaretta di una serata maschia e contorta. Il nostro silenzio è rotto dal costante traffico di motorini e auto. Il Gazebo si sta svuotando, anche perchè il fossil che c'ho al polso blatera che mezzanotte è passata da un pezzo. Sono in dubbio se accendermi un'altra sigaretta oppure no. Ultimamente sto fumando troppo e quando scendo in campo si vede, cazzo. Non sono mai stato un giocatore veloce o mobile. Sono il classico medianaccio che morde le caviglie ed entra a gamba tesa. Se mi chiedete il lancio illuminante o la giocata decisiva, state fuori. Se invece volete che la mezzapunta avversaria non prenda un pallone o che a centrocampo ci sia qualche gomito alto e qualche dente sul terreno, convocatemi pure.
Marco invece è un buon portiere. A dispetto della stazza notevole, è parecchio agile. Ed è bravo nelle uscite: si butta nei piedi degli attaccanti, senza paura.
Pure Massimo è un portiere, stilisticamente molto diverso da Zelig. Più eleganto, bravo nei riflessi, soffre invece i tiri da lontano.
Peppe Moltobene è una buona punta, rapida e sgusciante. Manca un po' di freddezza e di altruismo, ma va bene pure così.
Rosario è un difensore arcigno, poca tecnica e molta sostanza. Presente e concentrato. Meglio stopper che terzino.
Di Micky Sector e di Paolo Benigni non so proprio un cazzo di come giocano: diciamo che a occhio Michele mi pare un po' meglio, ma solo a occhio però.
Mentre mi faccio sti pensieri strani, mi squilla il cell. Mi ridesto e vedo il display lampeggiare FRINGUELLO. Attiro l'attenzione di Marco, che sta fissando l'interno cosce delle due troie sedute di fronte, e rispondo a Massimo:
“Dum Dum, grande notizia!” - mi fa Max.
“Dimmi Fringuè, che è successo?”
“Hai saputo dei sorteggi di Coppa Italia?”
Per un attimo ci penso: cazzo, oggi c'erano i sorteggi di coppa e io mi sono proprio scordato! 'Sta memoria dimmerda! “No, non so niente... chi abbiamo preso?”
“Ti dico solo una cosa... Passamontagna, bastone nella mano...” - mi fa Massimo.
I miei occhi si sgranano, si illuminano, tanto che Marco mi guarda nell'attesa di sapere il fatidico nome. Io dico, quasi a bassa voce, scandendo bene le lettere: “V-e-r-o-n-a”.
Marco caccia un urlo che tutta la gente del Gazebo si gira. Zelig li manda tutti a fare in culo, si alza e corre a mettere in moto la vespa. Massimo dal cell sta cantando i cori contro quei bastardi razzisti del nord. Io c'ho già il cazzo duro se penso a quanti bavosi leghisti spaccheremo il culo.
Saluto Fringuello che manco mi sente e sta ancora cantando E la guerriglia sarà.... Salto sulla vespa di un eccitatissimo Marco che già sta al telefono con qualcuno per dire del sorteggio. Imbocchiamo la strada del ritorno ed io c'ho un solo pensiero in testa: organizzare la trasferta a Verona.
== FINE CAPITOLO ==

lunedì 28 aprile 2008

Vero sport

Calcio: Fernando Couto dà una gomitata a Chiellini durante Juve - Parma. 3 gg di squalifica. Totti e Del Piero mandano a fanculo l'arbitro: ammonizione. Mutu plana al suolo senza nemmeno essere stato sfiorato: rigore e nessuna squalifica per il simulatore. Giocatori espulsi che fanno ricorso: pene dimezzate. Puttanata del terzo tempo mutuata dal rugby, ma senza lo spirito del rugby.
Rugby: Mirco Bergamasco colpisce con un pugno un giocatore avversario. Prova tv: 13 gg di squalifica. 13 giornate!!! Bergamasco fa ricorso: la pena è eccessiva. Si riunisce la Commissione Disciplinare: le giornate di squalifica diventano 17! D-i-c-i-a-s-s-e-t-t-e giornate!
Sempre e comunque contro questo calcio!

venerdì 25 aprile 2008

Abbandono lavoro e famiglia... (6)


La chiacchierata procede alla grande. Sbevacchio la quinta Tennent's mentre Marco fuma come una ciminiera e parla a raffica. Una coppia di tope in minigonna si siedono proprio di fronte a me. Quella bionda è più svestita, ma secondo me quella mora è la più troia. Si vede da come si mordicchia le labbra, da come si siede e accavalla le gambe, con l'eleganza di chi sa di avere un patrimonio in mezzo alle cosce. Queste sono due baldracche d'alto bordo, tipe che sposano solo figli di industriali, avvocati o notai. E se non si accontentano di scopate mosce e miliardarie, allora si fanno la scappatella con qualche proletario incazzato e lavoratore, che si alza alle 6 di mattina per servire la Patria o il Padrone.
Mentre mi perdo in questi pensieri malsani, sento Marco che mi parla:
“Certo che abbiamo rinunciato ad un sacco di cose, per il Napoli. I pranzi della domenica non sappiamo che cazzo sono, sempre dietro alla squadra in ogni città e in ogni stadio. Panini freddi pagati caro e birre che sanno di piscio.”.
“Fosse solo questo...” - gli faccio, dopo essere tornato in me “e le scazzottate cogli ultras avversari? Ne abbiamo date e prese davvero tante. E pure coi maiali in divisa, cazzo. Manganellate a non finire, e repressione su tutti i fronti. Quante cazzo di volte siamo tornati a casa con gli occhi gonfi di lacrimogeni o di botte?”.
“Abbiamo abbandonato le famiglie anche quando c'erano compleanni o feste varie. Abbiamo rischiato di essere lasciati dalle nostre ragazze tutte le volte che c'era il Napoli, in campo o davanti alla tv. Pizze organizzate solo per vedersi la partita. Fughe dallo stadio per prendere l'ultimo treno, dopo una partitaccia in notturna!”.
“Di bene, Marco. Io, quando stavamo in serie B e giocavamo di sabato sera, litigavo con Rachele ogni due settimane: ogni volta che gli azzurri giocavano al San Paolo significava che quel sabato si usciva tardi o non si usciva proprio.”.
“Ma infatti...” - mi fa Marco, accendenedo un'altra sigaretta - “e magari i mercenari che andavano in campo se ne strafottevano dei chilometri e dei sacrifici che facevamo per la maglia, tiravano indietro la gamba e a fine partita tutti tranquilli nello spogliatoio chè tanto lo stipendio arriva comunque.”.
“Bastardi...” - dico con tutto il disgusto, ricordando cose tipo Napoli – Chieti 1 a 2.
“Oh, c'è Massimo che ogni partita per lui è una trasferta. Cazzo, quello abita a Castelvolturno, in culo al mondo. Piglia quando giochiamo in notturna. Quello parte da casa presto, becca il traffico della tangenziale (e se lo fatto tutto, eh!), arriva allo stadio e parcheggia praticamente a Piazza Leopardi, fa tutta la fila per entrare e alla fine rischia sempre di beccarsi una ripassata da qualche sbirro, a fine partita ritorna alla macchina, si rimette nel traffico fino alla tangenziale, e poi si fa tutta la tangenziale fino a tornare a casa.”.
“Cazzo, solo di benzina se ne va un capitale!” - faccio io, finendomi la quinta tennent's.
“Capisci? E fallo tutte le partite in casa, per anni e anni... alla fine ti potrebbe pure passare la voglia, no?” - afferma Marco.
“Al Fringuello non gli passa mica la voglia” - dico io, con tono severo, come per dire a Marco che max col cazzo che ci rinuncia alla curva.
“Ma che c'entra” - risponde Zelig - “mica dico che gli passerà la voglia. Dico solo che magari ogni tanto ti scazzi a farti il culo ogni volta che c'è una partita! Tu piglia me: cazzo, io ci morirei per la maglia azzurra. Però a volte la domenica sera, dopo la partita, sono distrutto: file ai tornelli, cariche dei celerini, spettacolo indecente in campo. La domenica sera penso: con questo calcio ho chiuso. Ma il lunedì mi sveglio...e vorrei già fosse domenica."

giovedì 24 aprile 2008


mercoledì 23 aprile 2008

Contro il calcio moderno

Che ve ne pare di questo video?




martedì 22 aprile 2008

Abbandono lavoro e famiglia... (5)

Quando Marco ordina la quarta birra pro-capite, io mi sto per accendere un'altra sigaretta. Il compare si è ripreso dalla tristezza iniziale: e' quasi un'ora che stiamo parlando del Napoli, della curva A, degli ultras. Sono contento perchè così si distrae un pò e non pensa ai cazzi che gli frullano nel cervello e nel culo.
"E Rosario? Cazzo, mi fece impazzire quella volta!" - dice Marco.
"Quale volta?" - faccio io, fingendo di non ricordare.
"Come quale... quella volta che si presentò allo stadio col borsone. Era una domanica sera, avevamo un posticipo con qualche squadra bastarda. Rosario il sabato sera l'aveva passato a casa della ragazza. La tipa aveva la casa libera, e pensò bene di invitare il maschione. Voleva farsi una cenetta romantica ed una bella scopata digestiva. Rosario la inchiodò al letto come un trapano a pressione. La mattina della domenica... almeno così mi ha detto Rosario... la tipa sta a telefono coi suoi genitori. Sembra felice. Rosario non capisce, perchè si è appena svegliato e c'ha ancora sullo stomaco la cena pesante della sera prima. Nemmeno le scopate notturne sono riuscite a farlo digerire. Prima di entrare al cesso per pisciare, Sky Sport 4 chiede alla tipa se è tutto ok, se i suoi genitori stanno bene, eccetera. Non che gliene freghi un beneamato cazzo, è solo per educazione. La ragazza blatera un tutto ok di circostanza, ma c'ha gli ochhietti vispi e allegri di chi ha appena ricevuto una bella notizia. Rosario entra nel cesso, piscia e si fa una doccia. I due piccioncini si preparano ed escono a fare una passeggiata. Si fermano ad un ristorantino sul porto per mangiare, poi continuano a girare per Pozzuoli, si prendono un gelato, un caffè... Insomma si fanno le 18. Rosario chiede alla tipa di accompagnarlo a casa per posare il borsone. Nella sua mente, Rosario già sta pregustando il momento in cui poserà il borsone a casa, scenderà a prendere la metro e raggiungerà il San Paolo. Invece la tipa, con l'occhio da zoccola vogliosa, gli dà la "grande" notizia. Sai, i miei non tornano stasera, quindi io pensavo che... insomma se ti va puoi rimanere a cena da me... e poi dopo cena...
Rosario sgrana gli occhi. Pensa: cazzo, e la partita? io devo andare allo stadio! Allora le fa: senti, ti ringrazio, ma devo andare... stasera c'è la partita... poso il borsone e vado... tanto, no, ci sarà occasione... lo sai, mi stanno aspettando...
La tipa cambia espressione lentamente, ma con decisione. Lo guarda in faccia come se volesse sputargli in un occhio, e comincia a urlare: e allora vai allo stadio! vai con quegli sfigati segaioli dei tuoi amici! vai appresso a quegli stronzi del Napoli! Dico: porca puttana, ti invito a cena, quegli stronzi dei miei vecchi non tornano in città... e tu che fai? vai allo stadio? ma vaffanculo!
Rosario rimane impetrito. Guarda sta troia che apre il bagagliaio della macchina, prende il borsone di Rosario e glielo tira dietro. Sale in macchina e fa manovra, lasciando Rosario a piedi e col borsone in mano. La stronza gli passa vicino e gli urla: speriamo che perdete e che andate in serie B!
Rosario la vede svoltare a destra e correre a tutta velocità. Sky Sport 4 raccoglie il borsone e si avvia verso la metro. Sale sul treno e sente nel suo cervello sempre quella frase: speriamo che perdete e che andate in serie B. Involontariamente, automaticamente, la sua mano scende fino ai coglioni e comincia a grattare".
avvertenza

domenica 13 aprile 2008

Bergamasco cùntadìn

Bergamasco cùntadìn
zappa la terra, zappa la terra...
Bergamasco cùntadìn
zappa la terra, zappa la terra...

Come Verona, voi siete come Verona...

Ci hanno cantato 90 minuti di "Napoli colera". Oggi al San Paolo... gesticolare... urlare... sostenere... fischiare...
Nessun rispetto per il padano.

Mi rivolgo ai calciatori: ragazzi, se dopo Catania vi abbiamo perdonato, non lo faremo anche oggi! NOI VOGLIAMO QUESTA VITTORIA!!!

Mentalità.

domenica 6 aprile 2008

Brividi...

http://www.youtube.com/watch?v=Y7xvegPH_Lw&feature=related

Anche se a me piace il West Ham...
Cliccate sul link e fatemi sapere.

venerdì 4 aprile 2008

Abbandono lavoro e famiglia... (4)

L'aria è tesa. C'è qualche cazzo pesante che bolle in pentola. Dopo una boccata alla sigaretta, Marco inizia a parlare. E' un fiume in piena. Parla della sua ragazza. La tipa sta all'estero a fare un anno di praticantato presso una scuola. I patti tra i due erano: tu vai fuori un anno, ed io faccio il bravo. Ma tra un anno torni, mettiamo la testa a posto, magari iniziamo una convivenza, poi forse un matrimonio, qualche marmocchio in prospettiva, insomma una cazzo di vita normale, come dio comanda. E invece la tipa dice che non vuole tornare. Che Parigi è bella, che si vuole realizzare in Francia. Non vuole perderlo, perchè lo ama e bla bla bla, però vuole continuare a stare lì. Non lo sa. E' confusa. Anzi no, ti avverto, ho deciso: io non torno. Anzi no, forse torno. Però non cambio idea. Sia chiaro che non cambio idea. Però ti amo, non voglio perderti, perchè non vieni qui, lasci tutto e vieni da me, tutto quello che ti sei faticosamente costruito lo butti a puttane e vieni all'estero con me, e bla bla bla.
Marco parla velocemente. Con gli occhi stretti per il fumo che sale dalla sigaretta perennemente vicina alle sue labbra. Parla con delusione, non con rabbia. E questo mi fa strano. Perchè secondo me dovrebbe stare incazzato come una belva. E invece no, mi pare rassegnato. Deluso. Amareggiato. Come uno che si sente preso per il culo da un tot di tempo, e non se ne era mai accorto. Lui ne ha fatte di stronzate, ok. Negli anni passati, quando erano un pò più ragazzi, Marco non si è fatto problemi. Però ultimamente, dopo che erano tornati insieme, Zelig sembrava aver messo tutto in chiaro nella sua vita: priorità, interessi, cazzi vari, eccetera. E si vedeva, santiddio, che lui voleva fare le cose serie. Pronto a sacrificarsi. A fare pure dieci passi indietro, per lei. Però pure lei, cazzo di budda, doveva fare qualche passo avanti, altrimenti niente. E invece, lei è rimasta lì, ferma sulle sue instabili posizioni, convinta da chissachi che la vita è una sola e va vissuta lontano da Marco, a Parigi o in qualche altro buco del culo del Mondo. A fare la meastrina o altri cazzi, ma comunque pensando a se stessi in primis.
Io vorrei dirgli qualcosa, a Marco. Vorrei dirgli di mandarla a fare in culo. Di non mettere la sua dignità di maschio sotto i piedi. Vorrei dirgli di rispondere con orgoglio a questa decisione. Che non può accettare questa situazione, che non esiste proprio di mettere in discussione una storia di dieci anni per rincorrere un sogno. Ci vogliono i piedi per terra e la testa sulle spalle, cazzo!
Vorrei dirgli tutte queste cose, ma sto zitto. Perchè penso che in certi momenti un amico ascolta. Muto, nel rispetto del dolore del tuo fratello. Non come le amiche di lei, quelle che le dicono "strafregatene di Marco", "pensa a te stessa, sii egoista ogni tanto" e stronzate del genere. I veri amici stanno muti, si fanno i cazzi loro e parlano solo se interpellati.
Allora tenti di sviare la discussione: "Nun ce pensà chiù!" - gli faccio sorridendo - "stasera stiamo qui, vicino allo stadio, senza donne tra le palle, e vaffanculo al mondo!".
Marco mi guarda, apre gli occhi, sorride, solleva la birra come per proporre un brindisi e dice: "Ma si... vaffanculo al mondo!".
Avvertenza