martedì 25 settembre 2007

E sarà sempre domenica... (12)


Butto la sigaretta e la spengo con la scarpa. Oggi mi sono infilato un bel paio di Doc Martens neri. Ho visto parecchie persone portare i Doc Martens con la punta rinforzata: io, onestamente, li preferisco così. Sono meno pacchiani, e mantengono uno stile di tutto rispetto. E poi, sotto il mio jeans da stadio, ci stanno a pennello.
-Buongiorno ragazzi...come va? - blatera una voce gentile alle mie spalle. Mentre mi giro già immagino chi mi troverò di fronte. Ed infatti...Peppe sta stringendo la mano ai ragazzi, con Marco si scambia anche due baci sulle guance. Io guardo l'orologio: le lancette segnano stancamente le 14:48.
- Come al solito ad orario di cavaliere... - gli faccio io, mentre gli stringo la mano e mi abbasso per dargli un bacio. Saluto pure Riccardino, il fratello di Peppe. In realtà si chiamerebbe Francesco, ma lo chiamiamo Riccardino perchè assomiglia a Kakà, quel frocio clericale che gioca nel Milan. Con loro è venuto pure il cognato, cioè il marito della sorella. Proprio mentre Peppe sta cacciando da una busta azzurrina un tris di panini clamorosamente enormi (probabilmente frittata e friarielli), e come al solito ci offre un assaggio col più classico dei “favorite?”, noto che la formazione è al completo...manca solo Sector. Come sempre. Michele, mio compagno conosciuto durante il servizio civile, abita ad uno sputo dallo stadio San Paolo. Eppure, è capace di arrivare sistematicamente in ritardo alla partita. Per questo lo chiamiamo Sector. Anche se un po' lo capisco: come cazzo si fa ad arrivare allo stadio in orario quando abiti a pochi metri e tua madre ti ha piazzato un piattone di cannelloni fumanti proprio davanti agli occhi? Mettici il tempo di digerire quel bendidio, farti una cacata in santissima pace, ed è chiaro come il piscio che arrivi in ritardo. E' un po' come quei pischelli che abitano vicino alla scuola e arrivano tardi in classe. Forse è una sindrome del cazzo, ancora sconosciuta e tutta da studiare...
- Caro Antonio...come va? - mi dice Peppe, risvegliandomi dai miei ragionamenti del cazzo.
- Mooolto mooolto bene... - gli faccio io, sfottendolo per il suo intercalare. Peppe è un militare, un fottuto servitore della patria dimmerda nella quale abbiamo la sfortuna di vivere. È un granatiere di Sardegna, come Marco. Infatti si sono conosciuti in caserma. Noto la sua classica impeccabile polo rosa, col colletto abbottonato fino a sopra. È un piccolo lord, o meglio...sembra un piccolo lord, perchè se il buon Peppe si lascia andare non si acchiappa più.
Una ruggito amplificato da un megafono riesce a carpire la nostra attenzione e quella di centinaia di persone nei paraggi: - Alzate le mani! Tutti, tutti...alzate le mani! Le mani alte! - e all'unisono tutta la curva esegue i comandi. Genni la Carogna, seminudo sulla balaustra, si sta sgolando nel megafono, che gira in tutte le direzioni per far sentire a tutti che è arrivato il momento di sostenere. I Vecchi Lions, alla nostra destra, ripetono il messaggio e si assicurano che i tifosotti occasionali in cerca di brividi che si sono seduti nella zona eseguano con assoluta precisione i dettami dei veterani della curva. Perchè se c'è una cosa che cazzo non può proprio essere tollerata è la mentalità da pay tv. Parlo di quelle merdaccie fantozziane che vengono in curva e vogliono vedersi la partita tranquilli, magari seduti...fanculo a tutti. In curva si viene per tifare, sostenere, incitare, cantare. Se tutto questo non fa per te, fratello caro, stattene a casa sulla tua bella poltroncina relax oppure spendi qualche euro in più e poggia il tuo culo borghese nei Distinti o in Tribuna. NON TI VOGLIAMO...IN CURVA NON TI VOGLIAMO.

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