giovedì 18 ottobre 2007

Trasferta in casa (2)


Mi gratto il buco del culo, che sento sudaticcio. Accellero ancora perchè ho paura che Peppe superi l'incrocio senza accorgersene. Se invece mi faccio trovare già ai lati della Tiburtina, i due servitori della Patria (fanculo!) non potranno non vedermi. Il nodo in vita della felpa blu dell'adidas si sta allentando. Stringo forte mentre lancio un'occhiata fugace all'orologio: 16.44, sto ancora in tempo. Rallento il giusto per riprendere un po' fiato. Le gocce di sudore velocemente scorrono dalla mia fronte. Do l'ultima botta ed arrivo all'incrocio certamente in tempo.
Il traffico è notevole, sopratutto in direzione del Raccordo. Mi appoggio al palo del divieto di sosta e mi accendo, finalmente, una bella sigaretta. Il primo tiro non mi piace, entra strano ed esce storto. Il secondo, invece, già va meglio. Un bus stracolmo di gente si muove a fatica in questo caos organizzato. Il caos delle grandi città è sempre organizzato, ordinato. Quello che da vicino può sembrare un girone infernale di lamiere e clacson, visto da lontano appare per quello che è: un ordinato folle disegno del nostro padrone, il signor Potere.
Butto la cicca per terra e mi scaccolo il naso, mentre in lontananza mi sembra di vedere l'auto di Peppe. Io di macchine non ne capisco un cazzo. Marco Zelig mi sfotte perchè ancora non riesco a distinguere una Tipo da una Uno. In effetti, non sono per niente sicuro che quella macchina in avvicinamento sia di Peppe. Meno male che Andrea si affaccia dal finestrino con gli impeccabili occhiali scuri e un sorriso lento. Faccio un sospiro e penso: andiamo!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Finchè vivrò finchè vivrò finchè vivrò odierò la capitale odierò la capitale...
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