domenica 24 febbraio 2008

Trasferta in casa (15)

Saliamo in macchina e ci lanciamo velocemente verso la tangenziale. La pioggia è fitta, adesso. Accendiamo la radio ed attendiamo le interviste del mister e dei giocatori. Intanto, ci sentiamo i soliti messaggini che i tifosotti occasionali mandano alla radio. Messaggi tipo: "Forza napoli. Nunzia ti amo" oppure "Andiamo dritti in Europa". Sono gli stessi tifosotti che quando si pareggia o si perde dicono "Reja fa schifo" o "Andiamo dritti in B". Gente che viene allo stadio coi cappellini azzurri e le sciarpe rosa o gialle, che si portano le fidanzatine con la maglietta del pocho o di Calaiò, che non riescono a riconoscere Montervino. Gente da sky e poltrona, che ogni tanto si concedono il brivido di una partita allo stadio. E se non hanno il fegato di andare in curva, magari se ne vanno nei distinti. E buttano le bottigliette addosso ai guardalinee, per sentirsi ultras. E la squadra perde le partite a tavolino o il San Paolo viene squalificato. E gli ultras - quelli veri - si fanno il culo per le trasferte in campi impossibili. Vengono criminalizzati non appena fanno una scorreggia, ma sono gli unici che per la maglia si farebbero uccidere. Portano i vessilli di Napoli in giro per l'Italia, che si tratti di San Siro o del campo del Chieti.
Salutiamo la tangenziale e ci meniamo in autostrada. La stanchezza è tanta. Andrea sta in dormiveglia. Io sto sveglio, ma c'ho gli occhi che mi bruciano. Peppe alla guida mi sembra parecchio stanco. Gli chiedo se vuole un cambio alla guida, ma mi dice di no. Ci siamo da poco fermati ad un autogrill, dopo aver superato un pullman di tifosi del Livorno. Se fossero stati tipi tosti, li avremmo seguiti fino ad un autogrill e li avremmo menati a cinghiate. Ma sono dei cazzoni anziani, e così mi accontento di sparare un dito medio in faccia ad una zoticona sulla quarantina, che mi guarda dal finestrino del bus. La troia sembra non gradire il gesto, ma sono certo che in mezzo alle cosce già sta facendo la crema al pensiero di un pennone partenopeo buttato dentro con grinta.
Usciamo a Roma Est e ci facciamo la Tiburtina fino a casa mia. Andrea si è svegliato da poco, mentre Peppe è praticamente in coma. Saluto alla svelta i compari e mi butto nel portone. Apro la porta di casa stando attento a non svegliare Rachele. Sono distrutto e puzzo come una capra. E penso: "cazzo, abbiamo giocato in casa e mi sono fatto 'sta trasferta!". Mi lavo sommariamente e mi butto nel fodero. Rachele dorme beatamente. Io le do un bacio e lei mi cerca con la mano, fino a trovarmi. Io chiudo gli occhi e penso al Pampa Sosa. Buonanotte.
--- FINE CAPITOLO ---

mercoledì 20 febbraio 2008

Traserta in casa (14)

E' finita. Quello stronzo bastardo cornuto dell'arbitro ha mandato tutti a fanculo. Uno a zero. E vai col tango.
Ci abbracciamo come se ci fossimo appena salvati la vita a vicenda. C'è chi è sudatissimo, manco avesse giocato lui a centrocampo. C'è chi respira a fatica. Chi bestemmia tutti i santi e chi manda a fare in culo i tifosi ospiti. Sono sempre in pochi, i tifosi ospiti. Tranne qualche romanista nei tempi d'oro, di tifosi ospiti a Napoli se ne vedono sempre pochi. Si vede che si è sparsa la voce: a Napoli facciamo il culo a tutti! Credo che abbiano capito, soprattutto i bavosi leghisti, che qui a Napoli non c'è minestra. L'unico leghista buono è un leghista buono. Merde secche e segaioli. Nulla più.
Salutiamo tutti, ad uno ad uno. Mi fanno l'in bocca al lupo per il viaggio di ritorno e per la vita in generale. Io, Peppe e Don Andrea scendiamo le scalinate del San Paolo e già mi viene un magone in corpo. Il pensiero che passerà un sacco di tempo prima di tornare in questo stadio, in questa curva, mi rende triste e arrabbiato. Mentre tutta la gente intorno a me blatera dissertazioni sullo schema tattico della partita appena conclusa, io cerco - cazzo, che tristezza - cerco di respirare tutti gli odori della curva. Chiudo gli occhi e mi faccio trasportare giù dalla marea di gente che scende le scale. Sento voci che per mesi non ascolterò più. Perchè puttana eva devo tornare al lavoro, ed io lavoro a più di 200 km da Napoli. Se stessi ancora qui, col cazzo che mi perderei una partita. Ma la classe dirigente dimmerda della capitale partenopea non fa un beneamato cazzo per mantenere la gioventù napoletana nella città natìa. Se non sei figlio di qualcuno o non hai la conoscenza giusta, fratello caro fatti i bagagli e sgomma. Che a Napoli ci restano solo i fortunati, i camorristi e i venduti.
Usciamo dal San Paolo ed ho giusto il tempo di girarmi. I riflettori illuminano ancora un manto erboso che non mi è mai parso così bello e verde. Cerco di concentrarmi, per stamparmi nella testa l'immagine di questo stadio, che già mi manca un casino. Peppe e Andrea mi chiamano. Facciamo tardi, se non ci sbrighiamo. Il traffico della tangenziale. Il tragitto in autostrada. E poi, cazzo di budda, sta pure ricominciando a piovere. Mi rigiro dando le spalle alla curva A. E sento - cazzo, una fitta al cuore - che ci vorrà parecchio prima di tornarci.

mercoledì 13 febbraio 2008

Scusatemi!!!

Sono stato latitante. Colpa mia. Da tempo immemorabile non aggiorno il blog. Problemi di varia natura mi hanno impedito di continuare il romanzo. Adesso, invece, eccomi qui. Sono tornato. Con un nuovo sondaggio...col caro forum (iscrivetevi!)...con altri episodi della storia....

Una notizia in anteprima: una casa editrice sembra interessata al romanzo. Se tutto va bene, in estate o per l'inizio della prox stagione il romanzo verrà pubblicato. E voi? Lo comprerete?
Fatemi sapere che ne pensate...