
Sono quasi le 3 di notte di un sabato sera indimenticabile. La capitale della sedicente Italia si addormenta, nervosa e stanca. La principale squadra capitolina ha appena perso, in casa, lo scontro con l'altra vera capitale della penisola italica: Napoli.
Napoli gioisce e si specchia nelle lacrime di gioia dei suoi tifosi, siano essi giunti dall'antica partenope oppure residenti fuori dalla terra natia. Lo stadio Olimpico ribolliva di napoletani in ogni settore, ed i gol sono stati salutati con grida di giubilo inconsuete per una squadra che gioca in trasferta. Ma si sa: il Napoli non gioca mai in trasferta, perchè il suo Popolo è ovunque.
Se all'andata Giulio Cesare si è dovuto inchinare a Masaniello, stavolta si è addirittura capovolta la storia: i Borbone hanno conquistato Roma, proprio nell'anno del centocinquantesimo anniversario della invasione delle Due Sicilie.
Un uruguagio figlio di emigranti meridionali, al secolo Edinson Cavani, ha realizzato i due gol che hanno consegnato la corona d'alloro a Napoli ed ai napoletani, primo fra tutti quel Paolo Cannavaro capace di zittire tutti i fischi di qualche anno fa servendo su un piatto d'argento un assist degno del miglior Garrincha.
Ma lascio volentieri ai giornalisti di professione la cronaca di una partita che per i tanti napoletani come me, costretti a vivere e lavorare fuori dalla madre patria, ha assunto i connotati di una rivincita sociale e popolare: vivere a Roma non è facile, per un meridionale lo è ancor meno.
I calciatori sembrano averlo capito: la maglia del Napoli è la maglia della nostra Nazionale, rappresenta un Popolo ed una Terra antica e valorosa. Non hanno mai tirato indietro la gamba, ed hanno risposto a tono alle provocazione dei vari Cassetti, Rosi, De Rossi. Spavaldi ed umili, grintosi e pacati, questi calciatori e questo mister che non smetteremo mai di ringraziare. Le bandiere sventolino fiere, i balconi siano addobbati a festa: partenopei, noi siamo partenopei.
Lo sappiamo bene: conta solo la maglia. Non ce lo dimentichiamo nè quando vinciamo a Torino o a Roma, nè quando perdevamo col Chieti. Stasera, però, concedetemi di osannare gli eroi dell'Olimpico. Concedetemi un tocco di retorica. Una città sommersa dai rifiuti, dalla camorra e dal malgoverno, stasera è tornata ad essere una Capitale.
La più bella Capitale del mondo.
COMUNQUE VADA GRAZIE RAGAZZI CHE STATE PORTANDO COSI IN ALTO IL NOME DELLA NOSTRA CITTA !!!!!!!!!
RispondiElimina"Se all'andata Giulio Cesare si è dovuto inchinare a Masaniello, stavolta si è addirittura capovolta la storia: i Borbone hanno conquistato Roma, proprio nell'anno del centocinquantesimo anniversario della invasione delle Due Sicilie."
RispondiElimina...che sia lo spirito BORBONICO a volersi vendicare del misfatto subito 150 annio fa?AVANTI NAPOLI!
E'proprio un bel post carico di passione.
RispondiEliminaIo Dedicherei,in particolare,questa vittoria a Cassetti che a Lavezzi,dopo il presunto sputo,ha detto "queste cose le vai a fare a Napoli".
E ancora,la dedico a tutti i Rom_ani
che durante la partita hanno cantato "senti come puzza Napoli".
Grazie Ragazzi.
Maria, lasciamo perdere per cortesia i romani, i romanisti e cassetti (volutamente minuscoli). Cassetti ha detto "Queste cose le vai a fare a Napoli?!?" Beh forse ha dimenticato che qualche anno fa il suo bel capitano, prima di dedicarsi alla raccolta dei centesimi, lo fece davanti a tutta l'Europa in una partita dell'europeo con la maglia della nazionale.
RispondiElimina"senti come rosica roma".
Saluti a tutti, e sempre FORZA NAPOLI
tutti abbiamo visto...e nulla resta impunito,romano guarda come si gioca al calcio,grinta passione e lealtà.
RispondiEliminaantiromagroup