venerdì 25 luglio 2008

Tutti all'Olimpico???


Prima di campionato: Roma - Napoli. L'occasione è ghiotta, per domenica 31 agosto. Ma ho un dubbio: il famoso (e famigerato) Osservatorio consentirà ai napoletani di seguire gli azzurri in trasferta a Roma? O, come già è successo numerose volte l'anno scorso, il Napoli verrà penalizzato ed i suoi tifosi privati delle trasferte in buona parte d'Italia?

Se uno Stato non è capace di garantire l'ordine pubblico senza ledere le libertà individuali e sociali, è uno Stato inutile e nocivo. Inutile, perchè cede le armi ed ammette la sconfitta; nocivo, perchè lede la libertà dei propri cittadini. Spero davvero che ci faranno andare a Roma a seguire gli azzurri.

Una volta si sarebbe detto: Tutti all'Olimpico!!!

Oggi dobbiamo dire: Tutti all'Olimpico???


Che tristezza, questo cazzo di calcio moderno.

lunedì 21 luglio 2008

sabato 19 luglio 2008

"Troppi tifosi del Napoli al seguito"







Christophoros Mavropoulos, da due anni direttore generale del Panionios, parla un inglese fluente e risponde con simpatia: «Qui siamo un po’ come i napoletani. Facciamo caos ma abbiamo cuore e accogliamo tutti a braccia aperte». Cancellata in un solo colpo, la preoccupazione dell’accoglienza dura e torrida di «Nea Smirne», nello stadio della prossima avversaria degli azzurri: «Anche qui è tempo di ferie. Prevediamo al massimo seimila spettatori, riempiremo metà stadio, non di più». Però la tribuna ospiti sarà stracolma: «Ci sono arrivate richieste per cinquecento biglietti sugli ottocento a disposizione. Mai vista una cosa del genere per una partita estiva internazionale...». E pensare che altre squadre italiane impagnate addiruttra in champions l'anno scorso sono arrivate in Grecia con al massimo 50-60 tifosi al sostegno.

Il blog AVANTI A GAMBA TESA invita tutti gli ultras che si recheranno in Grecia a contattarci: pubblicheremo i resoconti della prima trasferta europea del Napoli dopo 14 anni.

martedì 15 luglio 2008

Si parla di Rabbia? Spuntano gli ultras...

La trasmissione di stamattina su Raitre condotta da Antonio Mirabella era dedicata ad uno dei sentimenti più forti ed antichi del mondo: l'Ira. La Rabbia.
Cantami o diva del Pelide Achille... recita il proemio dell'Iliade. Vengono intervistati sociologi, psicologi, avvocati, il comico Giuliano e... un calciatore. O meglio, un ex calciatore: tale Losi, stopper della Roma anni 50. Che cazzo centra un calciatore quando si parla di ira, di rabbia? Ah, ho capito: forse parlano della rabbia per un gol sbagliato, per un rigore negato, per una espulsione ingiusta, per un campionato perso all'ultimo istante.
Niente di tutto ciò: il collegamento tra Losi e l'ira è semplicemente il fatto che Losi non è mai stato espulso, ed in 386 partite di serie A si è beccato solo una ammonizione.
Fin qui tutto ok, quando ecco il buon Mirabella dire: "Certo, il calcio di oggi è molto più volento... BASTI VEDERE GLI ULTRAS!". Il buon Losi rincara la dose: "Infatti, una volta allo stadio poteva scapparci una scazzottata, oggi invece SI VA ALLO STADIO COI COLTELLI E CON LE SPRANGHE, MICA A VEDERE UNA PARTITA!".
Io, esterefatto davanti alla tv, mi chiedevo: ma è possibile? E' possibile dire e ritenere che gli ultras non siano altro che un manipolo di barbari che vanno allo stadio a fare a botte? E' possibile non vedere che c'è un attaccamento alla maglia, c'è un sistema di valori, c'è una fede, c'è un rispetto anche per l'avversario, c'è la difesa di un territorio dietro l'Essere Ultras? Possibile ancora considerare l'ultras come un bifolco con la testa rasata e qualche svastica tatuata, riempito di birra o di droga, che se ne strafotte della partita e pensa solo a fare a cazzotti?
Ebbene, io lo dico chiaro e tondo: sono venti anni che frequento gli stadi. Il mio primo abbonamento del Napoli è datata 1988/89. In questi 20 anni di curva, ho visto gente di tutti i tipi: ed ho visto anche i violenti, i tipi che se ne strafottono se il Napoli vince o perde e che vanno allo stadio giusto per menare le mani. Ma vi giuro, su quanto è vero che Maradona è mancino, che mai e poi mai ho avuto la sensazione che i violenti siano la maggioranza degli ultras. Anzi, ho visto molte volte ultras dirimere le risse, portare ordine nelle curve, insegnare ai piscitielli ad avere rispetto per chi porta il nome di Napoli in giro per il mondo, con coerenza e mentalità.
Fino a quando ci sarà qualcuno che dirà Ultras=violenza, ci sarà qualcun altro a ricordare che
La vita dell'ultras, si sa
conosce soltanto due leggi,
coerenza e mentalità.

giovedì 3 luglio 2008

Nessuno tocchi il San Paolo?

Questione stadio: «Il Mattino» ha pubblicato ieri un intervento dell’assessore allo sport del Comune di Napoli, Alfredo Ponticelli, con il quale si è aperta una discussione sul futuro del San Paolo (vetusto e dai costi alti per la collettività) e sulla eventualità di costruire un nuovo impianto per il calcio. Aurelio De Laurentiis e il Napoli, ovviamente, sono al centro del dibattito in quanto punto determinante di un eventuale nuova collocazione dello stadio: «Per affrontare la questione occorrerebbe una vita intera. Avrei desirato non rispondere sul caso San Paolo, soprattutto quando la questione la pongono altri. Comunque ognuno è libero di pensarla come vuole. Suggerisco di chiedere ai tifosi se vogliono che il Napoli giochi ancora a Fuorigrotta o se pensano che si debba costruire un altro impianto. Tuttavia: considerando il momento che vive Napoli, ribadisco che ci sono altre priorità da tenere in debita considerazione». Il consigliere regionale Enzo Rivellini, presidente del gruppo di An, trova «estremamente interessante il dibattito sul nuovo stadio», e spiega «credo che anche il calcio possa fungere da traino per la rinascita morale e civile della città». Rivellini propone anche di intitolare il nuovo impianto a Maradona. Il consigliere comunale Claudio Renzullo (An) ha letto «con grande soddisfazione l’opinione dell’assessore Ponticelli che finalmente, non delega ad altri il proprio ruolo». Renzullo si augura che presto ci sia una seduta in consiglio comunale. Per Antonio Coppola, direttore dell’Aci di Napoli, «La discussione rappresenta una importante occasione per riflettere sulla riorganizzazione del territorio. L'invivibilità della nostra città, e in particolar modo di certi quartieri, è anche conseguenza di vecchie scelte urbanistiche di breve respiro che, oggi, mostrano evidenti limiti».