giovedì 29 novembre 2007


Trasferta in casa (10)


Il primo tempo finisce con qualche fischio. Zero a zero. Occasioni: praticamente nulla. Qualche buon calcio negli stinchi, ma niente di più. Ci sediamo scomodamente, nell'attesa di beccare il tizio con le bibite. Parlo un po' con Andrea. Per lui è la prima volta al San Paolo. Dice che è davvero bello. Grande. Solo che c'è troppo casino per entrare. A Palermo è diverso. C'è casino, ma un casino controllato. Sopportabile. Qua, invece, non si capisce un cazzo. E poi la sbirraglia c'ha sto cazzo di imbuto che ti fa mancare il fiato. Peccato, perchè basterebbe aprire qualche varco in più e si eviterebbero resse e imbuti, e conseguenti tensioni con le forze del disordine.
Lo stronzo con le bibite passa. Rosario mi fa un cenno ed io sgancio l'euro. Facciamo sempre a metà, quando si tratta di comprare il veleno americano, alias Coca Cola. Una bevanda del cazzo che rappresenta al meglio l'imperialismo economico statunitense. Però vai in paradiso se devi curare la gola dopo un tempo passato a tifare. La voce la perdi già a metà del primo tempo, se ti metti a sostenere con la grinta giusta. E col tono di voce adeguato. Se sei una mezza checca che fa un coro si e quattro no, allora ti basta un bicchiere d'acqua liscia. Mentre Rosario chiama il tizio Coca-cola, do a Marco i 20 euro del biglietto. Un tipo sotto di noi c'ha la radiolina. Ci dice i risultati. Le cose vanno bene. Se vinciamo oggi, e i risultati rimangono questi, facciamo un bel salto in classifica. Mentre penso a queste cose, vedo uscire una maglia azzurra dal sottopassaggio della curva B. I distinti incominciano ad applaudire. Sta per iniziare il secondo tempo.

Trasferta in casa (9)


Dopo la seconda sigaretta in 10 minuti, Peppe e Andrea ci raggiungono. Sono sudati fradici. Ci raccontano l'ennesimo abuso delle forze del disordine. Manganellate in paranza. Una donna ha avuto un colpo in testa ed è una maschera di sangue. Qualche gruppuscolo di cani sciolti è sceso e si sta facendo giustizia da solo. I pulotti scappano, seguiti dai loro camerati carabinieri. Si mettono a distanza di sicurezza, si rigirano verso la curva e sbattono i manganelli sugli scudi. Stanno per caricare. Io da sopra al desk li vedo bene, sti bastardi. Noto che, fortunatamente, vicino ai tornelli non c'è praticamente più nessuno. Sono entrati tutti. Sospiro di sollievo. Così se i cani sciolti vogliono spaccare il culo alle merde in divisa non c'è il rischio che ci vada di mezzo qualche povero stronzo che non c'azzecca.
Andrea si sistema proprio sotto di me. Lo presento ai compari che c'ho di fianco, stando sempre attento a non perdermi un nanosecondo della partita. Sinceramente non riesco a capire come cazzo fanno i tipi che si mettono sulla balaustra per organizzare il tifo. Danno le spalle al campo e non vedono niente. Non seguono la partita. Non capiscono l'evolversi della manovra, le tattiche di gioco. Io non ce la farei. Cazzo, io adoro fare il tifo e sostenere la maglia. Ma non mi sogno manco per il piscio di venire allo stadio ed ignorare completamente la partita. Cioè, dico io: il principale motivo per cui si viene allo stadio è vedere la partita in un ambiente più coinvolgente rispetto al salotto di casa. In curva si viene perchè si vuole essere parte di quell'ambiente magico che si vive durante il match. Non ce la farei ad ignorare completamente l'andamento dell'incontro.

mercoledì 28 novembre 2007

Radiofreccia - Ligabue


"Credo nelle rovesciate di Bonimba, e nei riff di Keith Richards. Credo al doppio suono nel campanello del padrone di casa che vuole l'affitto ogni primo del mese. Credo che ognuno di noi si meriterebbe di avere una madre e un padre che siano decenti con lui almeno finchè non si sta in piedi. Credo che un'Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa. Credo che non sia tutto qua; però, prima di credere in qualcos'altro, bisogna fare i conti con quello che c'è qua: e allora mi sa che crederò primo o poi in qualche dio. Credo che se prima o poi avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con trecentomila al mese, però credo anche che se non leccherò il culo come fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno le cose. Credo che c'è un buco grosso dentro, ma anche che il rock and roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro, le stronzate con gli amici, bè, ogni tanto questo buco me lo riempiono. Credo che la voglia di scappare da un paese di ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e credo che da te non ci scappi neanche se sei Eddy Merckx... Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perchè comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri. Credo che per credere, certi momenti, ti serve molta energia. Ecco, allora vedete di ricaricare le vostre scorte con questo..."

HO DETTO TUTTO!!!


Grazie all'aiuto del compare Andrea "Liga"

martedì 27 novembre 2007


domenica 25 novembre 2007

Nuovi post

Sono stati postati oggi altri due paragrafi del secondo capitolo - TRASFERTA IN CASA. Fatemi sapere cosa ne pensate!

Trasferta in casa (8)


“Ciao, guagliù” faccio ai presenti. Ci salutiamo calorosamente e parliamo a voce alta visto il frastuono intorno a noi. Praticamente stiamo urlando più degli ultras che ci ricordano di onorare i diffidati. La partita è inziata da cinque – sei minuti. Il Napoli è in classica divisa: maglia azzurra, pantaloncini bianchi e calzerotti azzurri. E' così che deve andare, cazzo. I colori sociali vanno rispettati. Vabbene a fare qualche leggera variazione sul tema, ma porca puttana si vedono cose che fanno rabbrividire: divise con colori diversi da quelli storici, seconde o terze magliette di colore arancione, rosa, fuxia o a pois. Ma checcazzo! Piglia la maglietta dell'inter di quest'anno: bianca con una croce rossa (simbolo di milano) al centro. E non come seconda...come prima maglietta! E quei cani dei tifosi interisti c'hanno pure lo stomaco di inneggiare ai colori nerazzurri quando in campo ci sono quelle pecore vestite così. E mai che qualcuno avesse detto a Moratti che i colori sociali non si toccano. Qualche anno fa, i tifosi del bologna, mi pare, ricevettero dai calciatori le magliette al termine di una partita vinta. E quei cazzuti spioni dei bolognesi, puttana eva, le ributtarono in campo. Motivo? I colori sociali e la tradizionale divisa da gioco erano stati stravolti. E vaffanculo alle ricerche di marketing! Noi vogliamo un sano ritorno al calcio di una volta, ovviamente con le innovazioni positive di oggi. Non vogliamo che il parma sia un anno gialloblù e un altro bianco-crociato. Non vogliamo il venezia con la maglia (bellissima, tra l'altro) arancio-nero-verde. Ma checcazzo di abbinamenti fate! Manco io mi vesto così!
Noi ultras non vogliamo il mercimonio sulla nostra passione. Noi siamo...CONTRO IL CALCIO MODERNO.

Trasferta in casa (7)


Salgo le scale a velocità folle. C'ho il cuore in gola. Se non mi viene adesso un infarto, non mi viene più. Puttana baldracca. La curva rumoreggia. I brividi si impossessano di me. L'adrenalina scorre a mille. I Vecchi Lions già stanno intonando la loro canzone. Il loro grido di battaglia. Faccio gli ultimi scalini saltando come un canguro. Poi, finalmente, lo vedo. Il campo da gioco. L'erba verde. Il compagno Ermanno Claypool disse, una volta, che del calcio amava “il profumo dell'erba e la perfezione bianca delle righe”. E' così, cazzo. Anche se è facile fare riferimenti “stupefacenti”.
Mi infilo in mezzo a magliette sudate, ascelle pezzate ed aliti fognati. Gente che fuma erba inebria l'aria di un sapore tutto giamaicano. Mi giro verso il deck 20, ma non scorgo nessuno. L'urlo della folla mi fa girare di colpo verso il campo: una buona occasione è stata fermata da un fallo di quei bastardi che ci giocano contro. Prendo il cell e chiamo Marco, che dopo tre o quattro squilli mi risponde. Non si sente un cazzo. Il rumore è fortissimo. Mi metto a urlare: “Dove siete? Non vi vedo...non vi vedo”, ma ho paura che Marco non mi senta. Provo a capire se Zelig dice qualcosa, ma la confusione è troppa. Non si sente, merda. La linea cade, impietosa. Penso a come cazzo fare a raggiungere il deck. Inoltre, puttana eva, non vedo nessuna faccia nota attaccata alla rete sotto al deck. Mi faccio tirare dai tifosi e scalo così una decina di gradini. Come al solito, i seggiolini o sono divelti o sono semidistrutti. Mentre salgo sento la vibrazione del cell nella tasca. Sul display leggo il nome ZELIG. Rispondo e, nel trambusto impossibile, distinguo la parola “bandiera”. Mi giro verso l'alto e vedo, appeso alla rete gialla alla destra del deck, un drappo tricolore. Faccio altri cinque gradini prima di scorgere il faccione di Marco e, dietro di lui, le faccie concentrate di Rosario e Nando.

sabato 17 novembre 2007

Trasferta in casa (6)


Guardo l'orologio, che inclemente sentenzia: 20 e 28. Tra due minuti inizia la partita, cazzo. Iniziamo a correre, ma io non ce la faccio. Sono proprio fuori allenamento. Peppe e Andrea si allontanano sempre di più. Io ho quasi i crampi, che fracidume. All'angolo della stazione di Campi Flegrei becchiamo Massimo. Pure lui ha appena parcheggiato. Ha fatto tardi al lavoro, e come al solito i padroni se ne sbattono i coglioni delle partite. Pensano solo ai profitti, 'sti colletti bianchi del cazzo. “Ciao Fringuello”, gli faccio a Massimo. “Uè Dum Dum”, mi fa, sorpreso del fatto che sto a Napoli. Ci salutiamo baciandoci sulle guance. “Minchia, ragazzi...sono le 20 e 33. Alziamo il culo!”, dice il compare Andrea. Ricominciamo a correre sgusciando tra la gente. C'è la ressa ai tornelli. Come al solito, hanno aperto solo due entrate per l'anello superiore. Le camionette dei carabinieri ci costringono in un imbuto. Celerini in assetto antisommossa spingono i tifosi con gli scudi, strafregandosene di donne e bambini. Sono per l'ordine e la disciplina, loro. Col cazzo. Appena lo stronzo avanti a me fa cenno ai suoi colleghi di lasciarci passare, mi butto a capofitto insieme a tutti gli altri delle prime file. Spingiamo forte, talmente forte che una merda in divisa cade per terra. I suoi camerati del cazzo allora iniziano a manganellare, mentre lo stronzo che dà gli ordini comanda di chiudere e non far entrare nessun altro. Prima che la marea di gente mi travolga, ho giusto il tempo di girarmi indietro e vedere Peppe e Andrea che sono rimasti bloccati fuori. Di Massimo, invece, nessuna notizia.

Trasferta in casa (5)


Ci lanciamo giù per agnano con rabbia massiccia. Sgusciamo via che Savini dovrebbe vederci ed imparare come si fa, terzino del cazzo. Passiamo davanti al cinema La Perla vuoto come al solito. Il cinema italiano è in crisi, in tutti i sensi. Quella puttana della sbarra si abbassa per permettere al treno di passare. Siamo costretti ad attendere che la cumana transiti. Giriamo su via diocleziano, passiamo davanti all'agenzia di pianeta scommesse stracolma come sempre, e svoltiamo a destra, passando sotto al ponte della metro di cavalleggeri. Peppe sterza di botto e si infila nella traversa dove abita suo cognato. Ad attenderci, c'è don Felice, il padre di Peppe: baffo staliniano e sorriso contagioso. In mano ha una busta coi panini. Panini con prosciutto crudo e provola. Come al solito, Peppe ha dimenticato che io non mangio né prosciutto crudo né provola. Salutiamo in fretta e furia don Felice proprio mentre comincia a piovere. Cazzo. Una sfortuna fottuta del cazzo. Iniziamo a camminare a passo svelto. In pochi minuti la strada è tutta colma di pozzanghere. Le macchine sfrecciano a folle velocità, schizzandoci senza pietà. 'Sti stronzi dimmerda. Che se ne strafregano dei pedoni. E Vaffanculo!

A.C.A.B.


venerdì 16 novembre 2007

Ultras come Bin Laden?

Due dei quattro ragazzi arrestati a seguito degli scontri di Roma sono stati accusati, tra le altre cose, di TERRORISMO. In pratica, appartenere ad Al Qaeda oppure manifestare (anche in maniera violenta) con le sciarpe al collo è la stessa cosa, secondo i fenomeni che stanno in Magistratura.
Inoltre, uno dei due presunti "terroristi" è stato ricoverato all'ospedale Sandro Pertini a causa di un problema polmonare "post-traumatico". Lo stesso giovane si era presentato all'interrogatorio con un vistoso cerotto in testa. Chi ha causato il "trauma" per il quale il ragazzo è stato ricoverato? Qualche poliziotto in qualche camera oscura???
Attendiamo di sapere...
Intanto il romanzo AVANTI A GAMBA TESA continuerà ad essere pubblicato non appena verrà fatta piena luce sull'omicidio di Gabriele Sandri.

lunedì 12 novembre 2007

Interrogativi

Il movimento ultras è stato criminalizzato. Anche ieri. Quando la più che prevedibile rabbia e disperazione dei tifosi di tutta Italia si è manifestata con forza e violenza. Tutti pronti a colpevolizzare questi esseri indegni, asociali, soli, mentecatti, folli: gli ultras. Il bello è che a pontificare su tali argomenti c'erano i soliti giornalisti di regime, esponenti politici che non conoscono assolutamente il mondo della curva (perchè loro vanno in tribuna...), dirigenti delle forze del (dis)ordine. Erano tutti stupiti dal vedere gli ultras di opposte tifoserie uniti e coalizzati. Ma stupiti di che? Davvero lorsignori pensavano che dopo l'omicidio di ieri mattina c'era ancora posto per le antiche contrapposizioni tra tifoserie? Che ignoranti...
Tutti a dire che non si risponde così al pur insano gesto dello sbirro, che il mondo del calcio deve "fermarsi e riflettere" (mah), bisogna "far tornare le famiglie negli stadi" (boh), ed esprimere solidarietà alle forze dell'ordine (vedi esponenti di AN).
Nessuno che abbia posto la fatidica domanda: Perchè?
Perchè c'è questo odio verso le forze del (dis)ordine? Forse si sono resi e si rendono protagonisti di qualche abuso? Forse hanno delineato in più di un occasione alti livelli di incapacità? o, peggio ancora, di premeditazione?
Perchè è successo, succede e succederà tutto questo?
Perchè?
Perchè?
Ci sarebbe, poi, l'ultimo "Perchè?": perchè un ragazzo di 28 anni è morto per un colpo di pistola sparato da un poliziotto sito dalla parte opposta della carreggiata? Perchè quel poliziotto aveva la pistola in mano? La situazione era talmente grave e pericolosa?
Perchè Gabriele è morto? Perchè?

domenica 11 novembre 2007

Scontri tra tifosi e polizia: morto un laziale, Gabriele.

Si chiamerebbe Gabriele Sandri, laziale di 26 anni, il tifoso morto a seguito di un colpo di pistola sparato da un agente della polizia stradale durante i tafferugli scoppiati in un autogrill presso Arezzo. Notizie confuse. Probabile sospensione del campionato. Dopo la tragedia sull'A1, è in corso un vertice tra Antonio Matarrese, presidente della Federcalcio, e il capo della polizia Antonio Manganelli: forse verrà decisa la sospensione del campionato.
La dinamica dei fatti SEMBRA essere questa: Subito prima dell'incidente che ha provocato la morte del tifoso laziale, intorno alle 9 meno 10, nell'area di servizio di Badia al pino, due auto di tifosi della Juventus sono state attaccate da tifosi laziali, armati di spranga: sono riusciti a scappare e hanno chiamato la polizia stradale, indicando una clio grigia come l'auto degli aggressori, e dando anche il numero di targa. La polizia stradale sarebbe tornata sul posto e, non si sa ancora per quale motivo, un agente AVREBBE sparato un colpo che ha ucciso il giovane Gabriele, dj molto noto a Roma.
Durante il primo quarto di gioco del derby lombardo di basket tra Armani Jeans Milano e Cimberio Varese, in corso al Datchforum di Assago, i tifosi della curva milanese hanno abbandonato il palazzetto in segno di protesta per l'uccisione del tifoso della Lazio. I tifosi della squadra varesina, che invece sono rimasti al loro posto, hanno indirizzato nei confronti dei poliziotti presenti il coro "Assassini, assassini".
Sembra chiarirsi la dinamica dell'assassinio: un benzinaio dell'autogrill in cui è successo il fatto ha dichiarato che la scaramuccia era già terminata quando è arrivata la Polizia Stradale. Un agente ha tentato di sparare alle gomme della Megane grigia, ma ha colpito il giovane Gabriele. Sembra la scena di un film americano, ma è purtroppo è la verità.
"Amato dimettiti", "per Raciti fermate il campionato, la morte di un tifoso non ha significato". Con questi due striscioni in testa il corteo composto da diverse centinaia di ultras di Inter e Lazio si sta muovendo intorno allo stadio Meazza di Milano.
A Bergamo gli incidenti sono iniziati intorno alle 13, quando un gruppo di ultras atalantini ha preso a sassate una jeep della polizia in viale Giulio Cesare, a poche centinaia di metri dallo stadio. A bordo del mezzo, che era in movimento, c'erano due poliziotti, che sono rimasti feriti. Poco dopo sono iniziati gli scontri veri e propri. Anche gli ultras milanisti, secondo le prime, sommarie informazioni, hanno aggredito le forze dell'ordine: dal treno che li stava portando a Bergamo avrebbero fatto partire una sassaiola contro gli agenti della Polfer approfittando di una sosta del treno nella stazione di Treviglio. Gli scontri fra ultras atalantini e forze dell'ordine sono ripresi con particolare violenza davanti allo stadio di Bergamo. Gli atalantini che sono sotto la curva sud hanno attaccato di nuovo la polizia, che ha risposto lanciando lacrimogeni ma - secondo quando è possibile vedere stando ai margini del piazzale - è stata costretta momentaneamente ad arretrare sotto la furia degli ultras, che lanciano pietre e bastoni. Scontri anche tra forze dell'ordine e ultras milanisti.
Colpito al collo mentre era in auto. E' quanto ha riferito l'avvocato Luigi Conti, arrivato alla caserma della polizia stradale di Arezzo, e che si e' qualificato come un amico della famiglia della vittima. Sempre secondo quanto spiegato, il proiettile sarebbe entrato nella vettura, una Megane, infrangendo il lunotto posteriore sinistro. L'auto, dopo l'accaduto e' stata portata alla caserma della polizia stradale di Arezzo, con all'interno la salma. Il corpo di Sandri e' stato poi rimosso intorno alle 13.30.
Fiaccolata. Oggi pomeriggio alle 16,30 a piazza Euclide, a Roma, fiaccolata in ricordo di Gabriele Sandri.
Atalanta - Milan. Subito dopo l'inizio, la partita è stata sospesa perchè ci sono stati scontri tra bergamaschi e polizia. Una vetrata di plexiglass che separa gli spalti dal campo è stata sfondata.
"Assassini. Assassini" E' questo il coro che si leva da molte curve italiane.